La nomination di 8 architetture di Frank Lloyd Wright alla World Heritage List dell’UNESCO

Dopo il 2016 il Frank Lloyd Wright Building Conservancy ritenta la nomination di 8 edifici di uno dei maestri dell’architettura del Dopoguerra. Ecco le motivazioni che porterebbero le architetture di Frank Lloyd Wright a essere inserite nella World Heritage List.

Ce la faranno questa volta le 8 architetture, alcuni dei pilastri del secondo ‘900, a essere iscritte nella World Heritage List dell’UNESCO? La Frank Lloyd Wright Building Conservancy ha presentato The 20th-Century Architecture of Frank Lloyd Wright, un dossier con l’analisi degli edifici dell’architetto americano per avallare la nomination. “Dopo la decisione di rinvio del World Heritage Committee nel luglio 2016, il Frank Lloyd Wright World Heritage Council ha lavorato a stretto contatto con il Servizio dei Parchi Nazionali degli Stati Uniti e, tramite loro, con ICOMOS, prendendo seriamente in considerazione i loro commenti e utilizzandoli per apportare le opportune modifiche alla proposta”, dichiarano Edith Payne e Barbara Gordon, rispettivamente Presidente e Direttore esecutivo del Frank Lloyd Wright Building Conservancy. Il testo, oltre a dare le motivazioni per cui gli edifici debbano essere iscritti nella lista dell’UNESCO, propongono altri nomi che si potranno aggiungere in un secondo momento. Vengono inoltre considerati i fattori di rischio degli edifici e i piani di manutenzione e gestione. Le otto architetture sono: Unity Temple, Frederick C. Robie House, Taliesin, Hollyhock House, Fallingwater, Herbert and Katherine Jacobs House, Taliesin West e Solomon R. Guggenheim Museum. Ecco perché dovrebbero essere iscritte nella Worl Heritage List.

– Ilaria Bulgarelli

UNITY TEMPLE, OAK PARK, ILLINOIS, 1906-1909

Unity Temple, photo by Aude, fonte Wikipedia

Unity Temple, photo by Aude, fonte Wikipedia

Secondo la Frank Lloyd Wright Building Conservancy il motivo principale per cui le architetture dovrebbero essere iscritte è perché “mostrano un importante scambio di valori umani, definiscono un arco temporale o sono all’interno di una specifica area culturale, e per l’influenza che hanno avuto sulle altre architetture”, a validare questo principio sono state stabilite 3 categorie attribuendone una a ogni architettura. L’Unity Temple rispecchia la prima, ossia di essere una “architettura in grado di soddisfare i bisogni funzionali ed emotivi attraverso l’astrazione geometrica e la manipolazione spaziale”. Questo edificio dalla forma cubica astratta, utilizza in maniera innovativa il cemento armato, unendo l’intento estetico e la struttura. Unity Temple è stato costruito nel primo decennio del XX secolo, una radicale frattura dai principi dell’architettura religiosa occidentale.

FREDERICK C. ROBIE HOUSE, CHICAGO, ILLINOIS, 1908-1910

Robie House, photo by David Arpi, fonte Wikipedia

Robie House, photo by David Arpi, fonte Wikipedia

Anche la Robie House rientra nella prima categoria. Questo edificio è considerato la Prairie house per antonomasia, con la caratteristica principale della pianta aperta del piano terra. Realizzata nel 1910 quando le abitazioni avevano un determinato schema distributivo dallo sviluppo verticale, questa architettura rivoluziona completamente gli spazi interni consentendo di spostarsi nei vari ambienti in maniera orizzontale. Fondamentale è il concetto del camino posto al centro dell’ambiente, quale vero e proprio focolare domestico, con tutta la sua simbologia.

TALIESIN WEST, SCOTTSDALE, ARIZONA, 1938-1942

Taliesin West, fountain and terrace, with dining and dormitory area beyond, photo by Lar, fonte English Wikipedia

Taliesin West, fountain and terrace, with dining and dormitory area beyond, photo by Lar, fonte English Wikipedia

Viene considerata una “architettura in grado di soddisfare i bisogni funzionali ed emotivi attraverso l’astrazione geometrica e la manipolazione spaziale”, la Taliesin West che fonde perfettamente struttura e paesaggio evocando antiche culture e l’essenza primordiale del suo deserto. L’influenza degli indigeni americani è presente anche nella ripetizione, come elemento decorativo, di un tradizionale disegno nativo americano chiamato “freccia vorticosa” (una spirale quadrata).

TALIESIN, SPRING GREEN, WISCONSIN, 1911

Taliesin, photo by QuartierLatin1968, fonte Wikipedia

Taliesin, photo by QuartierLatin1968, fonte Wikipedia

Taliesin appartiene invece alla seconda categoria per il suo “design ispirato alle forme e ai principi della natura” Per la sua relazione con la natura l’edificio è un esempio di architettura organica, che sembra nascere dalla collina, in cui vengono utilizzati materiali locali e con affacci sulle fattorie e colline circostanti attentamente progettati. Wright visse a lungo in questa proprietà.

FALLINGWATER, MILL RUN, PENNSYLVANIA, 1936-1939

Fallingwater, photo by Somach, fonte Wikipedia

Fallingwater, photo by Somach, fonte Wikipedia

Chi non conosce Fallingwater, o Casa sulla cascata! Oltre a essere una delle architetture fondamentali del ‘900, è l’emblema della categoria a cui appartiene, ossia quella dal “design ispirato alle forme e ai principi della natura”. Un’architettura che è parte integrante dell’ambiente boschivo da cui riprende i colori e i materiali, come la roccia della cascata che, più o meno levigata, diventa il pavimento del piano terra. Un design che abbraccia, e soprattutto rispetta, la natura che circonda la costruzione. Basti pensare alle terrazze a sbalzo sull’acqua che sembrano perdersi tra gli alberi.

HOLLYHOCK HOUSE, LOS ANGELES, CALIFORNIA, 1918-1921

Hollyhock House, photo by Sfoskett, fonte Wikipedia

Hollyhock House, photo by Sfoskett, fonte Wikipedia

Una “architettura che risponde a un’esperienza americana in evoluzione” è la Hollyhock House, che, nella terza categoria, trae ispirazione da altri luoghi e culture. Con un design unico, è un esempio di interpretazione moderna delle forme indigene. Progettata e realizzata a Hollywood tra il 1918 e il 1921, quando l’industria cinematografica si stava affermando, in contrasto con le facciate Art Déco dell’epoca, l’abitazione presenta una forma che ricorda l’antica Meso-America. La sua decorazione è parte integrante della forma.

HERBERT AND KATHERINE JACOBS HOUSE, MADISON, WISCONSIN, 1937

Herbert and Katherine Jacobs House, photo by James Steakley, fonte Wikipedia

Herbert and Katherine Jacobs House, photo by James Steakley, fonte Wikipedia

La Herbert and Katherine Jacobs House mostra il cambiamento della società nel ventesimo secolo e per questo è stata inserita nella terza categoria. Questa è la prima delle case usoniane di Wright, un progetto per una famiglia di modesti mezzi e senza servitori. Una casa unifamiliare suburbana indipendente, costruita durante la Depressione negli anni ’30, che rispondeva alle esigenze abitative degli americani. Con la sua organizzazione, progettazione e costruzione innovativa è stata la risposta al cambiamento della società verso un’informalità senza schemi e ruoli.

SOLOMON R. GUGGENHEIM MUSEUM, NEW YORK, 1956-1959

Solomon R. Guggenheim Museum, photo by Sailko, fonte Wikipedia

Solomon R. Guggenheim Museum, photo by Sailko, fonte Wikipedia

Il Guggenheim Museum è “architettura che risponde a un’esperienza americana in evoluzione”, un capolavoro architettonico che segna una netta frattura dalla concezione “accademica” di museo. Il Frank Lloyd Wright Building Conservancy vuole sottolineare come questo edificio sia la risposta alla necessita della società del XX secolo di vivere una diversa esperienza museale, “il Guggenheim è il prototipo del museo d’arte moderna in cui l’edificio diventa l’opera d’arte primaria, immergendo il visitatore in un ambiente che evoca una risposta emotiva. La sua forma circolare fornisce un contrasto dirompente alla regolarità lineare della città per la quale è stato progettato”.

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Ilaria Bulgarelli

Ilaria Bulgarelli

Ilaria Bulgarelli (Roma, 1981) ha studiato presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, conseguendo la laurea triennale in Ingegneria Edile, poi presso “Sapienza Università di Roma”, per terminare i suoi studi con la laurea specialistica in Architettura. Un mix…

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