Vittorio Sgarbi nominato Presidente del Mart. L’opinione di Giorgio Bonomi

Il direttore di Titolo consegna ad Artribune la propria opinione sulla recente nomina alla Presidenza del Mart

Apprendo che Vittorio Sgarbi è stato nominato Presidente del Mart: ancora una volta l’Italia si distingue dal resto del mondo dove una cosa del genere non è mai avvenuta. Tralasciamo il fatto che Sgarbi in anni passati sia stato condannato dal Tribunale in via definitiva, infatti la colpa non era delle peggiori e a tutti è concesso il perdono e il reinserimento; siamo infatti contrari all’ostracismo. Il problema sta nel fatto che Sgarbi è Sindaco di una cittadina; è parlamentare (come tale dovrebbe essere presente alle sedute dell’aula e della commissione cui appartiene); è presidente della Fondazione Canova ora anche del Mart: troppa grazia Sant’Antonio.

DA GIULIO CESARE ALLA BIENNALE

Ma c’è di più: mette la sua firma in continui e numerosi libri (di divulgazione e non scientifici) e ogni giorno è in giro per l’Italia per visite a musei, mostre, conferenze eccetera. È vero che Giulio Cesare leggeva, parlava ed ascoltava nello stesso momento ma, appunto, era il conquistatore della Gallia, non il curatore del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia più banale ed imbecille (nel senso latino) che si sia vista. Allora, dove trova Sgarbi il tempo per tutte queste attività? Certo avrà una schiera di collaboratori che l’aiuteranno moltissimo, ma certe cose si fanno in prima persona. Devo dire che lo invidio molto, poiché io per scrivere un libro impiego mesi e mesi se non anni, per le ricerche, le letture, i contatti e poi la scrittura. Insomma Sgarbi accumula tanti incarichi dei quali uno solo impegnerebbe una persona normale per tutta la giornata: ma in Italia, anche nel sistema dell’arte e della cultura, oramai merito, impegno, responsabilità sono parole “ridicole” e “sorpassate”, oggi conta esserci (dove e come non importa), apparire, accumulare, quindi si segna il presente, e nel futuro si è destinati all’oblio.

FINO A BENEDETTO CROCE

Infine inviterei Sgarbi, che afferma che criticare il fatto che uno come lui faccia il presidente di un museo sarebbe come dire che Benedetto Croce non avrebbe potuto fare il direttore di una biblioteca, a lasciare stare il grande Don Benedetto che certamente non ha mai letto, altrimenti avrebbe appreso da lui almeno molti insegnamenti morali e che, infatti, non ha mai diretto una biblioteca, a parte la sua.

Giorgio Bonomi

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Redazione

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