Diario d’artista: giorno terzo. Giovanni Gaggia racconta la residenza di Regina José Galindo al Rave Village Artist Residency

Si dice che il mattino abbia l’oro in bocca, ma stamane fatico a comprenderlo.  I pensieri si sovrappongono in un ordine non ben definito mentre percorro in solitudine la strada per Torreano. Due momenti della giornata di ieri ritornano insistenti, il lungo applauso che il pubblico di Casa Cavazzini, profondamente colpito, ha dedicato a Regina […]

Si dice che il mattino abbia l’oro in bocca, ma stamane fatico a comprenderlo.  I pensieri si sovrappongono in un ordine non ben definito mentre percorro in solitudine la strada per Torreano. Due momenti della giornata di ieri ritornano insistenti, il lungo applauso che il pubblico di Casa Cavazzini, profondamente colpito, ha dedicato a Regina José Galindo, ed il mio risveglio dalla pennichella pomeridiana con lei che entra in salotto e, trovandomi disteso sul divano coperto con un telo rosso, si avvicina per gioco fingendo di raccogliere il mio respiro. Per me è stato come recuperare il senso di Exhalación, una profonda condivisione per la quale, in fondo, sono qui.
Il lavoro di oggi è incentrato principalmente sulla preparazione di La oveja negra (La pecora nera), performance che l’artista sta valutando nei minimi dettagli.Siamo circondati da una natura potente, che chiede fatica a chi la abita, ma anche a chi ne voglia strappare una seppur minima partecipazione. Regina cerca la terra, il contatto fisico con essa e, con fare sciamanico, ne saggia l’essenza come in un rito primordiale. Mentre mi nutro di queste sensazioni, penso a Pasolini che in questi luoghi ha trascorso gli anni decisivi della sua formazione giovanile. E mi perdo in questa totale poesia…

– Giovanni Gaggia

 

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