Charlotte Bara (1901-1986) – Danzatrice dallo spirito ardente
Mostra omaggio Charlotte Bara (1901-1986) – Danzatrice dallo spirito ardente, che apre la stagione espositiva 2021 del Museo Castello San Materno.
Comunicato stampa
La mostra omaggio Charlotte Bara (1901-1986) – Danzatrice dallo spirito ardente, che apre la stagione espositiva 2021 del Museo Castello San Materno, non poteva trovare sede più idonea per essere presentata. Il Castello San Materno è stato infatti la casa della famiglia Bachrach dal 1919, e luogo deputato alla danza di Charlotte Bara fino al 1927, quando l’architetto Carl Weidemeyer le costruisce il suo Teatro San Materno, sede anche della sua scuola di danza espressiva.
L’articolazione della mostra, curata da Michela Zucconi-Poncini attraverso una rassegna di 50 documenti conservati nel ricco Fondo consacrato alla danzatrice, per la prima volta ripercorre la carriera artistica di Charlotte Bara, giunta ad Ascona nel 1920: dagli inizi formativi nel 1915 a Bruxelles, proseguiti in Germania, nei Paesi Bassi e in Olanda, fino agli ultimi anni della maturità ad Ascona. Un percorso che sottolinea come la danza di Charlotte Bara fosse svincolata dai condizionamenti sociali, dagli schemi della danza classica e avesse come obbiettivo la ricerca di un ideale di spiritualità, nel fare del suo corpo lo strumento per esprimere i sentimenti più profondi della sua anima; Charlotte affermava che attraverso la danza esprimeva il suo senso religioso.
La prima sala, più intima e riservata, pone particolare attenzione alla sua sfera personale presentando bozzetti e disegni della sua danza realizzati da Carl Weidemeyer, l’amico di famiglia e architetto conosciuto nella colonia di artisti di Worpswede nel 1918 e da Carl Rütters, medico psichiatra e suo marito; mentre un bellissimo dipinto di Any Pohl raffigura la danzatrice in modo sintetico, quasi astratto. A completare la sala, alcune locandine dei suoi molti spettacoli al Teatro San Materno, testimoniano la collaborazione della Bara con diversi danzatori importanti come Sascha Leontjew e Raden Mas Jodjana, quest’ultimo di origine giavanese che, insieme al coreografo indiano Uday Shankar, le ha insegnato l’arte della danza orientale. Particolare risalto viene dato al prospetto della scuola di danza, ideato e realizzato dallo stesso Carl Weidemeyer nel 1928, così come al figurino del fantasioso abito disegnato da Alexandre Cingria e che Charlotte indossa nel 1924 in occasione della Festa delle Camelie a Locarno, interpretando lo sbocciare di una camelia, accompagnata al pianoforte dall’attore, musicista e compositore Leo Kok. Un evento importante e di richiamo per tutta la regione, dove per la prima volta la danzatrice si esibisce in una performance di danza mimica.
Una vetrina accanto all’entrata della sala, con oggetti più intimi e personali – un crocifisso, due messali e alcune immagini di Santi – testimoniano la profonda devozione religiosa della Bara, mentre una raccolta di poesie intitolate Intime, che Charlotte inviava ogni anno a sua mamma per il compleanno, raccontano lo speciale rapporto tra le due donne.
La seconda sala, in ricordo degli anni dove la famiglia Bachrach vi riceveva artisti, letterati e musicisti internazionali, è dedicata alla danza e agli spettacoli all’estero di Charlotte Bara. Attorno a tre splendidi abiti di scena della danzatrice, gentilmente messi a disposizione dalla Fondazione Monte Verità di Ascona, fa da corollario una selezione di locandine degli spettacoli della danzatrice a Berlino, Bad Godesberg, Amsterdam, Rotterdam, Milano, Firenze, Venezia, Roma, Londra e Vienna, accompagnati dalle recensioni di stampa dell’epoca e da una selezione fotografica delle sue coreografie.
Riconosciuta e affermata protagonista della Nuova danza europea, Charlotte Bara tra il 1919 e il 1935 ha avuto il grande merito di portare in tutta Europa i suoi spettacoli, contribuendo a far conoscere la sua scuola e, dunque Ascona, oltre i confini della Svizzera. Opere come Vanité des Vanités, Danza della mummia, Danza macabra, Danza egizia, Visione indù e Farfalla morente riscontrano grande successo, tanto da raggiungere l’attenzione di personaggi di spicco come il critico teatrale Anton Giulio Bragaglia, gli scrittori e amanti della danza moderna Fernand Divoire e Alfred Richard Meyer, i quali per primi hanno saputo inquadrare la danza della Bara tra le espressioni della nuova danza moderna, e in particolare nella sfera mistico-religiosa.
Chiude idealmente la mostra il documentario Le Passioni di Charlotte, per la regia di Roberta Pedrini, prodotto dalla RSI nel 2018.
Una mostra resa possibile dagli oltre 2’400 documenti del Fondo Charlotte Bara, acquisito dal Comune di Ascona nel 2007, oggi archiviati e conservati nel Museo Comunale d’Arte Moderna di Ascona, grazie alla generosa donazione delle nipoti Eliane e Nelly Bachrach e grazie alla mediazione dell’allora Capo Dicastero Cultura del Comune di Ascona, arch. Paola Cerutti.