Little Big Italy a New York. Mentre il Guggenheim celebrerà il Futurismo, a Soho aprirà il Center for Italian Modern Art: alla guida la collezionista figlia d’arte Laura Mattioli

Annata a forte impronta tricolore sulla scena newyorkese, quella che si sta per aprire. In concomitanza con la grande retrospettiva sul movimento futurista che si terrà al Guggenheim – Italian Futurism, 1909-1944: Reconstructing the Universe -, il 22 febbraio aprirà i battenti a Soho il Center for Italian Modern Art (CIMA), con una mostra incentrata sulla […]

Annata a forte impronta tricolore sulla scena newyorkese, quella che si sta per aprire. In concomitanza con la grande retrospettiva sul movimento futurista che si terrà al Guggenheim – Italian Futurism, 1909-1944: Reconstructing the Universe -, il 22 febbraio aprirà i battenti a Soho il Center for Italian Modern Art (CIMA), con una mostra incentrata sulla figura di Fortunato Depero (1892-1960).
L’artista ebbe intensi rapporti con la grande mela, dove si trasferì nel 1928 con la moglie Rosetta, tentando di esportare l’idea della Casa d’arte futurista sulla 23esima strada a Manhattan, con il nome di “Depero’s Futurist House”. A New York tenne mostre di pittura, realizzò pubblicità, progettò ambientazioni di ristoranti, creò scenografie di costumi e coreografie per il teatro, disegnò copertine di riviste, fino a lavorare per il teatro e la pubblicità, pubblicando su importanti magazine americani come il New Yorker, Vanity Fair, Vogue, Sparks, The New Auto Atlas, Dance Magazine Movie Makers. Depero lavorò persino per Macy’s, creando una reclame per il grande magazzino di 34th Street. L’esperienza americana costituì per l’artista un grosso vantaggio rispetto ai colleghi, grazie alla quale si “sprovincializzò” potendo godere di un punto di vista più ampio. Con l’avvenire della recessione economica americana, l’artista lasciò gli USA per tornare in Italia nel 1930.
La fondazione CIMA presenterà cosi al pubblico americano una cinquantina di pezzi di varia natura (tra dipinti, sculture, arazzi, collage, disegni e copertine di riviste) provenienti dalla collezione di Gianni Mattioli, ad opera della figlia Laura, curatrice, storica dell’arte e a sua volta collezionista, che ha fondato lo spazio con l’intento di animare all’estero una nuova discussione intorno all’arte italiana del ventesimo secolo. Heather Ewig, direttore di CIMA ha affermato: “L’Italia e tenuta in gran conto per la moda, il design e le arti culinarie, ma l’arte italiana Moderna e Contemporanea non è apprezzata per quel che merita”. Probabilmente anche a causa di rigide regolamentazioni governative in materia di esportazione delle opere d’arte dall’Italia. In concomitanza con l’apertura della fondazione, il CIMA ospiterà il 21 febbraio 2014 una giornata di studi su Depero, con una serie di lezioni accademiche, presentazioni, gruppi di discussione e visite guidate.

– Diana Di Nuzzo

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Diana Di Nuzzo

Diana Di Nuzzo

Scrive di Pop Surrealism e Lowbrow Art da tempo, e la sua passione per la cultura pop e underground l'ha portata a trasferirsi nella Grande Mela per conoscere da vicino il mondo delle gallerie dedicate e della Street Art. Qui…

Scopri di più