Cool Le Corbusier

Prima dell’effetto Bilbao ci fu l’effetto Marsiglia. Non fu un successo, o almeno non lo fu nella misura sperata e per i motivi addotti dal suo proponente: Charles-Edouard Janneret detto Le Corbusier. Il celebre architetto e teorico, supportato e sponsorizzato dal ministro dei Lavori Pubblici francese, Claude Petit, aveva infatti proposto per la ricostruzione postbellica in Francia palazzoni, chiamati Unità di abitazione, ciascuno per oltre un migliaio di abitanti, separati tra loro da ampie distese di verde e organizzati in conformità a principi radicalmente innovativi…

L’unità di abitazione di Le Corbusier, realizzata a Marsiglia tra il 1946 e il 1952, alta 17 piani e dotata di 337 appartamenti duplex serviti da un lungo ballatoio, era largamente autosufficiente e conteneva i servizi essenziali per gli abitati: in un piano intermedio i negozi e in copertura palestra, piscina e spazi per la ginnastica e la corsa. L’idea di Le Corbusier era invadere le periferie urbane con edifici-transatlantico (in senso quasi letterale: perché largamente ispirati all’autosufficienza di queste navi), imponendo un nuovo modo di vivere la città. In realtà non avvenne e, sebbene alcuni modelli di unità di abitazione furono realizzati in altre città, l’esperienza fu presto rubricata come un folle insuccesso.
Tuttavia l’unità di Marsiglia, dopo un iniziale declino, ha goduto di un inaspettato rinascimento. E non perché il modello sociale studiato da Le Corbusier funzionasse, ma perché l’unità è diventata l’icona di se stessa. Molti architetti e intellettuali, attratti dalla fama universale di Le Corbusier, hanno voluto viverci o andarci a dormire per qualche giorno. Il mostro architettonico è diventato oggetto di culto. Da qui l’effetto Marsiglia perché, nel frattempo, si è scoperto che tale sorte è condivisa da alcuni capolavori dell’architettura contemporanea: schifati o disprezzati dalla gente comune ma non dagli addetti ai lavori. I quali non sono certo una minoranza insignificante e in Europa sicuramente superano il milione di unità (i conti sono presto fatti, se si pensa che in Italia vi sono 150mila architetti).
L’effetto Bilbao è diverso. In questo caso non abbiamo il fallimento iniziale di una struttura poi recuperata da un pubblico di élite, ma un successo fin dall’inizio planetario. Molti l’hanno ingenuamente attribuito solo alla riuscita e inusuale forma dell’edificio. In realtà, al successo del Guggenheim ha contribuito una municipalità che ha operato cospicui investimenti per cambiare l’economia cittadina, da industriale a post-terziaria, e una fondazione museale che ha le spalle grosse, nonostante poi abbia corso il rischio di spezzarsele per aver tentato di riprodurre l’effetto Bilbao in altre realtà con minori potenzialità.

Stefano Boeri

Stefano Boeri

Che dire dei recenti interventi a Marsiglia, che hanno visto impegnati tanti architetti, più o meno celebri, da Fuksas alla Hadid, da Foster a Nouvel, da Ricciotti a Boeri a 5+1AA? Che è difficile sperare sia nell’effetto Bilbao sia nel primo effetto Marsiglia. L’operazione, se riuscirà, dipenderà da quanto i nuovi edifici saranno in grado di migliorare il modo di fruire la città e ovviamente dal modo in cui saranno gestiti.
Post scriptum: dimenticavo di dire che oltre Marsiglia e Bilbao c’è l’effetto Maddalena. Il luogo dove doveva svolgersi il G8 e, su pressione politica, sono stati costruiti costosissimi edifici, ma dove si è ottenuto solo un gigantesco, immenso, disastroso flop.

Luigi Prestinenza Puglisi

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #13/14

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Luigi Prestinenza Puglisi

Luigi Prestinenza Puglisi

Luigi Prestinenza Puglisi (Catania 1956). Critico di architettura. Collabora abitualmente con Edilizia e territorio, The Plan, A10. E’ il direttore scientifico della rivista Compasses (www.compasses.ae) e della rivista on line presS/Tletter. E’ presidente dell’ Associazione Italiana di Architettura e Critica…

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