Jo Thomas e Margherita Moscardini riaprono a Bergamo la chiesa di San Rocco: architetture e musiche d’artista per “Contemporary Locus”

Era lì, sotto gli occhi di tutti. Ma fantasmagorica, inaccessibile, sepolta sotto il peso di un tempo che non fa sconti a nessuno: nasconde, cela. Si inoltra canceroso nelle pieghe della memoria fino a obliare, addirittura cancellare. È la chiesa di San Rocco a Bergamo, parte alta della città: arena per le contrattazioni mercantili in […]

Era lì, sotto gli occhi di tutti. Ma fantasmagorica, inaccessibile, sepolta sotto il peso di un tempo che non fa sconti a nessuno: nasconde, cela. Si inoltra canceroso nelle pieghe della memoria fino a obliare, addirittura cancellare. È la chiesa di San Rocco a Bergamo, parte alta della città: arena per le contrattazioni mercantili in epoca romana, in seconda battuta luogo di culto intitolato alla Vergine, chiamata a placare la prima grande pestilenza in età medievale. Poi passato alla giurisdizione del santo viandante. E ancora nella pia illusione di coprire con l’odore dell’incenso quello mefitico dei corpi rosi dal morbo.
Era da più di mezzo secolo che nessuno entrava nel piccolo tempio ad aula unica. L’intonaco affrescato del soffitto sbriciolato  fino a mostrare l’impiallacciato; il pavimento in cotto a tratti sollevato e sconnesso, l’altare goffamente rattoppato a botte di cemento nel maldestro restauro dei primi Anni Sessanta. Un piccolo tesoro stuprato ma sempre lì, in una delle piazze principali della città, proprio dove la funicolare scodella curiosi e turisti. Un punto da riattivare attraverso una nuova puntata – la più sofferta, dura, impegnativa e dunque migliore – di Contemporary Locus, progetto che rianima grazie all’arte di oggi spazi che covano sotto la cenere, fili scoperti che una volta riannodati, per quanto in maniera temporanea, sanno condurre nuove energie.
Un anno e mezzo di lavori, la difficoltà di mettere in sicurezza un sito ad alto rischio infortuni; il contributo di aziende, professionisti, associazioni, comuni cittadini animati dalla volontà di riaccendere una luce. E non solo.
Si rifiuta di pensarlo come uno spazio espositivo, Margherita Moscardini: la chiesa è l’opera d’arte, punto e basta. Lo è il suo vissuto, il legame intimo con chi in città è nato e cresciuto; lo sono la memoria e anche il silenzio. Da qui la natura del suo intervento, impossibile scala in legno che si incastra come un cuneo dalla porta del tempio fino ad una delle sue finestre, inerpicandosi in un’ascesa dirompente, inesorabile. Un’esperienza amplificata dalla sonorizzazione di Jo Thomas, che campiona la voce di un organo del Seicento, le conversazioni dei passanti, il battere dei piedi sul pavimento e confeziona una colonna sonora che gonfia il petto della chiesa. Soffiando empatia come un mantice.
Nella chiesa di San Rocco oggi si entra, si entrerà notte e giorno fino a fine luglio. E poi? Contemporary Locus mostra, scuote, rivela: questo il suo compito. Ma già si parla di un incontro pubblico, di una tavola rotonda per discutere insieme proposte e suggerimenti, per carpire l’interesse di privati disposti a prendersi carico del restauro del bene in cambio del suo usufrutto temporaneo. Sognando un modello di sinergia tra pubblico e privato, nato grazie all’arte, che potrebbe davvero rappresentare la chiave di volta per salvare tanta parte dei nostri morenti centri storici.

– Francesco Sala


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Francesco Sala

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