Disordini all’Accademia di Brera: le proteste dei docenti a contratto di Nuove Tecnologie

Il periodo di lockdown ha portato a galla le criticità interne anche della rinomata Accademia di Brera, con la formazione di un Coordinamento dei Docenti Precari del dipartimento di Nuove Tecnologie. Ecco che cosa chiedono e qual è stata finora la risposta della direzione accademica.

Prosegue il racconto di Artribune sulle accademie italiane. In questo periodo abbiamo riportato le vicende dell’Accademia di Belle Arti di Lecce e di quella di Ravenna, realtà dalle storie diverse e dalle differenti problematiche. Ma con una grande radice in comune: i paradossi del comparto AFAM – Alta Formazione Artistica e Musicale che regolano le vite di accademie e conservatori. Un insieme di leggi le cui incongruenze saltano fuori periodicamente – e in questi mesi ancora di più, esacerbate dalle conseguenze della pandemia – influendo sulla vita di docenti, studenti o sulla continuità didattica. Ora è il turno dell’Accademia di Belle Arti di Brera, celebre scuola di formazione artistica a Milano, alle prese con le richieste dei docenti a contratto del dipartimento di Nuove Tecnologie, i quali hanno formato un “Coordinamento dei Docenti Precari” minacciando il blocco delle tesi e sollecitando un dibattito urgente con la direzione in merito alle proprie condizioni lavorative. Intanto, perché proprio Nuove Tecnologie? Il dipartimento (che solitamente si svolge nella sede dislocata di Brera 2 in Viale Marche, in attesa del completamento della nuova collocazione presso l’ex scalo ferroviario Farini) è l’indirizzo più “nuovo” dell’offerta formativa, che tratta perlopiù materie che il Ministero non ha ancora messo a concorso. Per funzionare, è necessario l’inserimento di docenti esterni a contratto (il Co.co.co. già oggetto di tante polemiche nei mesi scorsi), che costituiscono l’80% del totale, contribuendo alla formazione di 640 studenti iscritti.

IL NUOVO COORDINAMENTO DI NUOVE TECNOLOGIE: PRECARI O CONTRATTISTI?

Sono 19 i punti presentati dal Coordinamento dei Docenti Precari di Nuove Tecnologie, con 30 firmatari. Le richieste vengono poste all’attenzione della direzione didattica e amministrativa, con le quali si intende avviare un confronto diretto. Finché questo non avverrà, i docenti firmatari non prenderanno in carico nuove tesi. I punti sono disparati, dalla richiesta di inserire i docenti a contratto nel Consiglio di Amministrazione alla trasformazione dei contratti Co.Co.Co. in contratti a tempo determinato, passando per un aumento della paga oraria a riconoscimenti economici di attività extra didattiche finora svolte gratuitamente. Per i docenti la precarietà significa stipendi da fame, significa firmare contratti lesivi della dignità di qualsiasi lavoratore, in cui le ore dedicate ad altre attività rispetto alle lezioni – prime fra tutte gli esami di profitto e la relazione e la discussione delle tesi – non sono né conteggiate, né retribuite come ore di lavoro”, come riporta il documento. La situazione però è complessa in quanto, se da una parte si sollecita l’accademia a venire incontro a un miglioramento della condizione di questi docenti, dall’altro molte delle criticità presentate fanno capo a una responsabilità ministeriale e di sistema AFAM su cui l’accademia non può intervenire. La vicenda del Covid è stata un la goccia che ha fatto traboccare il vaso, l’insegnamento a distanza è stato faticoso per tutti”, commenta l’artista Paola Di Bello, direttrice della Scuola di Fotografia all’interno del dipartimento di Nuove Tecnologie, interrogata da Artribune. “Capisco il loro sentimento di disagio, che il lockdown ha esacerbato. Ma bisogna fare una importante premessa: il termine ‘precari’ è usato in modo improprio. Inoltre, molti di questi punti sarebbero da presentare direttamente al Ministero – come la conversione delle cattedre e la mancanza di concorsi – poiché non rientrano sotto le competenze di Brera”.  Nonostante le difficoltà è stato introdotto uno strumento digitale per assicurare la continuità didattica, proseguita anche durante la chiusura dell’accademia. “Tuttavia, non penso che al momento ci sia una vera situazione di scontro. Sono stati stilati dei punti e noi dobbiamo capire che cosa possiamo fare, quali sono i margini su cui possiamo agire. La prossima settimana è prevista una riunione frontale che servirà anche all’accademia per capire meglio il da farsi”.

LA RISPOSTA DEL DIRETTORE DI BRERA GIOVANNI IOVANE

In attesa dell’incontro frontale tra accademia e Coordinamento di Nuove Tecnologie, si è espresso anche il Direttore Giovanni Iovane. “Abbiamo a cuore tutti i contrattisti, in particolare per quanto riguarda Nuove Tecnologie, dipartimento su cui l’accademia sta investendo fondi e finanziamenti per introdurre novità importanti come la digitalizzazione delle attività. Il fatto che Brera abbia circa 200 contrattisti rappresenta una risorsa per l’accademia stessa, in quanto permettono una migliore distribuzione dell’insegnamento e l’inserimento di nuove energie e competenze più ‘fresche’ da parte dei più giovani”, spiega il Direttore dell’Accademia di Belle Arti di Brera, raggiunto telefonicamente da Artribune. E prosegue, spiegando la natura di tali assunzioni e il ruolo importante che hanno all’interno dell’offerta formativa. “L’Accademia di Brera, fin dai tempi della direzione di Fernando De Filippi, ha cercato di allargare la propria offerta formativa (e da qui il suo successo) ma senza precarizzare, bensì facendo dei contratti, come accade all’università. I docenti in questione non sono precari, bensì contrattisti. E personalmente, non posso far diventare un insegnante in tale posizione docente ordinario. Il contratto non può essere utilizzato come strumento per una carriera accademica, che va intrapresa attraverso concorsi o altre procedure decise dal Ministero. Da una parte, infatti, c’è il problema ministeriale della riforma del comparto AFAM che è disattesa dalla fine degli anni ’90 con il risultato di una legge incompleta. Dall’altra, Brera ha sempre fatto uno sforzo con le proprie finanze per aumentare il numero dei contratti e variegare l’offerta formativa”. Conclude, infine, “anche a tutela degli studenti, l’accademia cercherà di venire incontro a questi contrattisti con le misure possibili. Ma, a parte questo, ho trovato il ricatto di non prendere più tesi come inopportuno, soprattutto in questo momento in cui l’Accademia di Brera si trova alle prese con la gestione di un’emergenza importante”.

-Giulia Ronchi

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Giulia Ronchi

Giulia Ronchi

Giulia Ronchi è nata a Pesaro nel 1991. È laureata in Scienze dei Beni Culturali all’Università Cattolica di Milano e in Visual Cultures e Pratiche curatoriali presso l’Accademia di Brera. È stata tra i fondatori del gruppo curatoriale OUT44, organizzando…

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