Cannes Updates: Adieu au langage, capolavoro in 3D di Jean-Luc Godard. Esperimento cinematografico con investigazione letteraria  

In sala non era presente, interviste non ne ha rilasciate e la conferenza stampa l’ha fatta annullare. Sempre il solito incorreggibile provocatore, Jean-Luc Godard. Abile manipolatore d’immagini, situazionista nell’anima, gambler della significazione. Il suo Adieu au langage, film in 3D in concorso a Cannes, è un esempio di come usare la tecnologia in modo naïf […]

In sala non era presente, interviste non ne ha rilasciate e la conferenza stampa l’ha fatta annullare. Sempre il solito incorreggibile provocatore, Jean-Luc Godard. Abile manipolatore d’immagini, situazionista nell’anima, gambler della significazione. Il suo Adieu au langage, film in 3D in concorso a Cannes, è un esempio di come usare la tecnologia in modo naïf per ottenere un risultato assolutamente scioccante. In fondo è sempre stato così per lui: la parola, l’idea, un montaggio ejzentejniano e la magia è fatta. Nessuno come riesce lui a beffarsi delle assurdità della storia, a giocare con la relatività del tempo, ad essere graffiante e a scardinare con un soffio i luoghi comuni.
Godard descrive qui il progressivo disfarsi di un rapporto amoroso, lo fa con un telecamerina giocattolo, con uno smartphone, con qualsiasi diavoleria casuale di ultima generazione e ne fa uscire un’opera sublime. Posiziona il Pensatore di Rodin su un water ad espellere le sue idee dal lato B, fonda tutta la costruzione e la sintassi cinematografica sull’errore, costella tutto del suo immenso amore per le immagini.

“Ci stanno riducendo al nulla” e Godard se ne esce con la “novità” della coscienza, come succedeva in quella lontana meraviglia che fu 2 o 3 cose che so di lei. La vita e il suo significato si sgretolano così come un castello di sabbia al sole torrido del deserto. Mentre fluttuano nel vuoto cosmico i concetti, veicolati solo dal suono. Rumore, confusione, silenzio improvviso. Fa ridere la sua rappresentazione dello squallore della quotidianità, commuove la poesia con cui articola l’analisi filosofica dei comportamenti umani. Cerebrale e viscerale insieme, come solo lui sa essere, fa un uso assurdo del 3D e invece di guidare lo spettatore nell’oblio della realtà virtuale, lo obbliga a fare una scelta: immagine di destra e sinistra sono diverse e bisogna decidere qual è quella che si vuol guardare. Pena forti vertigini e nausea. Che lezione in un gioco così infantile. Solo due persone libere possono stare insieme, ma la loro libertà rappresenta la loro separazione. Efficace e mordente. Semplicemente geniale, Jean-Luc Godard.

–  Federica Polidoro

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Federica Polidoro

Federica Polidoro

Federica Polidoro si laurea in Studi Teorici Storici e Critici sul Cinema e gli Audiovisivi all'Università Roma Tre. Ha diretto per tre anni il Roma Tre Film Festival al Teatro Palladium, selezionando opere provenienti da quattro continenti, coinvolgendo Istituti di…

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