Futuro Antico. Intervista all’astronoma Francesca Matteucci

Ha sviluppato modelli numerici per calcolare in modo dettagliato l’evoluzione dell’abbondanza di elementi chimici nel gas delle galassie. Lei è Francesca Matteucci e l’abbiamo invitata a riflettere sul futuro nella rubrica curata da Spazio Taverna

Laureata in Fisica all’Università di Roma “La Sapienza”, nel 1994 Francesca Matteucci (Roma, 1953) diventa professore associato all’Università di Trieste e da novembre 2000 è ordinario presso quell’ateneo. Dall’anno successivo è socio dell’Accademia dei Lincei per la classe di Scienze. Dal 2003 al 2006 è stata direttore del Dipartimento di Astronomia e vice direttore del Dipartimento di Fisica dell’Università di Trieste, oltre che Presidente del Consiglio Scientifico INAF.

Quali sono le tue fonti di ispirazione nell’arte?
Sicuramente la musica. Ho una particolare preferenza per la musica lirica, Mozart e Verdi sono stati il sottofondo nei miei anni di studio e di ricerca. Per noi astronomi la musica è fondamentale soprattutto quando dobbiamo passare tutta la notte all’interno dei laboratori per le osservazioni nel telescopio. Credo ci sia un fortissimo legame tra la fisica e la musica, molti fisici sono stati musicisti e se non sbaglio Einstein stesso suonava il violino.

Qual è il progetto che ti rappresenta di più? Puoi raccontarci la sua genesi?
Ho scelto la fisica perché mi piacciono le sfide e chiaramente quando cerchi di capire la fisica dell’universo queste non mancano. Di cose da capire ce ne sono tantissime e la mia attenzione negli anni giovanili era rivolta proprio a un modello di formazione della Via Lattea, per esplorare la formazione degli elementi chimici che sono nell’atmosfera delle stelle, per capire come è nata e come si è evoluta nel tempo. Questi gas per noi fisici sono come i fossili per gli archeologi, da queste informazioni riusciamo a risalire alla storia delle galassie. All’epoca studiai modelli di evoluzione chimica che erano ancora agli inizi. Mancavano ancora molti processi fisici su questi modelli come ad esempio considerazioni approfondite su un certo tipo di supernove, che sono stelle che esplodono alla loro morte, e questo tipo di supernove sono quelle che formano la maggior parte del ferro, che è un elemento fondamentale sia in astrofisica sia in biologia. Questa ricerca non era mai stata fatta prima e il motivo per cui la scelsi fu perché era complicata. Era il 1986 e, come spesso accade, quella ricerca fatta in età giovanile è forse quella che mi rappresenta maggiormente. Il modello che sviluppai fu usato da molti colleghi e questo mi ha permesso per qualche anno di vivere di rendita.

“La scienza è basata sul passato e il futuro ha sicuramente un cuore antico, anche perché nella fisica si va tanto avanti ma non si cancella mai quello che è stato fatto prima”.

Quale importanza ha per te il Genius Loci all’interno del tuo lavoro?
Il nostro lavoro è fatto di collaborazione e di confronto con gli altri, per cui ci sono particolari posti in cui l’ambiente è molto stimolante e altri dove lo è di meno.
Nella mia carriera i miei Genius Loci sono stati Padova e Monaco di Baviera, non Roma, purtroppo, nonostante mi sia laureata e formata a Frascati nei primi anni.
Gli ambienti più stimolanti li ho trovati dopo, a Padova ho imparato il mestiere e invece a Monaco di Baviera, allo European Southern Observatory, ho trovato un ambiente particolarmente stimolante dove i giovani postdoc avevano la liberta di fare ciò che desideravano. Quindi il Genius Loci esiste, esiste qualcosa che ti ispira e che ti fa sentire meglio. Nel nostro campo è l’ambiente circostante e i colleghi.

PASSATO E FUTURO SECONDO FRANCESCA MARIA MATTEUCCI

Quanto è importante il passato per immaginare e costruire il futuro? Il futuro ha un cuore antico?
Importantissimo, perché senza il passato non ci sarebbe il presente. Ovviamente soprattutto per noi nella scienza il passato è fondamentale, perché ci troviamo realmente in piedi sulle spalle di alcuni giganti e non dobbiamo ricominciare tutto da capo ogni volta.
Nel 1600 Galileo ha inventato la scienza e dopo di lui si sono susseguiti una serie di personaggi, da Newton a Planck a Einstein a Fermi, che hanno messo un tassello importantissimo senza il quale adesso non riusciremmo a fare quello che siamo in grado di fare. Quindi la scienza è basata sul passato e il futuro ha sicuramente un cuore antico, anche perché nella fisica si va tanto avanti ma non si cancella mai quello che è stato fatto prima, che viene continuamente reinglobato.

Quale consiglio daresti un giovane che vuole intraprendere la tua strada?
Prima di tutto cercherei di capire se ha passione e, se questa è presente, consiglierei di seguire il cuore. Credo che i mestieri nella vita vadano fatti solo se ti appassionano, altrimenti diventano delle prigioni. La fisica è una di quelle discipline si intraprende esclusivamente per passione, non vedo altri motivi per seguire una scienza così complessa.
Dopodiché oltre alla passione ci vuole il divertimento, ai miei dottorandi dopo 6 mesi chiedo se quello che stanno facendo li diverte, e se così non è suggerisco loro di cambiare mestiere. Posso testimoniare che a me questo mestiere ha sempre divertito, affascinato e attratto.
Ricordo la voglia di tornare in ufficio, quando non c’erano i computer portatili, per cercare di risolvere un problema che era rimasto aperto.
La cosa principale che posso dire è: segui la tua passione, se hai passione nel tuo mestiere, avrai sicuramente successo.

In un’epoca definita della post verità, ha ancora importanza e forza il concetto di sacro?
Il concetto di sacro, se lo releghiamo alla religione, è ancora sicuramente importante anche se come sai gli scienziati non sono spesso molto religiosi, infatti più vicino alla scienza è il concetto di sacro che è al di là della religione: è sacro il rispetto di se e stessi e degli altri, così come è sacro non tradire se stessi e gli altri.
Ci sono dei valori morali che io ritengo personalmente sacri e inviolabili e credo che questo concetto sia fondamentale per la vita di ogni individuo, sia che sia legato alla religione o ad altri valori.

Come immagini il futuro? Sapresti darci tre idee che secondo te guideranno i prossimi anni?
Se lascio spazio all’immaginazione, auspicherei che le guerre non ci fossero più e che il cervello umano si dedicasse a cose più importanti. Supponiamo che la scienza proceda e allora immagino un mondo dominato dall’intelligenza artificiale e dalla colonizzazione di altri pianeti, e anche dall’essere riusciti a far vivere le persone oltre i 120 anni.
D’altro canto penso che ci potrebbe anche essere uno scenario più pessimista se guardiamo le cose come sono adesso. Uno scenario in cui le guerre non finiscono e il cervello irrazionale prevale su quello razionale. Se questo dovesse succedere, penso che andremmo sicuramente verso l’autodistruzione.
Questo pensiero mi ricorda sempre una scena del film Il pianeta delle scimmie, in cui la scimmia calpesta il monitor di un computer sotto i piedi con le rovine di New York sullo sfondo. Questo è un monito da tenere a mente perché tutti i secoli dal Settecento in poi sono stati un continuo sviluppo della scienza, ma non è detto che ciò duri per sempre. Lo spero, ma temo che ci possa essere un’involuzione se non ci rendiamo conto che l’irrazionalità deve lasciare posto alla razionalità.

Marco Bassan

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Marco Bassan

Marco Bassan

Curatore d’arte contemporanea, fondatore di Spazio Taverna. Ha curato progetti per istituzioni quali il MAECI, Fondazione CDP, CONAI, i Musei Capitolini, il Museo Nazionale Romano, il Parco Archeologico dell’Appia. Nel 2023 ha consegnato la tesi di dottorato presso Roma Tre…

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