Reti di senso: il grand tour degli artisti Bianco-Valente tra l’Italia e la Svezia

Dall’Italia a Stoccolma: la nuova installazione luminosa di Bianco-Valente avvolge l’Istituto Italiano di Cultura fino al 10 febbraio…

Relational di Bianco-Valente (Giovanna Bianco – Latronico, 1962 e Pino Valente – Napoli, 1967) torna a parlare di connessioni sociali ed esistenziali, caratterizzando un edificio dal forte portato storico e simbolico per la comunità svedese. Dopo il Madre e la Biblioteca Provinciale di Potenza nel 2009, Castelbasso nel 2010, la Stazione di Mergellina di Napoli nel 2013, ora si confronta col genio modernista di Gio Ponti all’Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma.

IL RAPPORTO CON L’ARCHITETTURA

Nata nel 1953, la costruzione rispondeva del resto già di per sé all’idea di scambio, non solo per la missione dell’istituzione ospitatavi, ma anche per la propria cifra artistica. Che stringe in unicum arte, design e architettura nello sconfinamento tipico di Ponti, fautore di un’arte totale. La pianta “inafferrabile” dell’edificio rende il palazzo un’entità in continuo movimento e colloquio con l’ambiente. Come ricorda la curatrice Adriana Rispoli, “la rete, visibile o invisibile, è diventata negli ultimi anni il segno distintivo del lavoro di Bianco-Valente. In tutte le modalità l’obiettivo in fondo è lo stesso: attribuire, restituire – anche visivamente – un valore a un concetto fondamentalmente astratto come la relazione”. Arrivando persino, come negli ultimi sette, otto anni, a inglobare vere e proprie pratiche relazionali nel processo generativo dell’opera.

Bianco-Valente, Relational, Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma, 2018

Bianco-Valente, Relational, Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma, 2018

IL TEMPO NELL’OPERA DEGLI ARTISTI

E anche in questo caso, seppur in senso allargato, il dialogo acceso dagli artisti con la personalità di Ponti assomiglia, più che a un mero intervento site specific, a una conversazione biunivoca a dorso del tempo. Della quale, parole sempre nuove sono i mutevoli bagliori indotti dalla luce filata di Relational sulle finestre e tessere di ceramica dell’edificio, in un intreccio altrettanto variabile con le ombre e i riflessi degli alberi che lo circondano e le iridescenti luci nordiche. È inevitabile ricordare Tempo Universale, installazione audiovideo a più canali, con la quale gli artisti già nel 2007 esplicitavano la metafora degli incontri esistenziali in un pattern visivo di rami arborei. Oggi l’incontro ottico tra Relational e le facciate di Ponti sembra quasi farsi schermo della memoria, recuperando in più in maniera evocativa quell’incrocio tra analogico e virtuale che ha forgiato agli inizi l’indagine del duo. Stringendo così in un’unica trama percettiva tutti i tempi della loro ricerca, potenziati dall’innesto fecondo con l’eredità di un pioniere del secolo scorso.

-Diana Gianquitto

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Diana Gianquitto

Diana Gianquitto

Sono un critico, curatore e docente d’arte contemporanea, ma prima di tutto sono un “addetto ai lavori” desideroso di trasmettere, a chi dentro questi “lavori” non è, la mia grande passione e gioia per tutto ciò che è creatività contemporanea.…

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