Nick van Woert, un americano a Bologna

MAMbo, Bologna - fino al 7 settembre 2014. Per tutta l’estate, le sale del museo ospitano oltre trenta opere dell’artista americano Nick van Woert. Una voce originale e fuori dal coro dell’arte made in Usa, per la prima volta in una istituzione italiana con una mostra tutta sua.

Le opere di Nick van Woert (Reno, 1979; vive a New York), che s’incontrano attraversando le sale del piano terra del Mambo, guardano al presente senza edulcorazioni e raccontano una realtà non sempre piacevole. Che si tratti di sculture, di opere a parete o di installazioni, l’artista americano, alla sua prima personale in un museo italiano, ci conduce attraverso la contemporaneità e le sue storie utilizzando come mezzo di comunicazione privilegiato la materia, o meglio, i materiali. Ecco quindi che nei suoi lavori convivono forme organiche e naturali con forme e oggetti artificiali, prodotti dall’uomo e dalla sua industria.
Il primo lavoro che attrae l’attenzione è una sorta di labirinto costruito con lunghi parallelepipedi di plexiglas nel quale non mancano i rimandi al Minimalismo e ai lavori ambientali di Sol LeWitt. Ciò che però caratterizza questo labirinto, e lo contestualizza senza equivoco nel nostro tempo, è che l’attenzione si sposta a ciò che i solidi contengono. Spugne colorate, carte appallottolate, plastiche fuse e metalli, macerie di pietre, resti di combustioni e polveri multicolori. Questi oggetti, spiega Nick van Woert, vengono dalla sua vita di tutti i giorni o sono ispirati da persone e gruppi di persone la cui storia lo ha attratto particolarmente, come quella di Theodore Kaczynski, meglio noto come Unabomber, i cui panni van Woert veste anche in un autoritratto fotografico in mostra.

Nick van Woert in mostra al MAMbo

Nick van Woert in mostra al MAMbo

Proseguendo la visita s’incontrano diverse sculture composte nella parte inferiore da un corpo dalle linee classicheggianti, che ricorda le statue greche, e nella parte superiore da un magma di materiali plastici fusi. Ad esempio: su due gambe da Apollo si erge un alto e irregolare cilindro che ha stratificazioni di materiali colorati in cui si distinguono metalli e plastiche; opera che, spiega l’artista, è ispirata alla celebre frase feuerbachiana “l’uomo è ciò che mangia”.
Una macchina da palestra composta da diversi attrezzi tenuti insieme da sabbioline solidificate occupa una intera stanza, più simile a uno strumento di tortura che di “bellezza”, ma del resto che differenza fa, sempre di modificare il corpo umano si tratta. Ancora, alcune statue dalle forme classiche indissolubilmente legate a superfici plastiche colorate, come se sulla scultura sdraiata fosse stata colata la plastica fusa e poi sollevata nel tentativo di staccarla.
Infine due grandi lavori a parete. Entrambi hanno la forma di un mappamondo, uno tondo e l’altro ovale, come nelle mappe più antiche, ed entrambi portano al loro interno fusioni metalliche di strumenti da lavoro, dalle asce medievali fino alle armi giocattolo odierne. In questi lavori spiega Nick van Woert, “ho voluto ricreare una mia ‘mappa mundis’ personale”: ma l’affermazione si può certamente estendere all’intera mostra.

Chiara Pilati

Bologna // fino al 7 settembre 2014
Nick van Woert – Nature Calls
a cura di Gianfranco Maraniello
MAMBO
Via Don Minzoni 14
051 6496611
[email protected]
www.mambo-bologna.org

 

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