Idee migranti – Seconda parte
Un ampliamento della mostra [S]oggetti migranti e della sua missione: aprire gli spazi museali al dialogo tra diversi attori del territorio nazionale per rafforzare la vocazione del museo ad essere contenitore e catalizzatore di multivocalità, prospettive critiche, contaminazioni di linguaggi.
Comunicato stampa
La sezione “IDEE MIGRANTI” della mostra [S]oggetti migranti: dietro le cose le persone intende accogliere, nel periodo dell’esposizione, le proposte di artisti, ricercatori, associazioni, centri di ricerca, ecc. che hanno partecipato al concorso lanciato dal Museo “Luigi Pigorini” nel luglio 2012.
“IDEE MIGRANTI” è un ampliamento della mostra [S]oggetti migranti e della sua missione: aprire gli spazi museali al dialogo tra diversi attori del territorio nazionale per rafforzare la vocazione del museo ad essere contenitore e catalizzatore di multivocalità, prospettive critiche, contaminazioni di linguaggi.
• PASSA-ACQUE: Rilascio di un documento di viaggio
di Laura Maria Estrada Prada
Installazione/Performance – Atrio Piano terra
Per chi crede nella Dichiarazione dei Diritti Umani e ritiene lo spostamento umano un diritto di tutti; per migranti, emigrati ed immigrati che nel loro viaggio hanno scoperto che l’identità non è scritta su un documento legato ad una nazione e ai suoi confini; per coloro che si sentono appartenenti a più di una nazione; per coloro che si sono appropriati di una lingua che prima non conoscevano; per quelli che sono stati considerati sospetti senza ragione; per chi non crede più nella purezza delle razze; per quelli che non fanno discriminazioni per il luogo in cui si nasce; per chi non ha paura di confrontarsi con la diversità. Il passa-acque serve come permesso per attraversare le acque del mondo.
Partendo da una riflessione sulle leggi d’immigrazione mondiali e una lettura dell'articolo 13 della Dichiarazione dei diritti umani, il passa-acque si propone di guardare alle migrazioni come a uno spostamento naturale attraverso l'acqua che divide il mondo in quello che comunemente chiamiamo continenti.
Per il rilascio di questo “documento”, i visitatori sono invitati a seguire un percorso in base alla propria nazionalità, proprio come avviene negli sportelli d’immigrazione aeroportuali; un rovesciamento della consueta modalità costringerà il visitatore europeo a percorrere la via più "scomoda", mentre l'immigrato è autorizzato a percorrere una corsia preferenziale.
Performance
Sabato 16 febbraio, 10,00-13,00; 14,30-18,00
Domenica 17 febbraio, 10,00-13,00
Venerdì 22 febbraio, 13,00-17,00
Sabato 23 febbraio, 10,00-13,00; 14,30-18,00
Domenica 24 febbraio, 10,00-13,00
Venerdì 1 marzo, 13,00-17,00
Sabato 2 marzo, 10,00-13,00; 14,30-18,00
• Oggetti [in]visibili. An intangibile heritage
di Marco Bacchin, Ilario de Biase, Valerio Lupia, Niccolò Mazzucco
per Antrocom Onlus
Installazione – Atrio Vetrata
E se dietro un oggetto non si celasse solo una storia? Antrocom Onlus vuole spostare l'attenzione del pubblico dall'oggetto alla gestualità e all'espressività a esso connessi. Indirizzare lo sguardo dell'osservatore sui volti o sulle mani di una persona significa comunicare in modo diretto la diversità e la similarità che lo circondano.
Focalizzandoci sul gesto vogliamo promuovere quel patrimonio culturale che l'Unesco definisce immateriale, tra cui le tradizioni orali, le arti dello spettacolo, i rituali da mensa, le conoscenze e il savoir-faire necessario all'artigiano tradizionale (Convenzione Unesco 2003). In tal modo si enfatizza l'uomo sull'oggetto: si smaterializza quest'ultimo per far apparire la ricchezza di conoscenze che si trasmettono da una generazione all'altra. Vogliamo così mostrare che il patrimonio culturale è qualcosa di vivente. Scoprire la gestualità nascosta dietro gli oggetti è un primo passo per tornare a parlare di “soggetti” e non solo di “oggetti”.
Attraverso tre gigantografie vogliamo mettere al centro dell’esposizione il migrante, colto in alcuni gesti che esplorano nuove identità in divenire nel contesto italiano. Abbiamo chiesto ai soggetti di scegliere un oggetto, di utilizzarlo, di posare con esso, d’integrarlo all'interno della loro corporalità e intimità. Affinché il protagonista sia la persona e la sua gestualità, nelle foto l'oggetto è dissimulato, nascosto. Lo si ritrova sul retro del totem. Stiamo parlando qui di oggetti d’uso contemporaneo che sono concessi dal migrante per una breve esposizione e con i quali il pubblico può interagire. La dualità soggetto/oggetto si gioca su due antitesi: fronte (soggetto)/retro (oggetto) e grande (soggetto)/piccolo (oggetto). L'oggetto qui si fa da parte, si nasconde, rilevando la persona che vi è dietro.
• La diaspora: le scatole dei ricordi
di Salomòn Adrian Levy Memùn
Installazione – Soppalco Oceania
Scatole di ricordi che riportano alla luce le storie taciute di coloro che dovettero migrare e non ebbero la forza di raccontare e di coloro che non ebbero la fortuna di sopravvivere per poter raccontare.
Il ricordo vivo o rimosso del nostro passato si presentifica nel nostro vissuto, nella vita familiare e sociale, o nella dimensione territoriale. Come un carico sulle spalle portiamo la nostra storia, i nostri legami, le nostre consegne. Migrando, l’individuo porta con se, dentro la sua memoria emotiva, la speranza di una vita migliore ma anche le frustrazioni e i traumi vissuti nel passato. Tutto ciò è ancora più accentuato quando si parla di diaspora, di esilio – pena massima per i Greci, equivalente per la civiltà contemporanea, alla condanna a morte. Nella diaspora la pena del migrare rivive e la morte è come addormentata, anestetizzata per la nostalgia interminabile della terra d’origine.
• Oggetto Diretto Soggetto Tacito
di Perla Bajder
Installazione – Soppalco Oceania
Nel giugno 1987, in Argentina entrava in vigore la legge dell’obbedienza dovuta che concedeva l’indulto verso coloro che erano stati responsabili della sparizione forzata e di atroci crimini verso persone arrestate per motivi politici (desaparecidos). In quei giorni, Perla Bajder, argentina, si ritrovava a leggere la Divina Commedia di Dante Alighieri. A partire da questa connessione nasce una ricerca, un percorso di parole e immagini che raccontano la condizione umana nei contesti in cui, come inferni creati in terra dall’uomo, gli uomini sono spogliati delle loro condizioni umane e ridotti a “nuda vita” (Giorgio Agamben ,1942).