Basta sfruttamento dei lavoratori. Emily Jacir guida le proteste per il Guggenheim Abu Dhabi…

Boicottate il Guggenheim. Quale? Nessuno, o meglio nessuno di quelli esistenti. Bensì quello in costruzione ad Abu Dhabi. Questo il “grido” alzatosi recentemente da oltre 130 artisti, inclusi eminenti personaggi del mondo dell’arte mediorientale, contro le condizioni di sfruttamento dei lavoratori impegnati nell’opera. Di vario genere gli abusi riportati, tra cui condizioni lavorative estreme e […]

Il progetto di Frank Gehry per il Guggenheim Abu Dhabi

Boicottate il Guggenheim. Quale? Nessuno, o meglio nessuno di quelli esistenti. Bensì quello in costruzione ad Abu Dhabi. Questo il “grido” alzatosi recentemente da oltre 130 artisti, inclusi eminenti personaggi del mondo dell’arte mediorientale, contro le condizioni di sfruttamento dei lavoratori impegnati nell’opera.
Di vario genere gli abusi riportati, tra cui condizioni lavorative estreme e il mancato pagamento degli operai da parte dei costruttori. Un boicottaggio che arriva in un momento cruciale per la Solomon R. Guggenheim Foundation di New York, in fase di costruzione di una collezione di arte mediorientale per una nuova ala del museo, prima dell’apertura di Abu Dhabi nel 2015.
Già a giugno 2010 l’artista palestinese Emily Jacir chiese a Richard Armstrong, direttore della Guggenheim Foundation, e a Nancy Spector, curatrice del museo, di discutere le condizioni di lavoro e fare pressione al governo per nominare un supervisore indipendente per assicurare che gli standard lavorativi internazionali vengano rispettati durante la costruzione del museo. Ma finora il supervisore ha operato solamente osservando le leggi degli Emirati, che non corrispondono agli standard dei diritti umani e dei lavoratori internazionali.

Martina Gambillara

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Martina Gambillara
Martina Gambillara (Padova, 1984), laureata in Economia e Gestione dell'Arte, si è interessata fin dai primi anni dell'università al rapporto tra arte e mercato, culminato nella tesi Specialistica in cui ha indagato il fenomeno della speculazione nel mercato dell'arte cinese dell'ultimo decennio. Per passione personale si è costantemente dedicata all'osservazione dei risultati d'asta soprattutto del segmento di Arte Contemporanea, estrapolandone i trend e la correlazione con i mercati finanziari. In seguito il suo interesse si è spostato verso i mercati emergenti, da quello cinese scelto per la sua tesi, a quello sud-asiatico e mediorientale. Ha lavorato per gallerie, case d'asta e dal 2011 fa parte dello staff editoriale di Artribune.