Come saranno i corpi del futuro? Una mostra a Verona azzarda la risposta

La terza edizione della rassegna "Tomorrows" si concentra sulle possibili metamorfosi del corpo umano, da una prospettiva artistica che incrocia scenari fantascientifici, naturali e tecnologici

Il progetto espositivo Tomorrows, organizzato da Fondazione CariVerona in collaborazione con ArtVerona e l’Università di Verona, rivolge lo sguardo verso le immagini di domani. Dal 2023 indaga le possibilità con cui nel futuro la vita sulla Terra si trasformerà e tra fantascienza, distopia e tecnologia, coinvolgendo artisti contemporanei internazionali che individualmente riflettono e rispondono alle perplessità che affliggono la nostra società.

Le prime due edizioni di “Tomorrows”

La prima e la seconda edizione si sono tenute negli spazi di Castel San Pietro di Verona e si sono focalizzate principalmente sulla tematica ambientale, sull’impatto che l’essere umano ha sul pianeta e su quali possano essere i futuri possibili (o meno) che ci attendono. Nell’occasione di due anni fa è stata svolta una ricerca transdisciplinare che ha coinvolto aspetti antropologici, mitologici e scientifici, nello specifico sono stati esplorati temi quali la biodiversità, l’interconnessione tra gli esseri viventi e l’interazione dell’uomo con l’ambiente. La scorsa edizione ha confermato l’impegno ambientale con un focus sull’acqua, nella sua fisicità e nei suoi significati simbolici: il visitatore è stato invitato a prendere atto del bisogno immediato di maggiore consapevolezza sulle dinamiche storiche che hanno portato il nostro ecosistema ad una tale crisi.

Tomorrows. Folding, Flexing and Expanding, installation view, 2025, Palazzo del Capitanio, Verona
Tomorrows. Folding, Flexing and Expanding, installation view, 2025, Palazzo del Capitanio, Verona

“Tomorrows. Folding, Flexing and Expanding” a Verona

Dall’11 ottobre al 9 novembre dal Cortile del Tribunale nel Palazzo del Capitanio, si accede alla mostra Tomorrows. Folding, Flexing, Expanding, curata da Jessica Bianchera e Domenico Quaranta, inaugurata in occasione dei giorni di ArtVerona 2025. Nelle stanze al piano terra del palazzo storico, il progetto prende vita con un tema nuovo rispetto alle riflessioni dei due anni precedenti: attraverso un nuovo umanesimo, centralizza le variabili e le possibili metamorfosi che il corpo umano potrebbe subire in futuro. In mostra le opere selezionate disegnano un corpo ormai lontano dalla sua naturalità, è diventato un dispositivo politico e fantastico in cui biotecnologia e IA lo attraversano e modificano nel tempo.

Gli artisti in mostra al Palazzo del Capitanio

Nel primo ambiente il corpo umano prende le distanze dalla sua forma umanoide, diventa un pannello luminoso in ecopelle trattata, scritta e tatuata dal collettivo Apparatus 22; si trasforma in una figura trans-storica che persegue l’estetica dell’eccesso nelle sculture di Michele Gabriele; assume una forma ibrida tra natura e tecnologia, sta nel limbo sottile tra mondo dei vivi e mondo dei morti nel film di Mit Borrás. La metamorfosi umana prosegue nel secondo momento della mostra, in cui le maschere inclusive di Zach Blas si oppongono alla biometrica e il cyber-virus di Shu Lea Cheang nasce attraverso un processo di autorinnovamento. Nel periodo compreso tra il 1980 e il 1994, Copper Frances Giloth raccoglie una serie di rappresentazioni del corpo della donna all’interno del mondo della computer graphics e denuncia gli stereotipi, la sessualizzazione e le semplificazioni che da sempre accompagnano il corpo femminile. L’opera in video risulta un archivio di esempi che rivelano la prepotenza del male gaze anche negli ambiti di ricerca scientifica, ingegneristica, pubblicitaria ed artistica. In conclusione, sono presenti le opere di Heather Dewey-Hagborg che propongono un interessante dialogo tra il corpo umano e quello suino, raccontando le trasformazioni genetiche a cui lo stesso animale è sottoposto.

Il Palazzo del Capitanio

Conosciuto anche come Palazzo di Consignorio, è un edificio veronese documentato a partire dalla seconda metà del Duecento e si trova nel centro storico tra Piazza dei Signori e Piazza Indipendenza. Il suo nome ha origine ai tempi in cui era stato adibito a sede del Capitano di Venezia dal 1405 al 1797, successivamente è stato occupato da uffici giudiziari. Nel corso dei secoli il Palazzo ha subìto numerose ristrutturazioni ed ampliamenti sulla base delle esigenze del momento, per questo molte delle pitture murali che ospitava sono state staccate ed ora conservate presso il Museo di Castelvecchio. Lo spazio ad oggi è utilizzato per ospitare mostre di arte contemporanea, solitamente in collaborazione con le istituzioni locali di Cariverona, ArtVerona o l’Università degli Studi di Verona, per questo le date e gli orari di apertura subiscono variazioni. Le stanze in cui vengono allestite le mostre d’arte contemporanea sono cariche di autenticità e storicità, creando così un dialogo tra epoche e momenti diversi, che favorisce una forte suggestione visiva ed emotiva: sono i luoghi in cui passato e presente si incontrano e si aprono alle immagini di Tomorrows.

Ines Valori

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