Tante maschere e pochi volti

Informazioni Evento

Luogo
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Via Antonio Valentino 4 , Napoli , Italia
Date
Dal al
Vernissage
13/07/2016

ore 19

Generi
artigianato
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La maschera, è quel desiderio ancestrale di tenersi fuori, di guardarsi vivere. Ma la maschera in sè, come oggetto, al di là della cultura che l’ha prodotta, è quel segno evidente tangibile della possibilità di indossarla, e così di entrare in solitudine dal resto. Ma la solitudine è necessaria per temprare il proprio essere, per diventare forte.

Comunicato stampa

Fin dall'antichità gli uomini costruivano manufatti da indossare per coprire il proprio volto, per celare la propria identità, per non farsi riconoscere, per assumere una nuova personalità che spesso si rivelava ben più forte di quella di colui che la indossava. Realizzate in cartapesta, in argilla, bronzo, ferro, creta o addirittura in Das, le maschere dunque accompagnano quasi da sempre l'uomo nel suo percorso di vita. Inizialmente utilizzate come invocazioni religiose, accompagnate a danze e riti specifici che conferivano a chi le indossava e a chi le creava uno speciale status sociale, sono poi state utilizzate per uso funerario, celebrativo, giocoso, fino a giungere sui palcoscenici di teatro in cui le maschere assumevano la doppia funzione di caratterizzare il personaggio e fungere da cassa armonica per amplificare la voce e farla giungere più udibile.

Pensiero sull' oggettualità dell'oggetto maschera
Testo critico a cura di Marcello Francolini

Sull'essere e sul sembrare.
Coltivare il primo può continuamente modificare il secondo. Per altre vie, questa differenza è la stessa che intercorre tra il mostrare e il celare, ovvero tra naturalità e artificio. L'equilibrio dunque, tra questi opposti, ne ammette l'indispensabilità del loro essere presenti parallelamente come due estremi entro cui l'uomo è costretto a muoversi. Cercare questo equilibrio, è attività che per via Traversa porta avanti il teatro nel suo tentativo di vivere una dimensione metafisica (sensazione dell'attore) e poi è parla fuori del tempo in uno spazio altro (visione dello spettatore). La maschera, è quel desiderio ancestrale di tenersi fuori, di guardarsi vivere. Ma la maschera in sè, come oggetto, al di là della cultura che l'ha prodotta, è quel segno evidente tangibile della possibilità di indossarla, e così di entrare in solitudine dal resto. Ma la solitudine è necessaria per temprare il proprio essere, per diventare forte. Direi ancora di più : intorno a ogniSull'essere e sul sembrare. Coltivare il primo può continuamente modificare il secondo. Per altre vie, questa differenza è la stessa che intercorre tra il mostrare e il celare, ovvero tra naturalità e artificio. L'equilibrio dunque, tra questi opposti, ne ammette l'indispensabilità del loro essere presenti parallelamente come due estremi entro cui l'uomo è costretto a muoversi. Cercare questo equilibrio, è attività che per via Traversa porta avanti il teatro nel suo tentativo di vivere una dimensione metafisica (sensazione dell'attore) e poi è parla fuori del tempo in uno spazio altro (visione dello spettatore). La maschera, è quel desiderio ancestrale di tenersi fuori, di guardarsi vivere. Ma la maschera in sè, come oggetto, al di là della cultura che l'ha prodotta, è quel segno evidente tangibile della possibilità di indossarla, e così di entrare in solitudine dal resto. Ma la solitudine è necessaria per temprare il proprio essere, per diventare forte. Direi ancora di più : intorno a ogni spirito profondo cresce e si sviluppa incessantemente una maschera, grazie all'interpretazione sempre falsa, ossia piatta, di ciascuna delle sue parole, di ciascuno dei suoi comportamenti, del minimo segno di vita che egli dà. Seguire i discorsi e pensieri di una maschera porta fuori dalla normale logica, che allontana da essa, alzandoti, in modo da guardarla dall'alt(r)o, e scoprirne una possibile imperfezione. La grande personalità può simulare tutte le personalità all'esterno senza cessare di essere costante e determinata all'interno. Non si esiste mai sul confort di ciò che si è o si crede di essere, ma nel confronto col mondo comune, quello degli altri. Indossare maschera! spirito profondo cresce e si sviluppa incessantemente una maschera, grazie all'interpretazione sempre falsa, ossia piatta, di ciascuna delle sue parole, di ciascuno dei suoi comportamenti, del minimo segno di vita che egli dà. Seguire i discorsi e pensieri di una maschera porta fuori dalla normale logica, che allontana da essa, alzandoti, in modo da guardarla dall'alt(r)o, e scoprirne una possibile imperfezione. La grande personalità può simulare tutte le personalità all'esterno senza cessare di essere costante e determinata all'interno. Non si esiste mai sul confort di ciò che si è o si crede di essere, ma nel confronto col mondo comune, quello degli altri. Indossare maschera!

ANTONELLA PAGNOTTA
Le maschere dell'artista Antonella Pagnotta conservano nella forma, le linee tradizionali delle maschere della commedia dell'arte, ma nella loro raffigurazione sono rappresentate con linee e colori che parlano, mitizzano, emulano la contemporaneità di questo tempo diventando così esse stesse espressioni artistiche che accompagnano l'immaginazione ad indossare fantastici e surreali personaggi animati dal colore. Da tutto ciò il risultato di unici ed esclusivi oggetti d'arte che rispecchiano la tradizionale cultura artistica della regione campana con il valore aggiunto dell'esperienza e della creatività dell'artista Salernitana.

GENNARO PATRONE
Gennaro Patrone è un artista poliedrico. Regista, attore, pittore, scultore, realizza fra le altre cose spettacoli teatrali la cui peculiarità è quella di dar vita a storie narrate attraverso le maschere della commedia dell'arte. Di sé ama dire che il bisogno di esprimersi che ha, lo spinge ad esplorare ogni campo dell'arte. Le sue maschere, realizzate in creta, sono spesso danzanti e canterine e vagano sulle onde della vis comica che nasconde un ben più profondo senso della vita.

MASSIMILIANO VACCA
Sardo di nascita e di sangue, la sua terra la porta tutto addosso. Nell'inflessione della voce, nel modo di vestire, nei tratti somatici del viso, nelle sue mani capaci di creare mondi nuovi, di raccontare storie, passioni, tradizioni, non dunque di mascherare emozioni, bensì di svelarle in un modo sempre nuovo, sempre diverso, sempre diretto. Il suo è un mondo sussurrato di sentimenti nascosti, di vibrazioni intense, di spazi e luoghi indefiniti, un mondo in cui ogni maschera ha il suo nome, una sua identità, una sua collocazione reale o immaginaria