Moi Aussi. La galleria dove gli artisti espongono solo occhiali

Si tratta di una galleria d’arte digitale che presenta una particolare tipologia di opera d’arte: occhiali realizzati da artisti di tutto il mondo

“Anche io vorrei essere un artista”: da questa frase pronunciata da Andrea Zampol D’Ortia, founder del brand assieme al figlio Luca, nasce Moi Aussi, la prima art gallery digitale ad unire artisti di tutto il globo attorno a un’unica e insolita tela sulla quale possono intervenire con la propria creatività. Il progetto unisce il mondo dell’arte con il mondo dell’occhiale, oggetto d’uso comune e familiare ad Andrea Zampol D’Ortia. L’occhiale diventa quindi la tela degli artisti, trasformato da oggetto a supporto o a opera d’arte direttamente.
Greta Pllana (Albania), Roots

Greta Pllana (Albania), Roots

OCCHIALI COME OPERE D’ARTE. IL PROGETTO MOI AUSSI

Il progetto parte nella zona del Cadore, fra le Dolomiti Bellunesi, nell’incredibile distretto  italiano dell’occhiale. Arrivando a coinvolgere una sessantina di artisti da tutti i continenti da 24 paesi. La scelta degli artisti viene fatta da Andrea Zampol D’Ortia e dal suo team sulla base di un lavoro di scouting quotidiano, tra emergenti e affermati, impegnandosi a non creare squilibri geografici (4-5 artisti per ogni Paese). Ad ognuno viene richiesto di mettersi in gioco in uno spazio atipico. L’art gallery promuove gli artisti sul proprio sito internet e sui social. “Moi Aussi è un contenitore vibrante di incontri, di esperienze passate e di luoghi vissuti, dove la libertà, l’istinto e la consapevolezza dell’artista fanno emergere l’espressione delle sue origini, le tradizioni della sua cultura e il proprio animo”, spiega Andrea Zampol D’Ortia. “Così, nell’unione di genialità e manualità, nasce un’opera unica e non replicabile. Ho immaginato di unire gli animi in modo puro, etico e spontaneo, attraverso il passaggio di un oggetto di uso quotidiano, come un occhiale. Ho adottato un linguaggio, quello dell’Arte, che dà modo agli artisti provenienti dall’intero globo di conoscersi, interagire, condividere idee e progetti nel nome della bellezza”.
Oscar Contreras Rojas   behind the scenes

Oscar Contreras Rojas behind the scenes

PROGETTO MOI AUSSI. GLI ARTISTI

Gli artisti provengono da diverse parti del mondo, come la giovane albanese Greta PllanaOscar Contreras Rojas dal Messico e la russa Elena Shaposhnikova. Nella ricerca di Pllana ricorrono i temi della natura, ma anche di identità e memoria. La sua opera Roots combina questi elementi, riflette l’ambiguità e lo spaesamento con cui ogni individuo si interfaccia quotidianamente. Anche in Oscar Contreras Rojas è presente il tema della natura: partendo da schizzi eseguiti durante diversi viaggi, ha ricostruito una scena che includesse le impressioni e gli elementi che hanno catturato la sua attenzione. L’opera di Elena Shaposhnikova si ispira alla sua terra natia, la Siberia, ricca di risorse ma con un difficile passato. L’elemento di partenza è stato un sacco dell’immondizia, che per l’artista simboleggia l’abbandono dei propri territori, l’assenza di tracce umane. Stefano Forgione e Giuseppe Rossi, duo meglio conosciuto come TTOZOI, sono noti per i lavori inusuali con muffe, macchie e ossidazioni naturali. L’opera di Helmut Pizzinini si rifà ai simboli che governano le leggi della vita: The tree of Life indica lo zero, il principio di tutto rappresentato con un albero spoglio pronto a rifiorire. Tra gli americani spiccano Erik Sommer da New York e Timothy Washington da Los Angeles. Gli occhiali progettati da Erik Sommer sono in cemento, materiale che, pur essendo pesante e grezzo, fa apparire gli oggetti fragili e delicati. I secondi sono rivestiti con poster di strada “lasciati invecchiare” e colla di farina. 

Ndoye Douts (Senegal), The Contemporary man

Ndoye Douts (Senegal), The Contemporary man

GLI OCCHIALI D’ARTISTA DI MOI AUSSI

Da Colombia e Paraguay hanno aderito Giovanni Paolo Randazzo e Alfredo Quiroz. L’opera sviluppata da Randazzo nasce da una serie di riflessioni riguardo il contesto sociopolitico nel 2019 in Colombia. Il dispositivo realizzato riproduce le voci delle vittime, dei leader e delle proteste sociali, con lo scopo di utilizzare l’ascolto come veicolo per la riparazione della memoria. Gli occhiali fungono da scudo-specchio, infondendo però una luce di speranza. Quiroz ragiona sulla perdita e sulla fragilità della memoria: gli occhiali dal nome LUV, riprendono il disegno di un volto defunto, dove la maschera e le aste laterali degli occhiali sono realizzate in gesso. Dal Senegal ha aderito Ndoye Douts, seguito da un corposo gruppo di artisti: Baye Ndiaga DioufCheikha Sigil e Fally Sene Sow. The Taximan di Ndoye Douts rappresenta uno schermo attraverso il quale una persona, svolgendo la sua professione, osserva il mondo attraverso il parabrezza. The Contemporary man rappresenta un uomo che, attraverso i cambiamenti nelle città e nel modo d’essere, cerca di migliorarsi costantemente. Dall’Australia viene Clayton Blake che, prima di spedire le opere in Italia, insieme ad alcuni colleghi ha organizzato a Brisbane una piccola mostra, presentando gli occhiali realizzati per Moi Aussi. Brutalist di Blake è un omaggio all’architettura degli anni ’50, ne richiama i materiali da costruzione spogli, con la presenza di cemento a vista, forme angolari e monocromie. 
– Federico Poletti 

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Federico Poletti

Federico Poletti

Eclettico, nomade e multitasking: questi sono gli aggettivi che meglio definiscono l’orizzonte creativo e professionale di Federico Poletti. Milanese di adozione, parte da una formazione accademica nell’arte (laureato in Conservazione dei Beni Culturali) per arrivare a una visione della moda…

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