Opere del lavoro
La Mostra “Opere del lavoro. Realismo italiano tra ricostruzione e boom” rievoca un particolare momento dell’arte italiana, divisa nel secondo dopoguerra tra impegno politico e riflessione esistenziale, figurazione ed astrazione, racconto ed impulso gestuale.
Comunicato stampa
La Mostra "Opere del lavoro. Realismo italiano tra ricostruzione e boom" rievoca un particolare momento dell'arte italiana, divisa nel secondo dopoguerra tra impegno politico e riflessione esistenziale, figurazione ed astrazione, racconto ed impulso gestuale. In questo contesto si delinea una nuova forma di realismo, che trova nella rappresentazione del lavoro la propria sintesi forse più alta e coerente.
Grazie alla collaborazione con il Premio Suzzara sarà presentata al pubblico un galleria di volti, corpi, aspirazioni dei lavoratori italiani, in cammino verso una piena consapevolezza del proprio ruolo storico e dei propri diritti.
Mostra a cura di Nicola Galvan
Centro Culturale Altinate/San Gaetano
Dal 17 settembre al 9 ottobre 2011
Inaugurazione mostra: venerdì 16 settembre 2011, ore 18.30
Pieghevole invito
15_turcato-ridotta web.jpg La pittura di Renato Guttuso, Armando Pizzinato, Giuseppe Zigaina, allontanandosi dalle suggestioni neo cubiste caratterizzanti la ricerca espressiva nel periodo della ricostruzione – riconoscibili in mostra nelle opere di Giulio Turcato e Domenico Cantatore – perviene ad un linguaggio più descrittivo e diretto, dall’evidente connotazione ideologica.
Circa 20 opere, in buona parte provenienti dalla grande collezione del Premio Suzzara, costituiscono una sintetica ma intensa galleria di volti, luoghi, momenti di aggregazione del mondo lavorativo italiano, raccontato nel suo cammino verso gli anni del boom e della contestazione.
21_guttuso-ridotta web.jpg Il Premio Suzzara nacque nel 1948. Lo inventò Dino Villani, uno dei padri della pubblicità in Italia, con il sostegno appassionato del sindaco d'allora, Tebe Mignoni, e dello scrittore, poeta e cineasta Cesare Zavattini.
Si distinse subito come “Premio d’Arte” dalle analoghe iniziative del tempo per due ragioni: la composizione della giuria, che doveva valutare e premiare le opere d'arte presentate, e il carattere dei premi.
Molte erano le particolarità del premio. La giuria, da regolamento, non doveva essere composta soltanto da esperti come galleristi, storici e critici d'arte, giornalisti , ma anche da un operaio, un impiegato e un contadino. I premi erano “messi a disposizione dai contadini e dagli operai di Suzzara”, e da tutte le forze produttive del territorio: potevano essere una forma di formaggio grana, un vitello, un puledro, una cucina economica, fusti di vino, un maialetto, sacchi di farina, burro, salami, polli, uova “e altri che venissero offerti”. Fu un'idea spettacolare per quei tempi che si calava perfettamente in una realtà agricolo-industriale come quella suzzarese, carica di una forte valenza simbolica in quanto equiparava il valore dei prodotti del lavoro artistico, con quello dei prodotti del lavoro contadino e operaio. Villani condensò tutto questo nello slogan “Un vitello per un quadro, non abbassa il quadro: innalza il vitello”.
35_tettamanti-ridotta web.jpg Le opere premiate rimanevano di proprietà del Comune, che le conservava nella prospettiva di una Galleria che doveva essere intitolata al lavoro visto che il tema fin dalla prima esposizione era “Lavoro e lavoratori nell’arte”. Il Premio Suzzara rifletteva un'idea per molti aspetti sorprendente e utopica, secondo la quale l'arte non doveva essere elitaria ma rispondere a un bisogno di bellezza, qualità e poesia comune a tutti gli uomini, di qualunque condizione sociale e livello culturale.
La mostra “Opere del lavoro” intende costituire un riflesso emozionante di una stagione culturale per molti versi lontana, cui tuttavia le attuali, irrisolte questioni concernenti il mondo del lavoro regalano una rinnovata eloquenza (Andrea Colasio, Assessore alla Cultura)
Gli anni che seguono la conclusione del secondo conflitto mondiale coincidono con un periodo di importanti rivolgimenti nell’arte italiana. Contestuale alla prima fase della ricostruzione è un sentimento di coesione tra gli artisti che, suscitato dai drammi e dalle difficoltà del periodo bellico, determina l’avvicinarsi di istanze espressive ipoteticamente lontane. Attraverso l’attività di formazioni più e meno eterogenee, tra cui spicca l’esperienza del Fronte Nuovo della Arti, pittori e scultori esprimono, oltre ad una comune inclinazione ideologica, una netta discontinuità rispetto alle tendenze classiciste e restauratrici caratterizzanti l’estetica del Ventennio (Mirella Cisotto Nalon, Dirigente Attività Culturali).
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