Jonathan Monk – Senza Titolo
Per la sua personale alla Lisson Gallery di Milano, Jonathan Monk volge lo sguardo all’arte greco-romana. Influenzato dallo spirito italiano, ha accuratamente fuso e modellato la forma della propria testa in jesmonite, levigandola sino a farla sembrare marmo.
Comunicato stampa
Jonathan Monk crea spesso opere a partire da altre opere, attraverso un processo di appropriazione, adattamento, rilavorazione e rivisitazione. Con frequenti richiami all’arte concettuale, pop e minimalista, Jonathan Monk affronta il dilemma contemporaneo di come fare arte di fronte alla storia dell’arte: come essere originali quando sembra che tutte le domande siano già state fatte. Tuttavia, nell’atto dell’esaminare, modificare e ripresentare, Monk riesce a creare realmente qualcosa di nuovo. La sua originalità emerge nello spazio tra l’idea insita nel nuovo oggetto e la sua effettiva oggettività. Come conferma lo stesso Monk “…l’idea di originale e la copia di un originale sono due cose molto diverse.”
Per la sua personale alla Lisson Gallery di Milano, Jonathan Monk volge lo sguardo all’arte greco-romana. Influenzato dallo spirito italiano, ha accuratamente fuso e modellato la forma della propria testa in jesmonite, levigandola sino a farla sembrare marmo. Il risultato finale sono cinque busti identici, ognuno dei quali leggermente più grande della dimensione naturale, chiamati tutti Senza Titolo. Caratterizzati da una capigliatura stilizzata e dallo sguardo imperioso, i busti richiamano il ritratto scultoreo idealizzato dell’antica Roma. Ciascun busto è collocato su un alto basamento, e rivolge lo sguardo verso il visitatore, guardando in basso. La figura dell’artista appare quindi esaltata, pur non costituendo questo un mero esercizio di egoismo. Per completare le opere Jonathan Monk ha invitato diversi artisti del movimento dell’Arte Povera a intervenire sui busti, rompendone i nasi. Jannis Kounellis, Pier Paolo Calzolari, Emilio Prini e Gilberto Zorio hanno accettato di sfigurare ognuno un busto, assestando al ritratto di Monk un bel colpo di martello appositamente scelto, spaccandone il naso. Zorio ha persino aggiunto al naso rotto un piccolo grumo di argilla gialla. È in questo momento di distruzione che l’opera viene a esistere: una metamorfosi che elimina la figura individuale dell’artista e fa da eco all’ambiguità del non-titolo di ciascuna opera.
L’opera Covered Motorbike 2013, che completa la mostra, è la più grande scultura in bronzo mai realizzata da Jonathan Monk. Le normali associazioni con la velocità o con la “strada aperta” vengono qui deluse e Monk rappresenta invece un oggetto ingombrante, pesante, inerte. La moto è svanita, completamente nascosta sotto una tela cerata. Il soggetto dell’opera resta un segreto. Immagine innocua e onnipresente, specialmente nella città di Milano, la moto coperta è stata glorificata e monumentalizzata. Fusa in bronzo, l’opera non lascia dubbio alcuno circa i riferimenti alla grande arte classica e ai nudi adagiati, ad esempio, di Henry Moore.
The Void 2013 è una lastra di marmo che raffigura la parte posteriore del noto furgoncino a tre ruote Ape Piaggio – un veicolo che si puo’ ancora incontrare nei vicoli di Milano. Un giorno, mentre Jonathan Monk si trovava alla Lisson Gallery di Milano, ha sentito due tecnici discutere tra loro sulla possibilità di sistemare The Void sul retro di un furgoncino. Furgoncino che lui ha subito immaginato essere un Ape, un veicolo che è grande ma piccolo allo stesso tempo e che ha un ampio spazio per un vuoto. Ingrandito e realizzato in marmo, The Void è l’omaggio di Monk a questo semplice mezzo di trasporto.
Note per la stampa
Cenni biografici sull’artista
Jonathan Monk è nato nel 1969 a Leicester, in Inghilterra. Tra le sue mostre personali figurano: Centre d'édition contemporaine, Ginevra (2013); Yvon Lambert, Parigi (2013, 2011); Meyer Riegger, Berlino (2012, 2010); Eastside Projects, Birmingham (2011); Casey Kaplan Gallery, New York (2011, 2009); Dvir Gallery, Tel Aviv (2011, 2010); Lisson Gallery, London (2010, 2009); Morra Greco, Napoli (2009); Artpace, San Antonio (2009); Galleri Nicolai Wallner, Copenhagen (2009); Palais de Tokyo and Musée d'art Moderne, Parigi (2008); The Tramway, Glasgow (2008). Tra le collettive: Galerie Andreas Huber, Vienna (2012); Galerie Thassaeus Ropac, Parigi (2012); Frutta Gallery, Roma (2012); CCA Wattis, San Francisco (2012); South London Gallery, Londra (2012); Boers-Li Gallery, Pechino (2012); Centre of Contemporary, Torun (2012).; Artspace, New York (2012), Leeds Art Gallery, Leeds (2012), Crate Studio and Project Space, Kent (2012) e Pratt Manhattan Gallery, New York (2011).
Nel 2012, Monk ha ricevuto il Les Prix du Quartier Des Bains. L’artista terrà una personale presso il CAC Malaga a settembre 2013 e presso il Dallas Contemporary, Texas nel 2014.