Che ne è della Padania? Dall’avanzata di Salvini al tramonto del mito indipendentista. L’artista Filippo Minelli cataloga i Classici Padani, con un progetto esilarante

Non si parla che di Lega Nord, ultimamente. Merito dell’agguerrito leader Matteo Salvini, nuovo ragazzo copertina, spiattellato su un noto settimanale in versione desnuda, ospitato h24 in tutti i salotti tv, onnipresente sui social, nuova promessa di una destra svilita ed avvilita, che in barba a nazionalismi, liberalismi e moderatismi, si affida – confusa – […]

Non si parla che di Lega Nord, ultimamente. Merito dell’agguerrito leader Matteo Salvini, nuovo ragazzo copertina, spiattellato su un noto settimanale in versione desnuda, ospitato h24 in tutti i salotti tv, onnipresente sui social, nuova promessa di una destra svilita ed avvilita, che in barba a nazionalismi, liberalismi e moderatismi, si affida – confusa – al giovane populista ruspante. L’ultima chance, non per tutti ma per tanti: uno che parla alla pancia del paese, imbastendo guerre all’ultimo tweet contro Rom, immigrati, eurocrati e tecnocrati. Il cavaliere verde, profeta – col suo partito preistorico, corrotto, decaduto e brillantemente risorto – di un nuovo ordine nazionale.
Ma nel risoluto tentativo di conquistare voti oltre le frontiere del Nord-Est, il partito che fu di Umberto Bossi (antifascista dichiarato) e che oggi s’allea con Casapound, mette da parte l’originario spirito federalista, archivia le canzoncine grevi contro i napoletani, sospende il giudizio su romani ladroni e siciliani fannulloni, e mette in garage i trattori-carrarmati, milizie di un’improbabile secessione sediziosa. La Lega Nord, in uno scatto d’ambizione governativa, lavora per diventare anche Lega Sud, mentre il mito della Macroregione s’appanna, sfumando lentamente. Di Padania, insomma, si parla sempre meno.

Padania Classics

Padania Classics

Eppure, questo Stato immaginario, mai esistito ma difeso, con passione, dai leghisti d’una volta – quelli della tradizione, battezzati nel Po’, all’ombra di miti celtici, veterocattolicesimi e nuovi paganesimi – resta un iconico evergreen, un mitologico nonluogo.
E al processo di iconizzazione ci ha pensato, a sorpresa, anche un artista. Che alla Padania ha voluto dedicare un progetto di ricerca, archiviazione, ricognizione. Tanto ironico, quanto scientifico. È Filippo Minelli a mettersi in testa di salvaguardare un incredibile capitolo della cultura italiana, dandogli una forma singolare, fra antropologia, architettura, urbanistica e paesaggio. Di fronte all’eclissi politica di una moderna utopia popolare, l’artista si attiva per cogliere quel DNA padano di cui tanto si favoleggiava. E sforna “Padania Classics”. Una storia da incorniciare e insieme da demolire, con l’arma del sarcasmo.
Iniziato nel 2011, il progetto è approdato di recente sulla piattaforma di crowdfunding Indiegogo, con l’obiettivo di raccogliere i fondi necessari alla pubblicazione di un Atlante dei Classici Padani, racchiuso in un cofanetto e studiato con un team di giornalisti, grafici, esperti di comunicazione.

Padania Classics

Padania Classics

All’interno finiranno le 850 fotografie collezionate in questi anni e pubblicate, in parte, su una strepitosa pagina Facebook. Qui, in una malinconica sequenza, sfilano cartoline surreali con tanto di didascalie sagaci: periferie industriali annegate nel vuoto del cemento e dell’approssimazione; foreste di rotatorie e cataste di materiali edili; chiesette come micro cattedrali nel deserto, squallide come palazzine popolari; centri commerciali ingoiati dalla nebbia, fra campi coltivati e terreni spogli (tutti edificabili, va da sé); piazzette di provincia con trionfali fontane d’”artista”, intitolate al dio del kitsch; il monumentale non finito dei tanti capannoni, congelati dalla crisi o dagli abusi amministrativi; spiazzali come autostrade deserte e autostrade come viali dell’alienazione; prefabbricati, magazzini, villette a schiera tutte uguali, tutte grigie, figlie (abortite) di una metodica speculazione; il pop degli autogrill, dei fastfood e dei mega billboard pubblicitari, sperduti nel meriggio di suburbie industriali…
Insomma, quando la desolazione diventa uno stile. Puntellato di bizzarrie, paradossi e miserie quotidiane. Uniforme: esteticamente, sociologicamente, culturalmente. I confini della terra del Nord? Un orizzonte di calcestruzzo e tangenziali, grandi magazzini, non sense urbanistici, obbrobri di periferia, delitti della globalizzazione: effetto comico e insieme deprimente. Un classico, per non dimenticare.

–      Helga Marsala

www.padaniaclassics.com
www.facebook.com/padaniaclassics
per supportare col crowdfunding:

www.indiegogo.com/projects/atlante-dei-classici-padani

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Helga Marsala

Helga Marsala

Helga Marsala è critica d’arte, giornalista, editorialista culturale e curatrice. Ha innsegnato all’Accademia di Belle Arti di Palermo e di Roma (dove è stata anche responsabile dell’ufficio comunicazione). Collaboratrice da vent’anni anni di testate nazionali di settore, ha lavorato a…

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