Bickerton, Ontani e Sciascia: demoni balinesi sotto il Vesuvio

Museo Archeologico, Napoli – fino al 6 gennaio 2014. Ashley Bickerton e Filippo Sciascia hanno fatto di Bali la propria dimora, e Luigi Ontani vi soggiorna fin dagli Anni Ottanta. Con le loro opere, contagiate da simbologie balinesi ma memori di archetipi classici, i tre artisti interagiscono con le statue antiche della collezione Farnese del Museo Archeologico.

Riuscite a immaginarvi Luigi Ontani (Grizzana Morandi, 1943), aristocraticamente abbigliato di seta, con la sua elaborata parlata infarcita di giochi di parole, dialogare amabilmente con Ashley Bickerton (Barbados, 1959), camicia da surfista e flip flop, il quale dichiara candidamente di sentirsi spesso “come una scorreggia in una cabina telefonica?” Fortunatamente c’è Filippo Sciascia (Agrigento, 1972) che funge da raccordo, col suo fare da dandy noncurante, dispiegato come un radar alla ricerca di stimoli tra cultura alta e bassa. Il fatto è che Bickerton, Ontani e Sciascia sono bulè: il nome con cui i balinesi chiamano l’uomo bianco. In una centrata mostra al Museo Archeologico di Napoli, curata da Maria Savarese, il trio si appropria ironicamente di questa parola e dissemina balinesità tra le statue antiche della collezione Farnese del museo.

Filippo Sciascia, Gremano Esiatico 9 (dett.), 2013 - olio su legno, ferro e bilancia in bronzo

Filippo Sciascia, Gremano Esiatico 9 (dett.), 2013 – olio su legno, ferro e bilancia in bronzo

Molteplici i livelli per apprezzare questa mostra. Un primo livello riguarda senz’altro l’addentrarsi nelle singole opere a livello contenutistico: ognuna è un eccezionale portato di simboli che fanno viaggiare tra le culture. Un altro livello è quello dei materiali. Le opere di Ontani – disegni e ceramiche – si inseriscono nella tradizione delle maschere balinesi, modificando la tradizione stessa in loco (le maschere bifronte dell’artista vengono vendute a Bali come oggetti di artigianato locale).
Sciascia fonde la sua perizia pittorica con l’arte povera, dipingendo immagini classiche e associandole a installazioni dove legno, pietra, ruggine e pittura sbiadita provenienti dall’isola indonesiana creano un’idea di modernità all’interno dell’antichità. In Bickerton invece la tecnica pone domande sul concetto dell’originale, utilizzando fotografia, pittura e scultura in maniera inscindibile. C’è un busto di una femminilità distorta al centro del corridoio: i suoi occhioni allucinati ricordano le maschere e personaggi balinesi, come il demonio Rangda.

Ashley Bickerton, Big Ears, 2013 - pittura a olio su resina in fibra di vetro, acciaio, legno, capelli

Ashley Bickerton, Big Ears, 2013 – pittura a olio su resina in fibra di vetro, acciaio, legno, capelli

Un ulteriore livello di lettura della mostra è quello che riguarda le interazioni delle opere con le statue antiche della collezione Farnese. I lavori contemporanei sfidano con i loro prepotenti colori e strutture la sacralità e l’armonia normalmente associate alla classicità.
Facendosi beffe della dicotomia Oriente/Occidente, Sciascia, Ontani e Bickerton ci mostrano come sia possibile attraversare culture diverse ed emergerne con un linguaggio dalla rinnovata complessità e immediatezza. Per un’arte contemporanea che non sia più “d’Oriente” o “d’Occidente”, ma un semplice godimento universale.

Naima Morelli

Napoli // fino al 6 gennaio 2014
Bali Bulè
a cura di Maria Savarese
MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE

Piazza Museo 19
081 4422149
http://cir.campania.beniculturali.it/museoarcheologiconazionale

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Naima Morelli

Naima Morelli

Naima Morelli è critica d’arte e curatrice indipendente. Nasce a Sorrento e studia all’Accademia di Belle Arti di Roma. Comincia collaborando con il Mattino, scrivendo di musica per numerosi magazine d’orientamento rockettaro (Il Mucchio, Rockshock etc.) e recensendo le mostre…

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