Museo Chiama Artista – Yuri Ancarani
Arriva al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna la terza edizione di Museo Chiama Artista, progetto nato dalla collaborazione tra la Direzione generale arte e architettura contemporanee e periferie urbane del MiBACT e AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani.
Comunicato stampa
Arriva al MAMbo dopo la GAM di Torino, la GAMeC di Bergamo, MA*GA di Gallarate, Museo del Novecento di Milano e Ca' Pesaro di Venezia la terza edizione di Museo Chiama Artista, progetto nato dalla collaborazione tra la Direzione generale arte e architettura contemporanee e periferie urbane del MiBACT e AMACI - Associazione dei Musei d'Arte Contemporanea Italiani.
Museo Chiama Artista, a cura di Ludovico Pratesi e Angela Tecce, conferma l’obiettivo di sostenere attivamente il sistema del contemporaneo nel nostro Paese, commissionando di anno in anno ad artisti italiani la produzione di una nuova opera che potrà circolare nei musei associati, costituendo le basi per la creazione e fruizione di un patrimonio comune.
Nel 2016 i Direttori dei musei AMACI hanno scelto di commissionare la realizzazione di una nuova opera a Yuri Ancarani, artista che negli ultimi anni ha raccolto un crescente consenso in Italia e all’estero.
Bora è il risultato della lunga elaborazione di un lavoro nato nel 2011 come progetto in divenire e riproposto in diverse occasioni in forma di interazione tra video e interventi musicali dal vivo affidati a diversi musicisti. Conclusa questa modalità di presentazione, durata quattro anni, l'opera assume ora la forma definitiva di una videoscultura, con l'abbandono della proiezione in grande scala e la sua trasposizione sullo schermo da 13” di un apparecchio Brionvega modificato, che riporta lo spettatore a un contatto più intimo e soggettivo con l'elemento principale del video, il suono del vento al quale l'opera è intitolata. Le riprese, commissionate da Andrea Bruciati per la Galleria d'Arte Moderna di Monfalcone, sono state realizzate in presa diretta e a camera fissa in Val Rosandra, una riserva naturale nel Carso triestino tra il Friuli Venezia Giulia e la Slovenia, agitata dalla bora, un vento che soffia a 140 chilometri orari: un luogo al quale l'artista ha dedicato le sue prime riprese nel 2006, interessato alle storie di passaggi e migrazioni che vi si intrecciano. Il diffusore dell’apparecchio televisivo trasmette il suono delle folate, a cui si sommano le immagini che riportano la forza del vento, imprigionato e reso manifesto mentre scuote le fronde degli alberi e increspa la superficie dei fiumi.