Morandi e Fontana si incontrano per la prima volta in una grande mostra. Succede alla Spezia 

Un confronto inedito e prezioso, dal respiro indubbiamente internazionale, quello creato al CAMeC, con un’esposizione che coglie le affinità nelle ricerche dei due Maestri del Novecento, intrecciandone armoniosamente poetiche e aspirazioni

Giorgio Morandi (Bologna, 1890 – 1964) e Lucio Fontana (Argentina, 1899 – Comabbio, 1968) vicini per età e geografia; eppure, apparentemente, inconciliabili, come due rette parallele che sembrano destinate a non incontrarsi mai. Tuttavia, proprio nel loro condiviso tendere all’infinito risiede la possibilità di un incontro, seppur mentale, immaginario, per l’aver condotto entrambi una profonda indagine tra la materia e l’essenza invisibile delle cose, tra la contingenza e l’infinito.
Ed è così che i due grandi artisti, poli magnetici del Novecento si incontrano nella mostra Morandi e Fontana. Invisibile e Infinito, a cura di Maria Cristina Bandera e Sergio Risaliti, al CAMeC – Centro d’Arte Moderna e Contemporanea della Spezia. 

Il percorso della mostra dedicata a Morandi e Fontana al CAMeC della Spezia

In linea con gli artisti, che si sono spinti ben oltre le convenzioni, il percorso espositivo, non segue un iter cronologico e non ha nulla di didascalico. Proprio come una partitura musicale o una pièce teatrale, procede con un ritmo in crescendo; caratterizzato da un avvicinamento inizialmente lento e graduale, che accelera con un deciso climax ascendente nell’ultima sala.

L’incontro tra Morandi e Fontana al museo della Spezia

Inizialmente, infatti, i due artisti sembrano guardarsi, o meglio studiarsi, da lontano ma in maniera incisiva e ficcante. Così, nella prima sala, prevalentemente dedicata alle opere degli Anni Cinquanta di Fontana, quindi ai primi Concetti Spaziali, alle prime Attese, appare una sola opera di Morandi e la scelta dei curatori è magistrale. Perché, invece di presentare un lavoro iconico, che sarebbe stato chiassoso, ne propongono uno particolarissimo, volutamente non finito, letteralmente tagliato: Natura Morta, del 1942, un olio su tela reintelato. E accostando ai primi deliberati tagli di Fontana questa singolare Natura Morta del collega, prendono silenziosamente posizione, sottolineando, sin dall’apertura, la validità di un percorso che intende rivelare come i due artisti, per quanto in modi diversi, perseguano il medesimo obiettivo di condurre la mente sulla soglia dell’infinito, evocando, come scrivono i curatori citando Leopardi “infiniti spazi e sovrumani silenzi”.

Al CAMeC della Spezia si diventa testimoni della svolta stilistica di Morandi

L’ambiente successivo, dedicato a Morandi, mette in luce il cambiamento vertiginoso avvenuto nell’artista, con opere dagli Anni Venti fino ai Sessanta. Una metamorfosi alla ricerca dell’essenzialità, evidente soprattutto nei paesaggi, in cui una pittura che racconta se stessa, senza nascondere il gesto creativo, rivela la crescente insofferenza dell’artista per i dettagli, il bisogno di andare oltre la realtà, verso la trascendenza. Obiettivo che realizza nelle nature morte e nei paesaggi, dove la forma diventa puro pretesto per assurgere a una dimensione metafisica, in cui il tempo è sospeso in un eterno presente e la luce, non più naturale ma mentale, diventa “principio costruttivo che modella lo spazio e dissolve il confine tra pieno e vuoto, tra realtà e astrazione” per citare i curatori. Anche Fontana partecipa a questa epifania con Concetto Spaziale, Attesa, in tela naturale del 1968; opera che, potendosi definire metaforicamente “nuda”, rivela come anche l’artista italo argentino, sul finire della sua parabola artistica, tendesse alla sottrazione in nome dell’essenzialità. 

Morandi e Fontana. Invisibile e Infinito, installation view at CAMeC, La Spezia, 2025. Photo Irene Malfanti
Morandi e Fontana. Invisibile e Infinito, installation view at CAMeC, La Spezia, 2025. Photo Irene Malfanti

La ricerca di Lucio Fontana alla Spezia

Una ricerca, quella di Fontana, che tuttavia, rispetto all’austerità di Morandi – che sembra bastare a stesso -, si esprime in maniera più dinamica, manifestando una vivace inquietudine che lo pone in diretta relazione anche con la rivoluzione della fisica quantistica, come si nota in diversi lavori, tra cui in mostra la Fine di Dio, 1963la cui forma ovale non può che ricordare un atomo. Così, se dal ’49 aveva iniziato, con i Concetti spaziali, a spingere lo sguardo sull’incommensurabilità dello spazio e del tempo; negli Anni Sessanta va ancora oltre e, giocando con una materia sempre più essenziale, dimostra come il supporto perda progressivamente significato a favore della ricerca di un senso assoluto incarnato dal fugace passaggio della luce. 
Ed è proprio la luce, come si evince al termine del percorso, nella sala che finalmente vede riuniti i due Maestri del Novecento, il vero trade union, denominatore comune primario per entrambi. Pars construens per Morandi, che costruiva con la luce e pars destruens per Fontana, che la adoperava per aprire un varco sull’ignoto. Del resto, come scrivono i curatori: “A Morandi era caro l’infinito dell’invisibile. A Fontana l’invisibile dell’infinito”.

Ludovica Palmieri

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Ludovica Palmieri

Ludovica Palmieri è nata a Napoli. Vive e lavora a Roma, dove ha conseguito il diploma di laurea magistrale con lode in Storia dell’Arte con un tesi sulla fortuna critica di Correggio nel Settecento presso la terza università. Subito dopo…

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