Come è andata la 95esima edizione di Pitti Uomo a Firenze? Il report

Il report della 95esima edizione di Pitti Uomo svoltasi dall’8 all’11 gennaio 2019 a Firenze.

La moda maschile e non solo, lascia in questi giorni Firenze per Milano, salendo sul treno che collega le due città, il veicolo-simbolo più concreto di una reale condivisione operativa. Sale con un bagaglio pieno di capi e accessori molto importanti: un guardaroba completo che va dal classico allo streetwear più sperimentale, una selezione che oramai contraddistingue Pitti Uomo in modo unico. Vedremo come saprà rispondere Milano.

L’EDIZIONE 2019

È così chiaro il mood di Pitti Uomo 2019 dove su tutto prevale un messaggio di etica sviluppata con la ricerca di nuovi designer degni di aprire percorsi alternativi, o con la proposta di classicismi che abbiano un valore senza tempo insieme a riedizioni di brand sportivi e tante vere e proprie invenzioni e reinvenzioni di materiali e forme. Una edizione sostenuta da MISE e ICE che ricevono in cambio numeri importanti sia a livello economico che politico: 1230 aziende di cui 568 estere (48%), 36 mila visitatori, 25 mila compratori di cui più di 9 mila buyer stranieri, 15 mercati esteri coinvolti tutto su una superficie espositiva di 60 mila metri quadrati divisa in 13 sezioni.

UN’EDIZIONE ECOSOSTENIBILE

Eco-sostenibilità è il sottotitolo di questa 95esima edizione, il vero sinonimo di contemporaneità con un grande valore aggiunto determinato dal riuso, dal riciclo che, grazie alla sperimentazione tecnologica applicata alla creazione di materiali alternativi, consente di fare cose fino ad oggi incredibili.
Le cuciture si evolvono in termonastrature, i tagli sono fatti con il laser e la sartoria si reinventa tanto da riuscire a produrre, come nel caso del brand britannico di swimwear Ritz, shorts con bottiglie di plastica riciclata o di Ecoalf che usa pneumatici, cotone postindustriale e fondi del caffè trasformandoli in capispalla e accessori. Una vocazione alla ricerca che anima anche la selezione dei designer come Glenn Martens, direttore creativo di Y/Project che ha presentato una collezione in un fascinoso evento di sapore alchemico, a Santa Maria Novella, capace di fondere in chiave visionaria riferimenti eclettici e stravaganti, streetwear, citazioni storiche e artistiche cuciti da una couture sperimentale.
In nome della collaborazione fra Arte e Moda Jon Koon, direttore creativo del brand Haculla, si ispira alla street art di Harif Guzman e Slam Jam celebra i suoi trentanni nel Museo Marino Marini. Sicuramente quest’ultimo è uno tra gli eventi più significativi di questa edizione, dove la filosofia eclettica di Slam Jam fa da connettore tra arte, artigianato, musica e moda ed è in grado di far dialogare le opere dello scultore con una storia di urban culture. Una occasione che rende omaggio, grazie anche alla collaborazione con Kaleidoscope, alla trasversalità che genera nuove chiavi di lettura.

LA PERFORMANCE

Significativa, in un momento di eccessiva celebrazione del lussuoso “fare artigianale”, la performance installazione degli OrtaMiklos che si muovono fra le opere di Marini come scultori contemporanei usando blocchi di materia generata da scarti industriali. L’arte ridefinisce anche le pareti del Gucci Garden, dove gli spazi di transito ospitano gli interventi murali dell’artista MP5 e dell’artista inglese Alex Merry che disegna una serie di finestre ad arco su Piazza della Signoria. All’interno la mostra “Il Maschile – Androgynous Mind, Eclectic Body” curata da Maria Luisa Frisa per raccontare come Gucci abbia interpretato e definito la moda maschile nel tempo. Una raffinata e colta occasione per riflettere sul concetto di mascolinità attraverso l’accostamento di abiti, oggetti, accessori, libri, riviste e documenti video che disegnano il percorso dello stile di tutti i direttori creativi dagli anni sessanta ad oggi. Il coinvolgimento internazionale negli eventi porta l’attenzione alla Corea con la sfilata alla Dogana di Beyond Closet, con Guest Nation Portugal, con Scandinavian Manifesto, con il Tokyo Fashion Award e con The Japanese White Leather Project che presenta quattro giovani designer giapponesi specializzati nella lavorazione artigianale della pelle bianca, una tecnica millenaria praticata solo nella zona di Himeil.
Una edizione che conferma la forza di una manifestazione capace di generare espressioni artistiche e culturali ma dove i dati importanti rimangono quelli che descrivono uno scenario capace di reggere alla crisi. In un clima generale caratterizzato da complessità e incertezze, la moda maschile italiana (dove consideriamo anche maglieria, camiceria, cravatte, accessori), dalle stime di Confindustria Moda, saluta con una moderata crescita il 2018.

-Clara Tosi Pamphili

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Clara Tosi Pamphili

Clara Tosi Pamphili

Clara Tosi Pamphili si laurea in Architettura a Roma nel 1987 con Giorgio Muratore con una tesi in Storia delle Arti Industriali. Storica della moda e del costume, ha curato mostre italiane e internazionali, cataloghi e pubblicazioni. Ideatrice e curatrice…

Scopri di più