Ritratti maschili di fine novecento
Mostra di opere litografiche e serigrafiche di fine novecento dedicate alla rappresentazione del personaggio maschile.
Comunicato stampa
Lo Spazio Intelvi 11 è una location ricavata all'interno di un edificio risalente all'800 nel borgo di Muronico, a meno di un chilometro da Argegno, sulla sponda occidentale del lago di Como.
La mostra offre un campionario di ritratti maschili da parte di maestri dell’arte figurativa che si sono affermati nella seconda metà del novecento o a cavallo dei due secoli.
Dall’uomo di chiesa di Caffè al personaggio antimilitarista di Baj, umori ideologici e umani di fine novecento sono rappresentati un po’ tutti in una carrellata eterogenea che vuole compendiare le varie sfaccettature dell’uomo moderno quasi contemporaneo.
Luca Alinari con l'opera "Carte Castello Crollo" presenta un piccolo campione del suo mondo fantastico dove la figura umana è protagonista di un caleidoscopico universo in cui il sogno prevale sulla realtà disintegrandola in una congerie di emozioni e ricordi senza tempo.
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L'uomo di Enrico Baj è un'icona anti-militarista. Un "piccolo generale" che riassume tutte le piccolezze della retorica e della arroganza non solo militarista ma anche e soprattutto maschilista. Lo svelamento di una grandezza solo apparente, dietro la quale, si cela poco più che un fantoccio senza anima né personalità.
Il tema della pastorale è senz'altro uno dei più rappresentativi di Remo Brindisi. Il pastore ritratto nell'opera in esposizione è una figura i cui tratti femminei, improntati ad una sensibilità e pacatezza quasi materne, sembrano prevalere su quelli maschili. Una sorta di ibrido che forse per questa intima ambivalenza sembra anticipare quello che cinquantanni fa poteva essere l'uomo del futuro.
Il “Torero” di Antonio Bueno è un personaggio che con il suo ingenuo candore sembra calarsi nei panni del torero appunto come in quelle di un pupazzo piuttosto che in quello di un temerario toreador pronto alla corrida.
Il soggetto di Nino Caffè, dietro l'abito talare, non appare poi così ligio a sacri dogmi e alle ritualità dell'istituzione. C'è sempre un diavoletto giocoso con cui fare i conti, come quello che fugge via dalla veste dopo una frettolosa benedizione del Cardinale.
Robert Carrol cala l'uomo contemporaneo lungo una strada di una periferia metropolitana. C'è un senso di desolazione e di silenzio stemperato da un gioco di sfumature cromatiche (fra il grigio e l'arancione) che conferisce alla situazione un senso di raccoglimento meditativo.
Una figura d'altri tempi, ma senza ironia alcuna invece l'uomo di Giovan Francesco Gonzaga: il picador di una corrida. Una figura virile. in senso ampio. che trae vigore dalla sfida con il toro nell'arena, e che pure viene nobilitata dal rapporto con l'altro animale, il cavallo, che il picador stesso guida.
Nella litografia di Mino Maccari l'uomo è un personaggio istrionico in piedi sopra un tavolo attorniato da due nudi femminili. Una rappresentazione in cui l'erotismo si carica di una ironia beffarda quasi a dileggiare la virillità maschile che apparentemente appare trionfante al cospetto della figura femminile.
Il "monsieur Jean Macè" di Antonio Possenti sembra un personaggio uscito da un racconto di Alice nel paese delle meraviglie: un uomo con un cappello a cilindro che suona la fisarmonica di fronte a tre conigli dalle sembianze umane. Un esempio della capacità di questo artista di trasfigurare la realtà quotidiana inserendola in un contesto fantastico che appare visto con gli occhi di un bambino di altri tempi.
Gli uomini di Saverio Terruso sono una coppia di personaggi dei "Promessi sposi" del Manzoni. Due "bravi" intenti a discutere tra loro di chissà quali losche trame. Un ritorno ad un passato ricco di suggestioni letterarie che ci fa un po' rimpiangere il fascino, seppure malefico, ma di uno spessore d'altri tempi.
Il noto vignettista Giorgio Forattini è rappresentato in questa collettiva dal ritratto di un uomo politico in versione caricaturale. Un gentiluomo del '500 con tanto di armatura ad ironizzare sulla distanza quasi siderale, in termini di ideali, che separa i potenti di allora da quelli di oggi, almeno in fatto di ideali.
In "Omaggio a Melissa" Treccani dà vita ad un personaggio calato in una atmosfera bucolica. Un uomo che nella sua semplice serenità non sembra aver nulla di virile; una sorta di alter ego di una delle tanti fanciulle sognanti ritratte dal maestro sulla scorta di un'illusione che impone la propria verità su una labile realtà.
Completano l’esposizione una serie di ritratti in miniatura di Renato Guttuso, Giulio Turcato, Flavio Costantini, Pietro Consagra e André Masson.
Paolo Avanzi