Un dipinto come un rebus
Quando la pittura è un intrigante enigma di immagini e parole: la scoperta e il restauro della pala giovanile del raro artista veneziano Pase Pace diventa punto di partenza di un affascinante excursus nelle collezioni dell’Accademia Carrara di Bergamo, alla ricerca dei pittori delle “Sette Maniere”, da Palma il Giovane ad Andrea Vicentino.
Comunicato stampa
Quando la pittura è un intrigante enigma di immagini e parole: la scoperta e il restauro della pala giovanile del raro artista veneziano Pase Pace diventa punto di partenza di un affascinante excursus nelle collezioni dell’Accademia Carrara di Bergamo, alla ricerca dei pittori delle “Sette Maniere”, da Palma il Giovane ad Andrea Vicentino.
E’ l’occasione per scoprire come anche a Bergamo si diffondono le diverse declinazioni dell’eredità dei grandi maestri Tiziano, Tintoretto e Veronese.
Promossa da Parrocchia e Comune di Nembro, in collaborazione con l’Accademia Carrara di Bergamo, su iniziativa di Amalia Pacia della Soprintendenza per i beni storici e artistici di Milano, e realizzata con il sostegno di Fondazione Banca Popolare di Bergamo e Assicurazioni Generali-Agenzia Generale di Bergamo, la mostra Un dipinto come un rebus: la scoperta di Pase Pace (doc. 1594-1617) e i pittori veneziani delle “Sette Maniere”, nasce dalla scoperta di una bella pala d’altare custodita nella chiesa della Santissima Trinità di Trevasco, frazione di Nembro (Bergamo), la cui attribuzione da tempo costituiva una sfida per gli studi, anche per il problema identificativo della firma del pittore, siglata sotto forma di un misterioso monogramma.
La pala con la Madonna con il Bambino in gloria tra san Giovanni Battista e santa Caterina con due devoti, come dimostrato dagli studi condotti da Amalia Pacia e Giorgio Fossaluzza dell’Università di Verona, costituisce un importante inedito giovanile del pittore veneziano Pase Pace, documentato dal 1594 al 1617. L’opera diviene un punto di riferimento importante nel ristretto catalogo di un artista ancora poco indagato, composto da esempi pittorici distribuiti tra Venezia, il territorio bresciano e di Bergamo, a conferma del costante flusso di opere, idee e uomini che nei secoli passati intercorrevano tra Venezia e i domini della Serenissima, specie nel versante occidentale.
I pochi documenti finora editi ci consegnano un Pase Pace quale pittore intimo della famiglia di Paolo Veronese. Probabilmente Pace compì il suo apprendistato all’interno della bottega dei Veronese, attiva anche dopo la morte del grande maestro.
Alle opere già note, si aggiungono ora nuove attribuzioni, come il dipinto con la Morte di san Benedetto (Venezia, Gallerie dell’Accademia) e la pala della Madonna in gloria e i santi Michele arcangelo, Lorenzo e Stefano (Mestre, chiesa di San Lorenzo).
Restituita alla sua freschezza inventiva, forse di ‘opera prima’, dal complesso restauro eseguito da Antonio Zaccaria, che ha “liberato” la policromia originale dalle numerose e diffuse ridipinture effettuate in passato, la pala di Trevasco conferma nella brillante materia pittorica, nel naturalismo delle forme e nell’intonazione cromatica giocata su toni freddi e note squillanti, la piena adesione di Pace al linguaggio di Paolo Veronese e del suo lascito. Si tratta di una costante quasi invariata anche nella successiva produzione, segnata da una raffinata e quasi meticolosa trascrizione di moduli desunti dalla grande pittura del Veronese, come formulata anche dal fratello Benedetto e dai figli Carletto e Gabriele.
La scoperta della pala giovanile di Pase Pace è l’occasione per proporre un affascinante excursus nel ricco patrimonio pittorico di Bergamo e del suo territorio tra fine Cinquecento e inizio Seicento, con un’indagine a tutto campo sulle presenze di artisti veneti o di inclinazioni ‘veneteggianti’ che ha portato a sorprendenti ritrovamenti e a nuove attribuzioni, di cui dà conto Giorgio Fossaluzza nel suo importante contributo in catalogo (Silvana Editoriale) .
La selezione dei dipinti in mostra, delle collezioni dell’Accademia Carrara, restituisce la varietà di tendenze e di apporti stilistici di artisti veneti contemporanei di Pace, come Maffeo Verona (Nozze mistiche di santa Caterina) e Giovanni Contarini (Nascita di Eva), affiancati da esempi di alcuni esponenti delle così dette “Sette Maniere”, termine coniato dallo storico Marco Boschini (1674) per definire la fase di transizione della pittura veneziana tra la fine del Cinquecento e i primi decenni del Seicento, caratterizzata da una comune ispirazione ai grandi protagonisti del secolo, Tiziano, Tintoretto e Veronese.
Così, del capofila dei sette pittori, Jacopo Palma il Giovane, si presentano in mostra due straordinari dipinti, la Sacra Famiglia con santa Caterina da Siena e la Maddalena penitente. Si aggiunge Andrea Vicentino, al quale vengono oggi restituite due tele ancora dell’Accademia Carrara, raffiguranti Il Compianto di Cristo, già assegnato alla bottega di Jacopo Bassano, e Il Ritorno del figliol prodigo, esposta in mostra e fino ad oggi ritenuta di scuola veneto-fiamminga.
Dopo la tappa al Palazzo della Ragione di Bergamo Alta, dall’11 gennaio al 14 febbraio, la pala di Pase Pace sarà esposta alla Biblioteca Centro Cultura di Nembro, prima di ritornare alla sua collocazione originale.