Dubravka Vidović – Exil
Prestare attenzione alla vita fragile delle cose, anche le più umili e abbandonate, perché vi è racchiusa la storia di chi le ha vissute, perché anch’esse hanno occhi e voce. Immettere il sogno nella vita, far nascere la propria ricerca artistica da una tensione utopica capace di ridare voce al passato grazie a un atteggiamento di ascolto ed empatia.
Comunicato stampa
Prestare attenzione alla vita fragile delle cose, anche le più umili e abbandonate, perché vi è racchiusa la storia di chi le ha vissute, perché anch’esse hanno occhi e voce. Immettere il sogno nella vita, far nascere la propria ricerca artistica da una tensione utopica capace di ridare voce al passato grazie a un atteggiamento di ascolto ed empatia.
Nata a Zara, ma residente tra Milano e Shanghai, Dubravka Vidović, con la ricerca EXIL, sofferma il suo sguardo sulle superfici dei muri, sulle nere porte degli shikumen, le tradizionali case di Shanghai risalenti all’epoca della Concessione Straniera, dove influenze occidentali si combinavano a quelle tradizionali dell'architettura del basso Yangtze. Abitazioni ormai destinate alla distruzione da un’aggressiva politica di sviluppo urbano, così come i loro abitanti sono stati sfrattati e costretti all’esilio. L’artista non si è però limitata a documentare i resti degli shikumen – in cui negli anni Trenta viveva l’80% della popolazione della città - e neppure ha voluto indulgere nostalgicamente al fascino delle rovine. Prima di fotografare i loro muri di mattoni grezzi, ha infatti inserito tra gli interstizi vecchi libri, ha collocato inaspettati frammenti di stoffe: piccole, delicate aggiunte che, con la loro presenza colorata e vitale, rianimano queste antiche abitazioni, attualmente abbattute, e simboleggiano il bisogno di preservare i saperi del passato. Sorretta da uno sguardo ravvicinato e compartecipe ha dunque interagito poeticamente con queste umili abitazioni abbandonate, trasformando ogni sua immagine in un dono e un omaggio alla storia e alla vita di chi viveva un tempo in tali storiche dimore. Un omaggio proteso a far riemergere labili tracce di memoria e a far riudire l’eco evanescente degli esiliati che qui un tempo abitavano. Capaci di ridare una presenza e un calore vitale a luoghi e storie altrimenti votati a un definitivo oblio, i lavori di Dubravka Vidović ci rendono al contempo compartecipi di una perdita e invitano a riflettere sulla condizione collettiva di tutti coloro che hanno visto recidere le proprie radici culturali.
Accanto alle opere fotografiche della serie The Shikumen’s walls (2010) – l’artista presenta anche il video Waterhouses (2011) dove, disegnate con un pennello intinto nell’acqua, appaiono, per poi evaporare, i tratti di vecchie e nuove abitazioni di Shanghai. Rievocazione dell’antica pittura cinese realizzata a inchiostro con un unico tratto decisivo, ma anche riflessione sulla fragilità della memoria e, al contempo, sulla precarietà delle nostre opere e del nostro stesso esistere.
Dubravka Vidović
Nata nel 1970 a Zara (Croazia), vive e lavora tra Shanghai e Milano. Si trasferisce a Milano nel 1996 e si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Brera dove frequenta i corsi di Luciano Fabro. Nel 1999 è ammessa al Corso Superiore di Arti Visive della Fondazione Ratti – visiting professor Haim Steinbach e al Premio d’Arte Mercedes Benz. Vidović usa linguaggi espressivi diversi tra cui la fotografia, l’installazione e il video. Tra le mostre collettive, Dubravka Vidović ha esposto in: Final project with Haim Steinbach, ex-chiesa di San Francesco, a cura di Angela Vettese e Giacinto Di Pietrantonio, Como (1999); Tracce di un seminario 3, Via Farini, a cura di Angela Vettese e Giacinto Di Pietrantonio, Milano (2000); Junge Kunst aus Italien, Documenta Halle, Kassel / Museum Ludwig, Aachen, a cura di Ulrich Schneider, Germania (2001); Note: nostalgie, Via Farini, a cura di Gabi Scardi, Milano (2002); Video It, ex-cimitero di San Pietro in Vincoli, a cura di Mario Gorni e Elena Volpato, Torino (2002); Insert, Museum of contemporary art, a cura di Tihomir Milovac, Branko Franceschi, Silva Kalčić e Antonia Majača, Zagreb (2005); Honey Money, Assab one, a cura di Roberto Pinto e Gabi Scardi, Milano (2005); Creative emergencies, MAR Museo d’Arte della città di Ravenna, a cura di Silvia Cirelli, Ravenna (2009); Incanto – Al di là delle apparenze opache, Fotografia Europea, Museo Frati Cappuccini, a cura di Gigliola Foschi, Reggio Emilia (2010); Memoria variabile, Galleria Milano, a cura di Carla Pellegrini e Gigliola Foschi, Milano (2011); Hotspot Berlin 2011 + Auction Phillips de Pury & Company, Georg-Kolbe Museum + Berlin Literature House, a cura di Eugen Blume, Berlin (2011); Summer Group Show, Podbielski Contemporary, Berlin (2011).
Nel 2005 vince il primo premio al XI Salone dei giovani, Art Gallery of the National Museum di Zara. Tra le mostre personali realizza: Formae Mentis (2006/2007) a cura di Ljubica Srhoj Čerina all' Art Gallery of the National Museum di Zara; Boxed Sea (2007) a cura di Francesca Pasini alla Galleria Artopia di Milano; Exil (2011) a cura di Gigliola Foschi alla Galleria Podbielski Contemporary di Berlino.