Paesaggio subìto
Scatti on the road, che hanno immortalato molti luoghi della provincia e della città, lontani dal reportage sensazionalistico intendono essere un invito a rivolgere lo sguardo alla quotidianità e alla normalità, carica di magia e poesia. Sei fotografi raccontano il loro “Paesaggio subìto”.
Comunicato stampa
Scatti on the road, che hanno immortalato molti luoghi della provincia e della città, lontani dal reportage sensazionalistico intendono essere un invito a rivolgere lo sguardo alla quotidianità e alla normalità, carica di magia e poesia. Sei fotografi raccontano il loro “Paesaggio subìto”, titolo della mostra che da domani (28 gennaio) sarà allestita nello sala Agorà del Borghetto Europa, che apre nuovamente i suoi spazi all’arte, alla cultura, alla contemporaneità e alla condivisione con la cittadinanza.
L’occasione sarà la consueta réunion dell’Acaf (Associazione catanese amatori fotografia) che stavolta ha dato a tutti appuntamento al Borghetto, ospitando il Collettivo Unopuntosette composto da Licia Castoro, Franco Ferro, Alfio Garozzo, Antonio Tudisco, Mario Valenti, Angelo Zzaven, che si definiscono «uomini e donne, fotografi, che intendono ricostruire il senso di un’appartenenza comune con il territorio che abitiamo, ricercando un linguaggio idoneo per confrontare e condividere emozioni che, altrimenti, andrebbero perdute tra quelle vaganti costellazioni di sensi e di significati che hanno fatto del paesaggio della nostra esistenza un baratro di non visibilità e, ancor peggio, di paura». Il gruppo dei sei fotografi propone un’idea di paesaggio, indagato nei suoi elementi primari, grazie a un approccio intellettuale e al tempo stesso affettivo, privo di retorica, stereotipi, gerarchie.
L’opening della mostra, cui seguirà un dibattito con gli autori, sarà domani – martedì 28 gennaio, ore 20.30, ingresso gratuito - e vedrà l’esposizione degli scatti più significativi che dopo aver fatto tappa in altre parti della Sicilia, approdano in un ambiente solo apparentemente “distante”, seguendo la stessa linea di dialogo con il contesto circostante, di appartenenza al territorio e di apertura alle forme più diversificate e moderne di arte e bellezza.
Come si legge tra le note critiche, secondo il fotografo Giovanni Chiaramonte «l’immagine fotografica scaturisce così da una sofferenza del profondo, che in Tudisco diventa decostruzione, in Ferro il flusso del caos, in Garozzo una rarefazione della materia, in Zzaven un precipitare in un buio insondabile, in Valenti l’essere invece investiti da una luce che acceca. Solo Licia Castoro, unica donna del gruppo, sembra accettare il paesaggio com’è e comprenderlo nei suoi limiti contemporanei, conoscendone la vita nel presagio di una luce che sembra trascolorare ogni morte».