Le regole del gioco. Il contemporaneo nello Studio di Achille Castiglioni

Il 20 febbraio, a Milano, diciassette artisti “curati” da Luca Lo Pinto daranno vita a un percorso prodotto dalla Triennale di Milano in collaborazione con la Fondazione Achille Castiglioni. Il direttore artistico, Edoardo Bonaspetti ne svela proporzioni e peculiarità.

Le regole del gioco suona come un ambito all’interno del quale ogni intento formale si misura con la propria programmaticità, più che come un principio per una corrispondenza tematica. Le regole del gioco, infatti, è il titolo di una mostra diretta da Edoardo Bonaspetti e curata da Luca Lo Pinto, che verrà inaugurata il 20 febbraio nello Studio Museo Achille Castiglioni. Il direttore artistico ha invitato Lo Pinto a formulare un percorso improntato sulla relazione tra il pensiero e i progetti del maestro del design italiano e le opere di diciassette artisti di diverse generazioni: Alek O., Stefano Arienti, Richard Artschwager, Céline Condorelli, Thea Djordjadze, Jason Dodge, Martino GamperMax Lamb, Christoph Meier, Amalia Pica, Lisa Ponti, Charlotte Posenenske, Riccardo Previdi , Emilio Prini, Carol Rama, Mandla Reuter e Patrick Tuttofuoco.
Quasi tutti i lavori in mostra sono stati prodotti appositamente per le stanze dello Studio di piazza Castello. Gli artisti selezionati sono stati invitati a numerosi sopralluoghi negli spazi al fine di assorbire l’esperienza di un contesto a sua volta imbevuto di testimonianze. Le opere  interagiranno nello spazio attraverso un dialogo diretto, senza intermediazione di allestimenti ulteriori, fra teche, scaffalature, tavoli da lavoro, arredi, suppellettili, ricordi… La tipologia di lavori si presenterà eteroclita, tra installazioni, simulacri di prototipi o oggetti di Achille Castiglioni, interventi performativi e disegni. Edoardo Bonaspetti, ne rivela alcune proprietà.

Fondazione Achille Castiglioni, Milano

Fondazione Achille Castiglioni, Milano

Che cosa hai pensato la prima volta che hai visitato le stanze dello Studio di Achille Castiglioni e che cosa hai trovato, al loro interno, che ti ha colpito?
Lo Studio Museo è un luogo incredibile che conserva al suo interno sessant’anni di attività di uno dei più grandi designer italiani del Novecento: è una sorta di camera delle meraviglie, dove si ha l’opportunità di scoprire in prima persona la complessità creativa di un personaggio unico.
Pur non essendo la sua abitazione privata, il visitatore può avvicinarsi sia alla dimensione personale che professionale di Castiglioni: la Fondazione è infatti gestita dalla moglie, dai due figli e dalla sua assistente, che accompagnano il visitatore lungo un percorso che riesce a relazionare la dimensione privata all’approccio metodologico che si cela dietro a molte delle sue produzioni.
Quando l’ho visitato, ho pensato alla ricchezza e alla vitalità di questo spazio dove ogni angolo e oggetto diventa un momento d’ispirazione creativa e di suggestione narrativa.

Quando inaugurerà il percorso e quanto durerà? Esiste già un titolo che lo contraddistingue?
La mostra, prodotta dalla Triennale di Milano in collaborazione con la Fondazione Achille Castiglioni s’intitola Le regole del gioco ed è curata da Luca Lo Pinto con la mia direzione artistica. Come nel caso delle mostre che ho diretto in Triennale e che coinvolgono, di volta in volta, un diverso curatore italiano in base alle sue specificità professionali, anche questa occasione presenta un progetto inedito e originale aderente alla peculiarità del contesto.
Luca ha curato, negli anni scorsi, due interessantissime mostre, rispettivamente nella casa-museo di Mario Praz e Giorgio de Chirico, ed è stata una scelta quasi naturale proporgli di sviluppare una collettiva che coinvolgesse artisti italiani e stranieri in un dialogo con le opere, gli oggetti e l’architettura dello Studio Museo, suggerendo possibili forme di contatto con il modus operandi di Castiglioni.
La mostra inaugurerà il 20 febbraio e chiuderà sabato 11 aprile, quasi al termine della settimana di Miart, la fiera d’arte contemporanea e moderna di Milano. Le visite saranno guidate e unicamente su prenotazione. Un responsabile della Fondazione Castiglioni accompagnerà il visitatore lungo un percorso che dischiuderà la ricchezza e la complessità della mostra, dei progetti e dello studio.

Fondazione Achille Castiglioni, Milano

Fondazione Achille Castiglioni, Milano

Quale significato assume un percorso di artisti come Jason Dodge, Carol Rama ma anche Charlotte Posenenske, oppure Martino Gamper e Lisa Ponti, all’interno di uno dei templi più integri del design italiano?
Gli artisti invitati appartengono a generazioni diverse, quasi a testimoniare la grande influenza che la produzione di Castiglioni ha esercitato fino ad oggi e sono stati selezionati alla luce di alcuni fattori: dalle possibili convergenze di ricerche e interessi, ai potenziali esiti che la relazione tra arte visiva e design poteva produrre, senza trascurare i legami instaurati durante la sua vita. Carol Rama, ad esempio, gli donò uno straordinario lavoro per ringraziarlo dell’allestimento che aveva progettato per la sua mostra al Sagrato del Duomo di Milano, curata da Lea Vergine.
A parte i casi di Richard Artschwager, Charlotte Posenenske e Thea Djordjadze, tutte le opere sono state concepite ad hoc come risultato di un processo che, nei mesi precedenti la mostra, ha visto gli artisti visitare e studiare gli ambienti e le specificità dello Studio Museo.

Quali caratteristiche avranno le opere selezionate (soprattutto riguardo a supporti e a formati)? Come dialogheranno con materiali e arredi dello Studio?
Non sono stati forniti vincoli tematici o linguistici e le opere in mostra riflettono una complessità di pratiche e supporti. Si è suggerito agli artisti di realizzare lavori non invasivi e di operare tramite interventi “sottili”. Lo studio è uno spazio saturo di oggetti e materiali: da un lato si voleva rispettare le caratteristiche del luogo e, dall’altro, far percepire la mostra e lo studio come un unicum, un solo insieme da interpretare su più livelli. Gli interventi hanno quindi agito su diversi aspetti e caratteristiche dello Studio attraverso installazioni, performance, disegni, sculture ecc.

Fondazione Achille Castiglioni, Milano

Fondazione Achille Castiglioni, Milano

A tuo modo di vedere, quanto la dimensione del progetto si fonderà con i linguaggi condensati della contemporaneità? 
Uno dei principi progettuali di Castiglioni era quello di far fronte a bisogni sia reali che potenziali, ovvero a quelle esigenze che le persone scoprono solo dopo averle soddisfatte. In questo senso mi piace pensare che la mostra sia in grado di agire nello stesso modo sui visitatori.

Potresti formulare un pensiero, un augurio che accompagni tanto i futuri visitatori, quanto gli artisti che stanno ultimando lavori e allestimenti studiati specificamente?
Chi non è curioso non può fare questo mestiere”: parola di Achille Castiglioni.

Ginevra Bria

Milano // dal 20 febbraio all’11 aprile 2015
Le regole del gioco
a cura di Luca Lo Pinto
FONDAZIONE ACHILLE CASTIGLIONI
artisti: Alek O., Stefano Arienti, Richard Artschwager, Céline Condorelli , Thea Djordjadze , Jason Dodge, Martino Gamper,  Max Lamb, Christoph Meier, Amalia Pica,  Lisa Ponti, Charlotte Posenenske , Riccardo Previdi , Emilio Prini, Carol Rama , Mandla Reuter e Patrick Tuttofuoco
Piazza Castello 27
02 8053606
[email protected]
www.achillecastiglioni.it

MORE INFO:
http://www.artribune.com/dettaglio/evento/41833/le-regole-del-gioco/

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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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