Massimo Ruiu – Onde di frequenza
Massimo Ruiu presenterà il suo lavoro presso la Ecos Gallery nella mostra curata da Anna D’Elia dal titolo Onde di frequenza, primo appuntamento della rassegna d’arte contemporanea in programma nel nuovo spazio di Via Giulia a Roma.
Comunicato stampa
Il 9 marzo alle ore 18.30 Massimo Ruiu presenterà il suo lavoro presso la Ecos Gallery nella mostra curata da Anna D’Elia dal titolo Onde di frequenza, primo appuntamento della rassegna d’arte contemporanea in programma nel nuovo spazio di Via Giulia a Roma.
«E’ dinanzi al pericolo della desertificazione e del nulla – scrive la curatrice Anna D’Elia nel testo critico -, conseguente la perdita della memoria, che l’artista ci pone, in questa mostra che accoglie più cicli del suo recente lavoro. Attraverso fotografie, installazioni, dipinti e disegni, tra accenti onirici e tocchi poetici, con ironia e levità, Ruiu lancia il suo accorato appello.»
È proprio la memoria il denominatore comune di tutti i lavori esposti e, come afferma lo stesso artista, «ogni opera rappresenta un’epifania resa possibile dalla ritrovata sintonia con il mondo, come quando nel mare mosso riusciamo a captare il segnale di una stazione radio dalle “onde di frequenza”.»
Ecos Gallery, via Giulia 81/A, 00186, Roma; tel. 06.68803886 - 349.8526319, www.ecosgallery.com
Ufficio Stampa: TEOREMA, Flavio Alivernini
3382984337, [email protected]
ECOS GALLERY
Le gallerie sono tradizionalmente passaggi sotterranei – cunicoli, tunnel, trafori – creati scavando pietre e monti: alla ricerca di un legame tra canali e valli, piani, ferrovie, città. Le gallerie, inoltre, sono spazi cittadini che connettono piazze o arterie; e sono sistemi di collegamento di logge, absidi, palazzi, teatri: “scorciatoie” che avvicinano persone, lavori e ambienti, ancora una volta alla ricerca di incontri e relazioni.
Le gallerie connotano siti militari e religiosi; designano ambienti marinari e sportivi; e infine (dall’epoca moderna in poi), le gallerie diventano spazi espositivi impegnati a ospitare pitture e sculture, oggetti d’arte e foto: tutti – sempre e comunque – alla ricerca di un ponte fatto (in questo caso) di sguardi, percezioni, confronti.
Nate per collegare e rendere più fluido un passaggio, queste ultime gallerie sono diventate però col tempo esse stesse arte e idealità. Non un semplice collegamento tra due luoghi (da attraversare il più in fretta possibile); non un corridoio buio e impervio che “finalmente” (alla fine, per l’appunto) porti luce e traguardi; ma esso stesso – il passaggio, l’attraversamento, la connessione – arte, piacere, condivisione: al di là di ogni guadagno di tempo o di assemblaggio.
Questo tipo di galleria è uno spazio fisico, ma è anche (forse soprattutto) un preciso modello mentale. Esistono le gallerie dei ricordi (foto, oggetti, documenti), le gallerie dei personaggi famosi, e quelle dei sapori o delle visioni: e tutte tengono (vogliono tenere) appiccicati sempre, insieme, sensazioni-umori-piaceri: una compenetrazione tra luogo e fruitori (ambiente e pubblico) che non ha paragoni – né nei cinema, nei teatri, negli auditorium – rispetto alla dilatazione personale del tempo di contemplazione: una galleria che permette a qualsiasi visitatore di fermarsi, sospendersi, perdersi.
Stiamo aprendo una nuova galleria – in una realtà ricca e complessa com’è la città Roma –, e siamo consapevoli delle necessità di una collocazione che non risulti posticcia o indifferenziata; e che allo stesso tempo sappia ritagliarsi una sua identità di prospettive e di orizzonti. Nata dalla tensione comune – verso le arti figurative e la visione – di tre professionisti di diversa estrazione (impegnati in campi che spaziano dalla cinematografia alla formazione, dalla legge al management), la nostra Galleria fa di questa pluralità la sua propulsiva specificità.
Prende atto di – e denuncia – un tempo (quello che viviamo) talora vischioso e amorfo; ritiene necessario uno scatto ulteriore di coinvolgimento culturale e intellettuale; e propone uno spazio aperto e libero: capace di ospitare artisti italiani e stranieri; pronto a contaminare la dimensione della figuratività con quella delle altre forme espressive (a partire dalla musica e dalla parola); disponibile a misurarsi con le nuove frontiere (anche tecnologicamente avanzate) delle nuove arti visive; impegnata ad attrezzare i suoi spazi nel modo più funzionale e propositivo. Aperta – soprattutto – nel sollecitare forme artistiche di piacere e desiderio: di (ancorché passeggera, transitoria, estetica) felicità.
Ci aspettiamo molto da questa Galleria; e ci aspettiamo molto anche dai nostri frequentatori e (lo auspichiamo) amici, in una reciprocità fatta di scambio e di confronto: una dialettica che riproponga in forma moderna la vocazione di una galleria che non sia una scorciatoia tra artista, committenza e acquirenti: che recuperi invece le ragioni più nobili della condivisione in un’ottica di emancipazione e libertà.
Elio Casalino, Corrado Veneziano
Ps: il nome della nostra Galleria – Ecos – è, elementarmente, l’acronimo dei nomi dei tre soci; ma l’eco e gli echi (in questa irregolarità ortografica tra singolare e plurale) sono anche i riverberi, le conseguenze, l’andare e tornare di suoni e voci. A questo (l’abbiamo già detto) vogliamo tendere. Con una piccola, felice coincidenza: giacché nel latino medievale la parola “eco” veniva scritto anche “Icon”, così prossimo alla radice di “immagine” e “disegno”. Echi di icone antiche e, ci auguriamo, modernissime e innovative