Artissima 2025 a Torino: gli stand da non perdere alla fiera più contemporanea d’Europa

Ecco una selezione di stand da vedere ad Artissima scondo la redazione di Artribune. Una fiera molto internazionale e molto contemporanea che quest’anno si presenta con una edizione particolarmente convincente

Non è un caso che gli stand più interessanti di Artissima 2025 a Torino, secondo la redazione di Artribune, siano per la metà non italiani. Infatti, dalle 176 gallerie partecipanti – divise tra le sezioni Main SectionNew EntriesMonologue/Dialogue e Art Spaces & EditionsPresent FutureBack to the Future e Disegni – emerge una proposta senza dubbio internazionale. Lo abbiamo già anticipato ieri sulle prime impressioni avute della trentaduesima edizione della rassegna fieristica torinese che, anche quest’anno (e forse in particolar modo quest’anno), sembra rispondere a tono alle maggiori fiere europee da poco conclusesi, tra Frieze a Londra e Art Basel a Parigi. Infatti, seppur scapestrata, divertente e un po’ pazza, rispetto a queste, Artissima sotto la direzione di Luigi Fassi (ancora fino al 2026 compreso) propone una selezione curata e di ricerca (da notare la grande attenzione per gli artisti emergenti), con un taglio così contemporaneo che inevitabilmente la fa emergere a livello Europeo. Aperta agli operatori del settore e al pubblico generalista fino a domenica 2 novembre (ancora, dunque, due giorni e mezzo per poterla visitare) all’Oval Lingotto Fiere, questa edizione prende ispirazione dalle parole dello scrittore Richard Buckminster e dal suo Manuale operativo per Nave Spaziale Terra, edito per Il Saggiatore nel 1969: l’obiettivo è fornire degli strumenti per interpretare e attraversare le complessità del presente, grazie alla lente dell’arte contemporanea e della sua comunità.

Ecco quali sono i più interessanti in fiera dal nostro punto di vista.

Suprainfinit – Bucarest

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Artissima 2025, Suprainfinit, Ph: Irene Fanizza

Impossibile non venire catturati, mentre si passeggia tra gli stand, da un irresistibile odore di lavanda che proviene dallo stand di Suprainfinit tutto dedicato a Victoria Zidaru (Liteni, Romania, 1956) tra le più importanti artiste del paese, celebre per le sue installazioni immersive e il suo approccio multisensoriale all’arte contemporanea. La sua pratica spazia attraverso vari media, tra cui installazioni, performance e collaborazioni con coreografi, musicisti e registi, tutti caratterizzati dall’impiego di materiali organici e processi rituali. L’artista tratta piante, tessuti e parole come forze che agiscono sul corpo, infatti un tema centrale del suo lavoro è il dialogo simbolico che c’è tra l’individuo, la natura e la comunità circostante.

Ester Schipper – Berlino, Parigi, Seoul, New York

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Artissima 2025, Ester Schipper, Ph: Irene Fanizza

Include il video Us Icarus – A Kinetic Poem e una serie di nuovi dipinti dell’artista Thomias Radin lo stand, anche qui monografico, di Ester Schipper. Per l’allestimento presentato in occasione di Artissima, l’artista ha un arco in legno intagliato e tinto a mano, che funge da soglia verso uno spazio da cui diventano immaginabili nuove architetture. Tra le opere, il video è ispirato a un dipinto con lo stesso titolo realizzato per la prima mostra dell’artista con la galleria, che trae origine dal mito greco di Icaro, caduto dal cielo e annegato in mare dopo essersi avvicinato troppo al sole. Da qui il paesaggio marino evoca il traffico delle persone ridotte in schiavitù tra Europa, Africa occidentale e Americhe, raccontato dalla voce del filosofo afroamericano Cornel West.

Simondi – Torino

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Artissima 2025, Simondi, Ph: Irene Fanizza

Sono Fatma Bucak, Eva Frapiccini, Emily Jacir, Marguerite Kahrl, Laura Pugno e Lucia Veronesi le artiste presentate dalla galleria Simondi. Pur provenendo da contesti differenti per formazione e linguaggi, sono accomunate da una ricerca artistica intesa come pratica critica e strumento di relazione e trasformazione, tra storia, ecologia, politica e memoria, interrogando i modi in cui percepiamo e abitiamo il mondo contemporaneo. Nel lavoro di Fatma Bucak, per esempio, i confini geografici e ideologici diventano luoghi di tensione e di scambio, spazi in cui le narrazioni dominanti vengono messe in discussione per rivelare le forme di censura e di potere che le sostengono. Emily Jacir, invece, esplora simili territori di transizione, concentrandosi sulla dimensione storica e politica della mobilità, sulle memorie collettive e sulle esperienze di esilio e appartenenza che segnano lo spazio mediterraneo. Eva Frapiccini, con la sua indagine sulla percezione del tempo e sulle forme di condivisione, amplia questa riflessione verso una dimensione più concettuale e relazionale: attraverso progetti partecipativi e collaborazioni interdisciplinari, cerca di comprendere i meccanismi che generano squilibri e disuguaglianze. Ma l’attenzione alla relazione tra individuo e ambiente ritorna anche nelle ricerche di Marguerite KahrlLaura Pugno e Lucia Veronesi, che declinano il tema in chiave ecologica, poetica e simbolica.

Trotoar – Zagabria

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Artissima 2025, Trotoar, Ph: Irene Fanizza

È fondata da due collezionisti che hanno deciso di sostenere e promuovere la scena contemporanea di Zagabria la galleria Trotoar, che per la sua prima partecipazione ad Artissima affida la curatela del suo stand a Marco Scotini. Si tratta di un progetto monografico dedicato all’artista croato Marko Tadić, intitolato Microcosmos, che riunisce opere inedite (tra disegni, collage, oggetti e installazioni) che riflettono la poetica dell’artista, da sempre legata alla memoria, al modernismo e alla ricostruzione immaginaria della storia. All’interno di un allestimento concepito come una “scatola-museo”, Tadić costruisce un archivio visivo in cui frammenti, materiali di recupero e oggetti miniaturizzati diventano strumenti per interrogare il modo in cui il passato viene ricordato e reinterpretato. Il risultato è un paesaggio mentale sospeso tra utopia e rovina, dove la dimensione del gioco si intreccia con quella documentaria. Come osserva Marco Scotini, l’artista rilegge il modernismo socialista jugoslavo alla luce delle ricerche di figure come Vjenceslav Richter e Vladimir Kristl, recuperando dai “resti della storia” un potenziale narrativo ancora vivo.

Rosa Santos – Valencia

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Artissima 2025, Rosa Santos, Ph: Irene Fanizza

Presenta un solo show di Marina González Guerreiro, artista classe 1992, che per l’occasione realizza installazioni di piccolo e medio formato realizzate con più materiali, tra ferro, cera, corde, legno, acqua, sabbia, ceramica e oggetti trovati. Il suo processo creativo inizia, infatti, con l’accumulo di materiali, che rendono lo spazio espositivo un luogo dove oggetti tra loro diversi si uniscono mettendo in scena uno spettacolo intimo della mente dell’artista. Nello specifico lo stand si concentra su come ruote e fili sono stati impiegati nella storia quali metafore per illustrare l’interpretazione lineare dell’evoluzione del tempo.

Gilda Lavia – Roma

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Artissima 2025, Gilda Lavia, Ph: Irene Fanizza

È la ricerca al centro dello stand di Gilda Livia che riunisce Élle de BernardiniMarina Paris e Leonardo Petrucci. Così, la brasiliana Élle de Bernardini, artista transgender, propone una serie di disegni e opere a tecnica mista che affrontano il tema delle violazioni e discriminazioni subite dalle donne transessualicon l’obiettivo didecostruire le categorie binarie e ampliare la percezione della pluralità delle esperienze di genereMarina Paris concentra la sua indagine sul rapporto tra uomo e ambiente, esplorando il concetto di stabilità come equilibrio dinamico fra forze contrapposte. Nei disegni presentati a Torino, l’artista riflette sulla tensione tra contrasto e adattabilità, assumendo l’equilibrio come chiave interpretativa della complessità contemporanea. Con il progetto “Prevoluzione”, invece, Leonardo Petrucci porta la sua ricerca tra geometria sacra, alchimia e astrologia, per interrogare i paradossi dell’evoluzione umana e il ruolo dell’uomo nel mondo naturale. Attraverso video, installazioni e disegni, l’artista sposta lo sguardo oltre l’antropocentrismo, aprendo una riflessione sulla coscienza animale e l’interdipendenza tra le specie.

⁠Apalazzo – Brescia

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Artissima 2025, Apalazzo, Ph: Irene Fanizza

È monografico lo stand della galleria Apalazzo, tutto dedicato all’opera di Nathalie Du Pasquier, la cui ricerca sin dagli inizi, tra gli Anni Settanta e Ottanta, è indirizzata alla cultura europea e urbana del XX Secolo. Le sue opere sono tessuti, tappeti e altri oggetti, per poi passare a una pittura ispirata dall’antichità al XX secolo, finché con il passare del tempo, gli oggetti di uso quotidiano presenti nei suoi dipinti danno vita a costruzioni in legno eseguite dalla stessa artista. In fiera è presentato un abile gioco di giustapposizioni, in grado di modificare lo spazio e di fornire una nuova rappresentazione dei confini tradizionali, che separano le opere d’arte dalle strutture espositive intrinseche.

UNA – Piacenza

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Artissima 2025, UNA, Ph: Irene Fanizza

UNA presenta Sentinelle, un progetto dell’artista Valentina Furian, che lavora con immagini in movimento, installazioni e interventi performativi, a cura di Joel Valabrega e Léon Kruijswijk. Al centro il rapporto tra umano e animale quale dinamica di potere e modo per riscoprire il selvaggio nel quotidiano. Così, per l’occasione, Furian realizza un’installazione immersiva che unisce video, disegni su plexiglass e opere su carta, sviluppando una riflessione sulle dualità veglia/riposonotte/giornopredatore/preda.Lo stand è una finestra notturna la cui atmosfera è dominata dal colore rosso, che guida lo sguardo animale e la tensione alla vigilanza. Fulcro del progetto espositivo è la serie Sentinelle, disegni su plexiglass trasparente montati su supporti metallici: cavalli distesi tra sonno e veglia, incisi a occhi chiusi, i cui contorni si dissolvono nella luce rossa dei LED, evocando presenze sospese e allucinate.

Laveronica – Modica

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Artissima 2025, Laveronica, Ph: Irene Fanizza

Più artisti partecipano allo stand della galleria Laveronica, che indaga, attraverso questi, la relazione tra potere, memoria e rappresentazione. Uriel Orlow sviluppa una ricerca basata sulla collaborazione e sullo studio dei residui del colonialismo, intrecciando ecologia, storia e giustizia sociale in installazioni che mettono in dialogo luoghi, memorie e narrazioni. Jonas Staal utilizza l’arte come spazio politico, costruendo dispositivi collettivi che interrogano la democrazia e le forme contemporanee di propaganda, mentre Rabih Mroué fonde teatro e arti visive per riflettere sui confini tra realtà e finzione, affrontando i meccanismi della memoria e della comunicazione in contesti di conflitto. Su un registro più intimo, Moira Ricci esplora identità e appartenenza attraverso la memoria familiare e il legame con il territorio, mentre Daniela Ortiz adotta un approccio militante e decoloniale per denunciare le strutture di potere legate alla migrazione e alla razzializzazione, ricorrendo oggi a linguaggi manuali e accessibili. Adelita Husni-Bey, invece, pone al centro la pedagogia come pratica artistica, creando spazi cooperativi di apprendimento e azione collettiva. Infine, Igor Grubić usa interventi pubblici, fotografia e cinema per riflettere sulle trasformazioni sociali e politiche, facendo dell’arte uno strumento di memoria e impegno civile.

Sies+Höke – Düsseldorf

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Artissima 2025, Sies+Höke, Ph: Irene Fanizza

Sono ben 13 gli artisti presentati dalla galleria tedesca – tra cui Magdalena Frauenberg, Hedda Roman (duo formato da Hedda Schattanik e Roman Szczesny), Ulrich Erben, Julius von Bismarck, Justin de Verteuil, Claudia Wieser, Julian Charrière, Daniel Gustav Cramer, Andi Fischer, Xie Lei, Fabrice Samyn, João Maria Gusmão, Paul Hutchinson, Sophie von Hellermann e Talia Chetrit – pur dando l’impressione di un racconto corale, a volte interrotto, altre interconnesso. Le relative ricerche, infatti, sono accomunate da una riflessione sul rapporto tra individuo, società e ambiente. Molti di loro esplorano la relazione tra natura e cultura, tra percezione e rappresentazione, interrogandosi sui limiti del visibile e sul ruolo dell’immaginazione nel costruire nuovi orizzonti di senso. Alcuni indagano la dimensione identitaria e le strutture sociali che la condizionano, affrontando temi come la femminilità, la memoria collettiva e l’esperienza personale all’interno di un mondo sempre più mediatizzato. Altri, si confrontano con le trasformazioni tecnologiche e ambientali, sperimentando linguaggi ibridi che uniscono arte, scienza e filosofia, tra pittura, fotografia, installazione, performance o video.

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