Carlo Maccà – Malakopsiché

Informazioni Evento

Luogo
28 PIAZZA DI PIETRA
Palazzo Ferrini-Cini Piazza di pietra 28 00186 , Roma, Italia
Date
Dal al

martedì-sabato 11-13/16-21 e su appuntamento; domenica 17-21, lunedì chiuso.

Vernissage
16/05/2014

ore 18,30

Artisti
Carlo Maccà
Generi
arte contemporanea, personale
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Mostra personale

Comunicato stampa

In un antico mito dell’hindūismo, Prajāpati, il creatore dell’universo, lotta con Mṛtyu, la Morte e dopo una lunga competizione dalla sorte incerta, perché le armi di entrambi erano egualmente forti, alla fine Prajāpati ha il sopravvento. L’esito potrebbe apparire anche scontato, ma ciò che è importante (e sorprendente) è il “modo” in cui Prajāpati riesce ad averla vinta. Egli sconfigge la Morte nel momento in cui ha una «visione» e ciò che gli si presenta in questa visione sono delle «equivalenze» tra cose apparentemente disparate, delle «coincidenze numeriche» che riportano a unità aspetti contrastanti della realtà e primi fra tutti la Vita e la Morte. Prajāpati vince la Morte non perché sia più forte o disponga di armi migliori, ma unicamente in virtù di un atto di comprensione. Egli «vede» che la Morte non è un’oscura e impenetrabile forza oppositiva, ma può essere assimilata alla Vita come un suo momento, smantellando la sua forza estraniante.

Il valore rivelatore delle equivalenze simboliche è ciò che permea l’arte fotografica di Carlo Maccà. Molti e famosi sono i fotografi che con splendidi risultati hanno preso a tema le conchiglie, ma qui, come dice il titolo della mostra, le conchiglie diventano per la prima volta un evento della psiche, perché sono poste in rapporto ad «altro». Se l’essenza della psiche sta nella capacità di cogliere rapporti, equivalenze, identità nelle differenze e nelle opposizioni, ebbene questo è ciò che Maccà racchiude nelle sue fotografie. Esse diventano simboli potenti delle affinità segrete che legano aspetti disparati e, a volte, contrastanti delle formazioni naturali.

Molti sono i significati che possono essere scorti in queste fotografie, ed è giusto che sia così, perché uno dei tratti distintivi dell’opera d’arte è proprio l’inesauribilità delle sue interpretazioni. Qui vorrei soffermarmi solo su un aspetto, sulla loro «sintassi», vale a dire sul modo in cui il contenuto di ciascuna fotografia viene «ordinato-insieme». Ci sono, infatti, evidenti regole formali comuni, mediante cui vengono determinate e articolate le relazioni fra gli elementi che Maccà compone e ritrae.

Innanzitutto, fondamentale è la funzione dello sfondo su cui gli elementi si stagliano, sia nelle fotografie in bianco e nero sia in quelle a colori. Lo sfondo è l’assenza di qualsiasi riferimento, non vi è ‘sopra’ né ‘sotto’, nessuna differenza o ruga lo screzia, è l’abisso in-forme che potenzialmente contiene tutte le forme, senza che nessuna di esse si sia ancora affermata nell’esistenza. Esso non è qualcosa d’inerte, ma potrebbe essere inteso come il non-luogo, in cui si svolge una lotta feroce tra conati di esistenza, nessuno dei quali ha sufficiente forza per emergere. D’un tratto accade la luce e, nella luce, la «visione» di ciò che vi prende forma. Ma quello che viene visto e che improvvisamente, in modo abbagliante, si staglia sull’in-forme non è costituito tanto o solo da oggetti, quanto piuttosto (e soprattutto) dalle relazioni che li lega. Le relazioni possono essere di affinità o di contrasto e riguardano sia le linee che definiscono gli oggetti sia i colori. Tuttavia non si tratta di oggetti qualsiasi, ma di conchiglie e di formazioni vegetali. Ed è qui che viene alla luce la sintassi più segreta che sconfigge l’indeterminatezza informe dello sfondo (la Morte).

I rapporti armonici, per consonanza o per contrasto, che cogliamo d’istinto tra conchiglie e vegetali, hanno alla base delle regole formali che accennano a equivalenze numeriche ben precise. Uno dei modi che la natura impiega più di frequente per ordinare le proprie formazioni risponde alla celebre successione di Fibonacci: 1,1,2,3,5,8,13,21,34,55,89, nella quale ogni numero, a parte i primi due, risulta dalla somma dei due precedenti. Ora proprio le conchiglie e i vegetali, che Maccà mette in relazione fra loro, sono un luogo privilegiato di attuazione della successione di Fibonacci. Nei fiori, Il numero dei petali, le spirali dei pistilli, dei semi dei girasoli e delle inflorescenze dei cavolfiori. Ma anche gli sviluppi delle forme a spirale, che tanto spesso si riscontrano nelle conchiglie, obbediscono ai rapporti numerici della successione di Fibonacci.

Se queste equivalenze numeriche, che emergono dallo sfondo in-forme, hanno un qualche significato, esse possono essere ricondotte a una radice unitaria comune. Infatti, il rapporto tra due numeri successivi della serie di Fibonacci tende a stabilizzarsi attorno a 1,61803…, un numero ben noto fin dalla remota antichità e che è stato chiamato «rapporto aureo», proprio per la funzione fondamentale che esso ha nell’organizzazione delle forme nell’esperienza umana della bellezza.

Tali equivalenze numeriche non hanno nulla di esoterico, soprattutto se le sappiamo riconoscere nei rapporti, mediante i quali, con straordinaria e limpida evidenza plastica, Maccà ha saputo «vedere» i modi di organizzarsi delle formazioni naturali. Le coincidenze dei rapporti numerici sono diffuse ovunque nelle sue fotografie, ma raggiungono una particolare espressività in ‘Cepaea’, in ‘Cathcartia, in ‘Papuina’’, in ‘Polymita’ e in ‘Argonauta’. Anch’egli, come nell’antica narrazione hindῡ, ci aiuta a sconfiggere la Morte dell’in-forme mediante l’esperienza della bellezza, portando alla luce il rapporto aureo che regge la vita segreta della natura.

Nota Biografica

Nato nel 1936 in un paese del Veneto.
Durante i lunghi anni impegnati nello studio, nella ricerca e nell’insegnamento universitario della Chimica in Italia e all’estero, non ho mai tralasciato di approfondire le mie conoscenze nel campo dell’arte e di migliorare le mie abilità nella fotografia. Coll’avvicinarsi e poi col raggiungimento dell’età della pensione, ho trovato nuovi stimoli intellettuali nella fotografia d’arte. Nei pochi anni di questa attività ho realizzato varie mostre personali in occasione di eventi culturali e in gallerie d’arte di varie località d’Italia (Bologna, Frascati, Cupra Marittima) oltre che del Veneto. Fra i miei temi fotografici preferiti le conchiglie (oggetto in passato di miei studi tassonomici, mio “violon d’Ingres” naturalistico), decontestualizzate o ricontestualizzate in maniera non convenzionale.