Cannes Updates: “La grande bellezza”, la grande attesa, la grande delusione. Sottotono l’ultimo Sorrentino, schiacciato dal giogo di Fellini

La stanchezza che si accumula, la folla, la confusione, il rischio d’insolazione – ora che il tempo si è ristabilito – per file che durano anche due ore, tutte queste complicazioni cominciano a rallentare il normale svolgimento delle attività critiche. Per tutti. “È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore: il silenzio e il […]

La stanchezza che si accumula, la folla, la confusione, il rischio d’insolazione – ora che il tempo si è ristabilito – per file che durano anche due ore, tutte queste complicazioni cominciano a rallentare il normale svolgimento delle attività critiche. Per tutti.
È tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio e il rumore: il silenzio e il sentimento, l’emozione e la paura. Gli sparuti, incostanti sprazzi di bellezza. E poi lo squallore disgraziato e l’uomo miserabile”. Abbiamo visto in anteprima il film di Paolo Sorrentino. Vicino a noi era seduta una grandissima firma di Ciak. La verità è che La grande bellezza è al di sotto delle aspettative. Regia pretenziosa. La parte più bella era già contenuta nei teaser circolati nelle scorse settimane (ma perchè includere il finale in un trailer?), il resto si presenta per lo più come un riempitivo. Una rapsodia di situazioni, non veramente collegate tra di loro, che mostrano la vita del protagonista. Almeno due sequenze indimenticabili ci sono, ma poi il film va alla deriva. Deriva di effetti speciali inutili, deriva di tempo e di ripetizioni, che sono a loro volta la ripetizione di un certo discorso che faceva Fellini negli anni ‘60 e da cui si desume che in Italia non ci siamo minimamente evoluti, che viviamo col complesso della Dolce Vita. Fa rabbia vedere il proprio paese rappresentato sempre come un circo di personaggi da baraccone, tra il dandy ammuffito e il kitsch pacchiano di certa nobiltà romana. La fauna decadente che frequenta posti come quel noto locale nei pressi di Largo Argentina a Roma.
I due più giovani registi di riguardo che abbiamo oggi in Italia sono Garrone e Sorrentino: entrambi proiettano un’immagine dell’Italia davvero triste, ma se Garrone almeno offre l’illusione della felicità, in Sorrentino non c’è più speranza. Le citazioni a Fellini iniziano quasi dalle prime scene: ve la ricordate la bambina che guardava Mastroianni alla fine della Dolce Vita? Quello che sembra diverso è il nostro rapporto col sesso: se allora uno spogliarello poteva sconvolgere l’opinione pubblica, oggi Sorrentino ci mostra un personaggio completamente disinteressato al sesso. C’è poi qui la ricerca, almeno apparente, di una certa spiritualità, che in Fellini era più una questione di metafisica. Ovviamente i paragoni sono fuori luogo, perchè questa Grande bellezza non solo non eguaglia il capolavoro a cui è ovviamente ispirata, ma non ci si avvicina neppure minimamente. Non funziona bene la soluzione narrativa concentrata sull’infanzia e l’innocenza perduta, che se non fosse per la grande interpretazione di Tony Servillo si sarebbe risolta in una caduta di stile. Gli altri personaggi: la nana, Serena Grandi, Isabella Ferrari, la Ferillona nazionale, al suo peggio storico, non sorprendono. Nemmeno Carlo Verdone sembra in forma. L’eccezione la fanno Roberto Herlitzka e Jaja Forte, offrendo entrambi una buona prova. La colonna sonora poteva essere più curata, parte con le migliori intenzioni e poi anche quella si perde un po’. C’è da dargli almeno un’altra chance. A mente fresca, tornati in Italia.

– Federica Polidoro

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Federica Polidoro

Federica Polidoro

Federica Polidoro si laurea in Studi Teorici Storici e Critici sul Cinema e gli Audiovisivi all'Università Roma Tre. Ha diretto per tre anni il Roma Tre Film Festival al Teatro Palladium, selezionando opere provenienti da quattro continenti, coinvolgendo Istituti di…

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