Architettura contemporanea e infanzia. L’esperienza di Parasite 2.0 a Mantova

I Parasite 2.0 sono stati coinvolti in “E se diventi farfalla”, un progetto che fino al 2022 porterà gli artisti all’interno delle scuole di nove regioni italiane. Chiamati per la città di Mantova, hanno realizzato un gioco che invita i bambini a riflettere su questioni come identità e collettività.

Innovare le modalità della didattica è l’obiettivo di E se diventi farfalla, il progetto quadriennale a scala nazionale che coinvolge artisti e professionisti di vari settori all’interno delle scuole; Bricks, borders and flags, sviluppato per la città di Mantova dallo studio Parasite 2.0, fa parte di questa iniziativa. A occuparsi di Mantova è Ilaria Rodella di MantovaPlayground, un progetto realizzato dal Comune in occasione di Mantova Capitale della Cultura 2016, allo scopo di “creare una didattica della città”, trasformando le sue vie in un grande parco giochi. E se diventi farfalla è nato grazie al bando della Fondazione Con i bambini che pone in rete diverse realtà italiane per raggiungere le fasce più fragili attraverso la creatività e i linguaggi dell’arte, innescando un dialogo originale fra la comunità della scuola e quella delle famiglie. Il progetto coinvolge una rete territoriale del mantovano ‒ di cui fanno parte le scuole dell’infanzia E. Berni e O. Pacchioni e il festival di teatro per l’infanzia, Segni New Generations Festival ‒ e una nazionale, che si estende dalla Sicilia al Friuli, passando per Rimini, dove si trova il capofila del progetto, il Centro Zaffiria.

BRICKS, BORDERS AND FLAGS

I Parasite 2.0 ‒ collettivo fondato nel 2010 da Stefano Colombo, Eugenio Cosentino e Luca Marullo ‒ hanno creato per l’occasione un gioco che riflette sul tema della collettività. Non è la prima volta che lavorano sul tema playground, anzi, come raccontano ad Artribune, “il progetto si inserisce in un filone della nostra ricerca che vede l’esercizio spaziale e la possibilità di dare forma all’habitat come pratica pedagogica travalicando il semplice esercizio progettuale, per sfociare in un esperimento collettivo. Alle spalle ci sono sempre le fascinazioni per gli Adventure Playground, visti come luogo in cui si aveva la possibilità di sperimentare nuove strutture sociali, in alcuni casi addirittura negando la necessità delle stesse. Il lavoro intrapreso in questi anni con Mantova Playground e i Ludosofici, insieme ad altri esperimenti come MAXXI Temporary School o Terraforma Playground, prova ad andare proprio in queste direzioni”.

Parasite 2.0, Bricks, borders and flags. Photo courtesy of Parasite 2.0

Parasite 2.0, Bricks, borders and flags. Photo courtesy of Parasite 2.0

LA MULTIETNICITÀ COME PUNTO DI PARTENZA

Nel caso specifico di Mantova, i Parasite hanno tradotto in ludo tematiche molto delicate, stimolati dall’altissimo grado di multietnicità che caratterizza gli istituti in cui hanno lavorato. Il gioco si basa su due elementi: da un lato il muro ‒ fatto di finti mattoni ‒ e l’idea di distruggere le barriere per realizzare insieme nuove architetture; dall’altro le bandiere da decomporre e ricostruire unendo parti di nazioni diverse per immaginarne di nuove.
Passo fondamentale è stato lasciare la possibilità ai bambini di sbagliare, provando a fargli comprendere come l’autonoma azione del singolo, senza una visione collettiva, portasse a risultati fallimentari; insieme hanno realizzato strutture più stabili e grandi. Per le bandiere è avvenuta la stessa cosa. Abbiamo notato come, nonostante la difficoltà di alcune situazioni e le svariate nazionalità, 19 in questo caso, per loro non esistano confini o muri. Non sentono nessuna differenza”.

I PROGETTI FUTURI

Ora Mantova si sta preparando a ospitare il prossimo laboratorio. “Stiamo lavorando per il prossimo progetto con i Landscape Coreography, Maddalena Fragnito ed Emanuele Braga”, anticipa Ilaria Rodella di Mantova Playground. In questo caso, i due artisti “immagineranno di essere arrivati dal futuro ed essere momentaneamente intrappolati in questo presente: siccome la loro astronave, che viaggia nel tempo, si è rotta, saranno alla ricerca di persone di questo mondo con le qualità giuste per poterla riparare. Nelle scuole andranno alla ricerca di piccoli umani, chiedendo aiuto, soprattutto se sono scuole frequentate da bambini e bambine che provengono da tutto il mondo, allenati a viaggiare e a immaginare nuove parole. Questi due esseri venuti dal futuro non sanno parlare la nostra lingua, il loro linguaggio è composto di gesti fatti con il corpo: con le mani, con la testa e le gambe comunicano ciò che ci permette di stare insieme. Come ci si saluta? Come ci si rispetta? Come si dice NO? Come si fa amicizia? Come si bacia nel futuro? Insieme, attraverso semplici esercizi, si proverà a immaginare il linguaggio dei gesti del futuro che verranno immortalati per creare successivamente un grande gioco del memory con tessere 40×40 da fare nei giardini delle scuole, nelle piazze dei quartieri e, perché no, nei palazzi della città”.

Parasite 2.0, Bricks, borders and flags. Photo courtesy of Parasite 2.0

Parasite 2.0, Bricks, borders and flags. Photo courtesy of Parasite 2.0

SUPERARE LA POVERTÀ EDUCATIVA CON L’ARTE

Tanti linguaggi e visioni ‒ prima i Parasite 2.0; poi i Landscape Coreography ‒ per provare a portare alcune tra le più interessanti sperimentazioni artistiche in quelle scuole e comunità di “soglia”, di “confine” dove spesso avvengono le trasformazioni più interessanti. “Come afferma lo scrittore Eugenio Trias, quando si parla di limiti si pensa a qualcosa che ci restringe o che, in qualche modo, ci ostacola suscitando la necessità di superarli o trasgredirli” ‒ prosegue Rodella ‒ “mentre noi attraverso questo progetto vogliamo pensare alle periferie e alle comunità che ci abitano, facendo riferimento al concetto romano di limes, quello spazio che può essere abitato, nel quale si può vivere e convivere. Un luogo cioè che possiede aperture e porte, producendo varchi di comunicazione e creando nuove realtà. Il senso di questo progetto, che ha come ambizioso obiettivo quello di superare la povertà educativa attraverso l’arte, sta proprio nel provare a usare l’immaginazione e la bellezza come strumenti per affermare nuove idee, identità e comunità”.

Bianca Felicori

www.segnidinfanzia.org/it/progetti/e-se-diventi-farfalla

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Bianca Felicori

Bianca Felicori

Bianca Felicori è architetto junior e studentessa del corso di Laurea Magistrale in Architettura e Disegno Urbano presso il Politecnico di Milano. Inizia il suo percorso nella redazione di Domus insieme all’ex direttore Nicola Di Battista, correlatore della sua tesi…

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