Pinocchio una storia possibile

Informazioni Evento

Luogo
FABBRICA DEL VAPORE
Via Giulio Cesare Procaccini 4, Milano, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

Lunedì – Venerdì: 14:30 – 19:30
Sabato – Domenica: 10:30 – 19:30

Vernissage
24/05/2012

ore 18

Contatti
Email: press@iifmilano.com
Sito web: http://www.istitutoitalianodifotografia.it
Patrocini

Comune di Milano
Fondazione Nazionale Collodi

Curatori
Roberto Mutti
Generi
fotografia, collettiva

Giovani talenti dell’ultimo anno del corso Superiore Professionale di Fotografia espongono le loro opere, frutto di riflessioni sulle vicende del famoso Burattino, per una rivisitazione della storia in cui le diverse interpretazioni si intrecciano fino a percorrere le tante possibili strade che Carlo Collodi ha indicato.

Comunicato stampa

IIF presenta “Pinocchio, una storia possibile” a cura di Roberto Mutti

Istituto Italiano di Fotografia (IIF) porta a termine anche quest’anno il progetto a carattere didattico che fa parte di una serie di seminari tenuti da Roberto Mutti (critico e giornalista del quotidiano La Repubblica, Docente presso IIF) al 2° e ultimo anno del Corso Superiore di Fotografia Professionale sul tema letteratura e fotografia: dopo il seminario “Sulle orme di Odisseo” - reinterpretazione fotografica del personaggio Omerico - e “Le meraviglie di Alice” - interpretazione fotografica su mondo di Lewis Carroll - quest’anno il tema scelto è stato quello legato all’universo di Collodi e di Pinocchio, uno dei libri più letti, non solo in Italia.
Giovani talenti dell’ultimo anno del corso Superiore Professionale di Fotografia espongono le loro opere, frutto di riflessioni sulle vicende del famoso Burattino, per una rivisitazione della storia in cui le diverse interpretazioni si intrecciano fino a percorrere le tante possibili strade che Carlo Collodi ha indicato. Immagini dal sapore noir, a tratti malinconiche e visionarie, vengono così esposte - come fossero simbolicamente risucchiate - dentro la pancia del famoso pescecane che tutto assimila e ingurgita “con la bocca spalancata, come una voragine” e conducono il visitatore in uno dei mondi possibili, che forse tra i tanti presentati dall’autore, è quello che meglio rispecchia l’inquietudine contemporanea.
L’evento è patrocinato dal Comune di Milano e dalla Fondazione Nazionale Carlo Collodi.
La mostra nasce sotto l’egida di Art Side, il dipartimento creativo di IIF dedicato ai progetti artistici, alle esposizioni e agli incontri a tema per dare visibilità ai propri talenti, nella convinzione che i momenti di formazione non si esauriscano in aula ma proseguano nella cultura delle immagini.

SEDE ESPOSITIVA
Fabbrica del Vapore – Sala “La Cattedrale”, via Procaccini 4, Milano.

PERIODO
25 maggio – 1° giugno 2012

INAUGURAZIONE
24 maggio 2012 h. 18:00

ORARIO
Lunedì – Venerdì: 14:30 – 19:30
Sabato – Domenica: 10:30 – 19:30

PATROCINIO
Comune di Milano
Fondazione Nazionale Collodi

CURATELA
Roberto Mutti

ALLESTIMENTO
Laura Crespi

CONTATTI
Istituto Italiano di Fotografia
Via E. Caviglia 3,
20139 Milano
Tel: +39 02 58105598
Fax: +39 02 58107139
Web: www.istitutoitalianodifotografia.it

PINOCCHIO, UNA STORIA POSSIBILE

Provate a cercarlo quel libro nelle antologie di letteratura, nelle direttive scolastiche che il perfido linguaggio burocratico definisce “indicazioni riguardanti gli obiettivi di apprendimento”, nelle biblioteche dei licei. Ebbene, in tutti questi luoghi fisici e mentali “Le avventure di Pinocchio” non lo troverete e questa, che pure è un’esclusione scandalosa, è forse anche la sua fortuna perché al romanzo scritto nel 1881 da Carlo Lorenzini con lo pseudonimo di Carlo Collodi è stata risparmiata l’onta della lettura obbligata. Come, infatti, augurare a questa deliziosa opera - ancora carica di un’invidiabile freschezza - il destino conosciuto da Carducci e Manzoni, Montale e Leopardi, quello cioè della ripetizione mnemonica, dell’analisi inutilmente minuziosa raccontata in migliaia di aule scolastiche? Già, perché perfino nelle case di chi ha poca dimestichezza con i libri quel romanzo un posto se l’è da tempo conquistato e lo mantiene passando di mano in mano, letto, ascoltato, immaginato, raccontato, forse perfino sognato. E poi – molti forse ne saranno sorpresi – “Le avventure di Pinocchio” è un libro irrinunciabile per un pubblico sterminato, visto che è stato tradotto in 240 lingue ma il successo non gli ha impedito di essere anche contemporaneamente amato da raffinatissimi intellettuali. Pescando in un lunghissimo elenco si possono citare Carlo Chiostri e Giovanni Mosca che lo hanno illustrato, Luigi Comencini e Roberto Benigni che lo hanno filmato, Carmelo Bene che lo ha messo in scena, Giorgio Manganelli che lo ha analizzato criticamente in un saggio elegantissimo di raro acume ma anche Stephen Spielberg e Tim Burton che a Pinocchio continuano a pensare o Carlo Rambaldi che prima o poi riuscirà a costruirlo con la sua inventiva poetico-scientifica.
Una cosa va detta con forza: al contrario di quanto molti pensano, “Le avventure di Pinocchio” non è quel che sembra, un romanzo rivolto ai bambini come lo è invece il suo precedente “Giannettino”. Troppo complessa, troppo carica di simbolismi, troppo umbratile questa storia per non immaginare di doverla trattare con attenzione sospetta. Anche la trama non è così semplice da riassumere perché il percorso è tortuoso, impregnato di contraddizioni, ricco di personaggi, carico di sorprese, svolte, colpi di scena. I riferimenti letterari sono nobili – la solida struttura da romanzo picaresco, il nome di Pinocchio che riprende quello dello Zanni della Commedia dell’Arte, l’evidente citazione de “L’asino d’oro” di Apuleio qui depurato dei suoi elementi mistico iniziatici – ma il tutto è calato in una realtà sociale, quella dell’Italia di fine Ottocento, che resta sullo sfondo. Per quanto immersa in una dimensione sospesa e quasi atemporale, la storia si svolge in un Paese di trenta milioni di abitanti il 70% dei quali impiegati in agricoltura, che avevano un’aspettativa di vita di 33 anni e che subivano una mortalità infantile del 25%. La “Tassa sul macinato” che proprio nel 1881 sarebbe stata prima attenuata e poi abolita dopo la grande mobilitazione di protesta, comprimeva le campagne cui il Parlamento – eletto dal 2% della popolazione – dedicava poca attenzione e quando lo faceva era per assecondare gli interessi dei latifondisti. Era un mondo semplice quello che gli occhi furbi di Pinocchio osservavano, quello dove bisognava ingegnarsi anche per rimediare qualcosa da mangiare, dove le merci erano rare, dove il risparmio non era solo una scelta ma un’atavica necessità. Ed è su questo sfondo che tutto si muove evocando la Vita – il legno già parla ed è ancora informe – e la Morte, la Sincerità dei sentimenti e l’Inganno dei gaglioffi, lo Spazio e il Tempo continuamente compressi o dilatati, l’Essere e il Dover Essere, la Realtà e l’Illusione, la Saggezza un po’ noiosa e l’Ignoranza supponente, il rivelarsi e il nascondersi, l’Amore e la Crudeltà, l’apparente linearità della narrazione e le mille trappole dialettiche che nasconde.
Più leggi questo libro e più scopri particolari sorprendenti che accettiamo pur nelle loro evidenti contraddizioni: armadi chiusi come nelle favole, esseri di legno che soffrono fame e sete come nelle leggende, animali parlanti come nei miti, inseguimenti notturni come nella letteratura noir.
Era inevitabile che un materiale dotato da tanta ricchezza potesse far da punto di riferimento per un gruppo di ragazzi – tutti diplomandi dell’Istituto Italiano di Fotografia – che per un anno sono stati stimolati ad interpretare “Le avventure di Pinocchio” per far emergere una loro personale interpretazione, liberi di esprimersi senza vincoli che non fossero quelli del costante richiamo al testo letterario. Il risultato che qui viene pubblicato intende così indagare nelle atmosfere collodiane facendone emergere le mille sfumature che l’immagine sa evocare. Usando i colori più intensi e il bianconero più delicato, sintetizzando tutto in una sola immagine o creando una sequenza fortemente narrativa, attualizzando ironicamente i personaggi o immergendoli in atmosfere oniriche, i giovani fotografi hanno così creato un labirinto di stimoli visivi che potremmo immaginare esposti all’interno del grande pesce che ha inghiottito, per farli ritrovare, Pinocchio e Geppetto. Saremo noi, invece, a trovarci e confrontarci perché ancora una volta scopriamo quanto il rapporto fra letteratura e fotografia possa essere fruttuoso e ricco di sorprese. Ed è allora, quando la lettura del testo fatta da adulti ha consentito di scoprirne le sue sorprendenti potenzialità, che possiamo immaginarci quanto quella di Pinocchio non sia una sola storia già scritta ma un modello di riferimento affidata a chiunque voglia scrivere o riscrivere il suo Pinocchio.

Roberto Mutti