Moving paralleles

Informazioni Evento

Luogo
CACT - CENTRO D'ARTE CONTEMPORANEA DEL TICINO
Via Tamaro 3, Bellinzona, Switzerland
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
28/02/2015

ore 17,30

Generi
fotografia, arte contemporanea, collettiva

La mostra vede protagonisti autori operanti prevalentemente con o attingendo dalla macchina fotografica, e rendendo tuttavia labili i confini tra il concetto di ‘fotografia’ e quello più generico e parallelo di ‘arte’.

Comunicato stampa

THE POTENTIAL OF THE UNCONSCIOUS: MOVING PARALLELS IN PHOTOGRAPHIC ART is the title of the exhibition that inaugurates the 2015 season at the MACT/CACT, featuring artists who either work primarily with the camera or who draw on its potential, and making the borders between the concept of ‘photography’ and its more generic and parallel peer of ‘art’ permeable. At some time in the fifties and sixties of the last century, artists started becoming intrigued with technology, so much so as to induce many of them, by the seventies, to perceive photography as an artistic expression. In time, this has unleashed a great number and variety of influences, in film, the cinema, video, the lexicon of advertising graphics, still and animated cartoons, performance art, documentaries and so on. This is how it came about that a genre that, from a certain standpoint, had a strong identity of its own at that time (i.e. working on the idea of ‘pure photography’), thenceforth lost its specific connotation, took to the wing and cross-fertilised with other and parallel forms of production. In the area of traditional art, however, this phenomenon took rather longer to crystallise than in that of photography, in due course giving evident form to the trans-medial and post-contemporary artistic society that is more usually derived from increasingly homogeneous and unisex manifestations that have contributed to clarifying the outlines of a weak, tribal society like ours.

The artists we have analysed and chosen have every right to be classified among the group of authors who, in the early days of this process of renewal taking place within art’s relationship with technology, focused on studying the machine as a phenomenon to be examined, in a society undergoing change and witnessing a dangerous prevalence – also from the point of view of communications and of economic and political propaganda and proselytism – of the ‘medium’ over the ‘message’. The investigation that became necessary in the course of the last few years aimed to understand the extent to which the signifier comes before the significance, creating an aesthetic all of its own. These days, this is an investigation that takes the form – in all areas of artistic production – of understanding art in relation to its formal definition as induced by technology itself or, for example, by the market that can be related to the world of political and commercial information or of the social networks. Every serious study about art passes inevitably through a process of criticising and questioning what qualifies as ‘aesthetic’ art.

While in the Golden Age of photography, it acknowledged all the weight of its own responsibility, these days it is discussed in bi- or multilateral terms, when the artist focuses on researching the trans-medial character of the means of production, i.e. on the denial of its predominance in any form.

So although the artists whose works are on show in this exhibition use their cameras like painters would use their brushes and palette, they depart from the traditions of photography and also overcome the embarrassment of the machine as the pregnant element fundamental to aesthetic production.

Mario Casanova, 2014 [translation Pete Kercher]

Andrea Good, Wülfingen, 2001. Copyright Andrea Good.

L’INCONSCIO POSSIBILE. PARALLELISMI IN MOVIMENTO NELL’ARTE FOTOGRAFICA.

Andrea Good, Stefania Beretta, Dorothee von Rechenberg, Alessandra Spranzi,

Annelies Štrba, Mark Yashaev

Vernissage Sabato 28 febbraio 2015 dalle 17:30

28 febbraio – 10 maggio 2015

L’INCONSCIO POSSIBILE. PARALLELISMI IN MOVIMENTO NELL’ARTE FOTOGRAFICA è il titolo dell’esposizione inaugurale della stagione 2015 del MACT/CACT, che vede protagonisti autori operanti prevalentemente con o attingendo dalla macchina fotografica, e rendendo tuttavia labili i confini tra il concetto di ‘fotografia’ e quello più generico e parallelo di ‘arte’. Dagli anni Cinquanta-Sessanta del Novecento si constata una fascinazione per la tecnologia, tale da concepire – a partire dagli anni Settanta – anche la Fotografia come espressione artistica. Gli influssi che ne derivano sono innumerevoli e sfaccettati: il film, il cinema, il videoclip, il linguaggio della grafica pubblicitaria, il fumetto e l’animazione, la performance, il documentario etc. Ecco che ciò che da un certo punto di vista aveva allora una sua forte identità (cioè lavorare sull’idea di ‘fotografia pura’), da quegli anni in poi questo linguaggio perde la sua specifica connotazione per liberarsi e ibridarsi con altre forme produttive e parallele. Nell’ambito dell’arte più tradizionale rispetto alla fotografia, invece, questo fenomeno si solidificherà più tardi, dando così forma conclamata a quella società artistica trans-mediale e post-contemporanea, meglio riconducibile a manifestazioni sempre più omogenee e unisessuali che hanno contribuito a delineare viepiù i contorni di una società debole e tribale come la nostra.

Gli artisti che abbiamo analizzato e scelto si inseriscono a pieno titolo in quel gruppo di autori, che si sono chinati, agli albori di questo processo di rinnovamento all’interno del rapporto arte-tecnologia, sullo studio della macchina come fenomeno da esaminare in relazione a una società che cambia e che vede una pericolosa prevaricazione – anche dal punto di vista della comunicazione e della propaganda o proselitismo economico-politici – del ‘mezzo’ sul ‘messaggio’. L’indagine resasi necessaria nel corso degli ultimi anni è stata quella di capire in che misura il significante si anteponesse al significato, creando una sua vera e propria estetica; un’indagine che oggi, in tutti gli ambiti della produzione artistica, si pone come comprensione dell’arte in rapporto alla propria definizione formale indotta dalla tecnologia stessa o, per esempio, dal mercato ricollegabile all’universo dell’informazione politico-commerciale o dei network sociali. Ogni studio serio sull’estetica dell’arte passa inevitabilmente attraverso la critica e la rimessa in discussione dell’arte ‘estetica’.

Se nel Golden Age della fotografia, essa stessa assumeva il peso della propria responsabilità, oggi si discute di fotografia per vie bi- o polilaterali, laddove l’artista pone l’accento della sua ricerca sulla trans-medialità del mezzo di produzione, ossia la negazione di qualsivoglia sua predominanza.

Così, gli artisti di questa mostra, pur utilizzando la macchina fotografia come il pittore il proprio pennello e la tavolozza, si allontanano dalla tradizione della Fotografia e superano anche l’imbarazzo della macchina come elemento pregnante e di fondamentale produzione estetica.

Mario Casanova, 2014