Vladislav Shapovalov – Image Diplomacy
In Image Diplomacy, Vladislav Shapovalov affronta l’eredità culturale e politica del “progetto Comunista” come articolato dall’Unione Sovietica, costruendo il punto di vista a partire dalla propria biografia di giovane russo cresciuto nella Russia post-1989 e da anni residente a Milano.
Comunicato stampa
Con la prima personale Italiana dell’artista russo Vladislav Shapovalov, ar/ge kunst continua a presentare pratiche artistiche che si confrontano con la storia e con la materia da cui essa è composta; ricerche a lungo termine che si posizionano obliquamente rispetto alla storiografia ufficiale, dedicandosi alla ricomposizione di fatti e momenti considerati minori, obsoleti o semplicemente dimenticati; pratiche che soprattutto indagano criticamente i media stessi attraverso cui la storia è scritta e comunicata e attraverso cui continua a risuonare nel presente.
In Image Diplomacy, Vladislav Shapovalov affronta l’eredità culturale e politica del “progetto Comunista” come articolato dall’Unione Sovietica, costruendo il punto di vista a partire dalla propria biografia di giovane russo cresciuto nella Russia post-1989 e da anni residente a Milano. Un confronto che è iniziato dal ritrovamento presso l’Associazione Italia Russia di decine di faldoni contenenti intere mostre fotografiche e film sugli aspetti più diversi della vita in Unione Sovietica (sport, vita domestica e pubblica, tecnologia e lavoro, geografia e architettura fino all’emancipazione femminile e i risultati raggiunti nelle esplorazioni spaziali) così da promuovere nel mondo l’immagine di un progetto moderno, emancipatore, internazionalista e alternativo a quello capitalista-americano. Queste mostre erano ideate dalla Società per le Relazioni Culturali con i Paesi Stranieri (VOKS) e fatte circolare attraverso il network delle associazioni amiche fondate in moltissimi paesi dai simpatizzanti per l’esperimento Sovietico .
Uno degli aspetti centrali alla ricerca di Shapovalov si concentra sui sistemi di allestimento e tecniche espositive di alcune di queste mostre, che potevano essere realizzate in autonomia e a basso costo semplicemente seguendo le istruzioni e i disegni tecnici anch’essi contenuti nei faldoni. L’idea di una modernità alla portata di chiunque, era quindi annunciato non solo attraverso la riproducibilità della fotografia e del film, ma anche attraverso i sistemi di display stessi che trasformavano quindi la mostra nel ‘medium’ ideale per veicolare e diffondere questo messaggio.
Image Diplomacy presenta quindi una selezione di materiali fotografici e documenti che testimoniano il ruolo che la cultura e le immagini avevano nelle relazioni internazionali dell’Unione Sovietica; materiali d’archivio ricomposti all’interno di un’installazione che richiama e astrae le forme dei sistemi di allestimento studiate dal VOKS, e che raccontano in particolare le relazioni tra URSS e Italia (che fu il paese con il partito Comunista più radicato in Occidente). A questo si affianca un film dell’artista che documenta la battaglia condotta nel campo della “diplomazia culturale” tra i due blocchi ideologici durante la guerra fredda, mettendo a confronto la storia delle mostre organizzate dall’URSS e il suo network di associazioni di amicizia, con la storia della mostra The Family of Man – organizzata dagli Stati Uniti al MOMA di New York nel 1955 e presentata in 69 paesi del mondo, tra cui Italia nel 1958 e in Russia nel 1959 ; da un lato il progetto dell’internazionalismo socialista che ambiva a unire i paesi del secondo e terzo mondo, dall’altro il progetto universalista americano.