Dalla Triennale a Marte. Intervista a Stefano Boeri

A poche settimane dalla nomina a presidente della Triennale di Milano, l’architetto chiarisce la sua visione per la storica istituzione culturale e propone tre azioni politiche per il futuro dell’Italia.

Da pochi giorni è stato ufficializzato il suo incarico in Triennale. Quale sarà il ruolo dell’architettura nella programmazione futura? Ritiene che il suo ruolo potrà contribuire al rilancio del dibattito sulla professione in Italia?
Ho sempre pensato che uno dei modi di intendere l’architettura è considerarla una prospettiva sul mondo, un punto di vista sulle altre discipline creative. La Triennale ha già consustanziale al suo corpo l’essere un’architettura pensata, fin dall’inizio, per ospitare tutte le discipline della creatività. Da subito ha avuto al proprio interno un teatro, ha inglobato spazi espositivi, ha accolto mostre legate alle arti visive e plastiche; fin dall’inizio ha ospitato uno spazio per la danza… Il Palazzo dell’Arte di Giovanni Muzio è un edificio straordinario ed è di per sé già una conferma di quanto l’architettura sia una prospettiva aperta su tutte le altre arti. Quello che faremo sarà non perdere nessuno degli altri linguaggi; piuttosto cercheremo di leggerli nella prospettiva dell’architettura. Che significa confermare, aggiornandola al contemporaneo, la vocazione storica della Triennale. Questo sarà il nostro progetto.

Un atteggiamento che si rifletterà nelle nomine del prossimo Comitato scientifico?
È assolutamente prematuro affrontare questo argomento. È una scelta che andrà fatta ragionando con grande attenzione.

Stefano Boeri, Presidente Fondazione La Triennale di Milano. Photo Gianluca Di Ioia

Stefano Boeri, Presidente Fondazione La Triennale di Milano. Photo Gianluca Di Ioia

Il modello di gestione dei tanti spazi a disposizione sarà teso a incentivare proposte da parte di soggetti privati?
L’apertura alla sfera privata è un atteggiamento comune a tutti i grandi spazi culturali e museali del mondo. Naturalmente lavoreremo per cercare di rendere ancora più efficace il rapporto con tutti i soggetti esterni, non solo con i cosiddetti “privati” che, tra l’altro, sono una categoria ampia, troppo generica. I privati sono istituzioni bancarie, sono aziende che, ad esempio, operano nei settori della moda e del design, sono singoli individui o gruppi di cittadini, sono mecenati e grandi finanziatori della cultura e dell’arte: se volessimo elencarli tutti, non finiremmo più! L’importante, piuttosto, è capire quale tipo di contributi raccogliere. Un processo come la creazione dell’associazione Amici della Triennale, che si occupa di raccogliere fondi da parte di queste diverse forme della società privata, si è rivelato un passo fondamentale, un’ottima intuizione del mio predecessore Claudio De Albertis.

Estendendo l’orizzonte al resto del Paese, nei giorni scorsi l’architetto Mario Cucinella, presentando al MiBACT il suo Arcipelago Italia, ha sottolineato l’urgenza di una nuova Legge per l’Architettura. Ipotizzando che il prossimo Governo volesse coinvolgere attivamente alcuni architetti, chiedendo loro di elencare azioni urgenti legate agli aspetti paesaggistici e architettonici dell’Italia, anche alla luce della sua esperienza nelle zone terremotate del Centro Italia – a Norcia e Amatrice, in particolare – cosa proporrebbe? Su quali “nervi scoperti” si dovrebbe agire subito?
Indicherei tre aspetti. Primo: una grande visione per le quattordici aree metropolitane italiane. Bisogna rilanciare il tema a partire da quattordici piani strategici simultanei che ridiano identità e futuro a queste aree, per ricondurle a “valori guida” come la lotta alla povertà, l’accessibilità, la forestazione, lo sviluppo rigenerativo. In secondo luogo, proporrei una politica sui boschi e sulle foreste. Ho sempre sostenuto l’idea di un “Ministero dei Boschi e del Legno”, capace di valorizzare il patrimonio delle nostre foreste come una componente essenziale del nostro modello di sviluppo economico. In questo modo si potrebbero sostenere le aziende attive nei campi dell’arredamento, dell’edilizia, della sostenibilità, in un’ottica estesa alle filiere del legno di tutte le regioni italiane. Nello stesso tempo, così facendo, otterremmo anche un aiuto nella messa in sicurezza di un Paese tanto fragile. Infine, proporrei una legge che incentivi la sostituzione edilizia. Su 12 milioni di case in Italia, 4 milioni sono obsolete, energivore, di bassa qualità. Anziché renderli difficili, bisognerebbe favorire i processi di demolizione e sostituzione, togliendo gli oneri di urbanizzazione e cercando di sostenere l’architettura di qualità. Il risultato? Un volano economico formidabile per le piccole aziende nel campo dell’edilizia, per i professioni del campo dell’architettura, per il comparto arredamento. Sarebbe una mossa fondamentale.

Stefano Boeri Architetti, tre scuole pubbliche a Tirana. Concorso vinto nel febbraio 2018. Courtesy SBA

Stefano Boeri Architetti, tre scuole pubbliche a Tirana. Concorso vinto nel febbraio 2018. Courtesy SBA

In una recente intervista, nella quale le è stato chiesto di scegliere “un posto da tenere d’occhio per il 2030”, ha indicato Roma. Per gettarsi alle spalle questa fase complessa della sua storia di cosa avrebbe bisogno la Capitale?
Roma è una città ancestrale e contemporanea nello stesso tempo. Nel suo corpo conserva delle porzioni di natura e delle dimensioni legate all’agricoltura che si affiancano a luoghi legati alla ricerca più avanzata. È una metropoli orizzontale, fatta di tanti centri che, anche dal punto di vista orografico, si staccano per essere autonomi. È un luogo unico, di una potenza infinita. Ha bisogno di una visione, di un traguardo. Credo che, per certi aspetti, basterebbe concentrarsi davvero sulla sua unicità a livello mondiale per ritrovare la sua potenza. E farla ripartire.

Da Roma proviamo a “puntare” su Marte, passando per la Cina. In cosa consiste il progetto che sta portando avanti con gli studenti del Future City Lab, da lei coordinato alla Tongji University di Shanghai, di una “città-foresta per Marte 2117”?
Il progetto è partito come una distopia: si trattava, prima di tutto, di dar conto del rischio reale che Shanghai, entro i prossimi cento anni, possa essere sommersa dalle acque dell’oceano in seguito al cambiamento climatico. L’ipotesi della colonizzazione di Marte ‒ non ci sono molte alternative ‒ va dunque considerata come una fertile provocazione. La questione di fondo è cominciare a immaginare cosa potrebbe voler dire vivere su un altro pianeta; per farlo stiamo lavorando anche a contatto con l’Agenzia Spaziale Italiana e il suo omologo cinese. Il nostro progetto immagina la presenza di ecosistemi complessi ‒ non semplicemente navicelle, capsule, cupole o altri dispositivi – su Marte, all’interno dei quali la natura vegetale possa sviluppare le condizioni ambientali per garantire la sopravvivenza. Al prossimo Fuorisalone, a Milano, faremo il punto su questo lavoro con l’installazione Space&Interiors [all’interno della manifestazione organizzata da MADE eventi srl, dal 17 al 21 aprile, N.d.R.], che presenteremo nello spazio ipogeo The Mall, a Porta Nuova.

Stefano Boeri Architetti, tre scuole pubbliche a Tirana. Concorso vinto nel febbraio 2018. Courtesy SBA

Stefano Boeri Architetti, tre scuole pubbliche a Tirana. Concorso vinto nel febbraio 2018. Courtesy SBA

Chiudiamo tornando a Milano. Alla luce dell’impegno in Triennale, dobbiamo attenderci un passaggio di testimone alla guida della Milano Arch Week? Ci sarà qualche novità?
In realtà stiamo lavorando sul programma, che, come fatto nel 2017, includerà un momento importante al Politecnico di Milano. Posso già anticipare che quest’anno avremo un’occasione di riflessione sul futuro delle città presso la Fondazione Feltrinelli e, naturalmente, proprio la Triennale sarà il luogo principale per conferenze, incontri, eventi. Senza dimenticare le incursioni nel territorio, come abbiamo sempre fatto con i VespArch, alla ricerca delle architetture più valide e controverse della città.

Valentina Silvestrini

www.stefanoboeriarchitetti.net

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

Scopri di più