Archeologia e guerra
In occasione dei cinquanta anni dalla sua fondazione il Centro Scavi di Torino per il Medio Oriente organizza presso la Sala del Senato di Palazzo Madama una giornata dedicata ad un tema di grande attualità: la protezione del patrimonio archeologico di paesi che vivono situazioni di guerra o di grossa crisi politica interna.
Comunicato stampa
In occasione dei cinquanta anni dalla sua fondazione il Centro Scavi di Torino per il Medio Oriente organizza il 18 dicembre presso la Sala del Senato di Palazzo Madama una giornata dedicata ad un tema di grande attualità: la protezione del patrimonio archeologico di paesi che vivono situazioni di guerra o di grossa crisi politica interna. Il Centro Scavi di Torino è stato fondato nel 1963 e negli anni ha goduto del sostegno di Regione Piemonte, Provincia di Torino, Città di Torino, Università degli Studi e Fondazione CRT. La Fondazione CRT è oggi il primo socio sostenitore del Centro Scavi, cui ha complessivamente garantito oltre 2 milioni e 200 mila euro.
Oltre a presentare l’attività del Centro Scavi, soprattutto in relazione alla sua missione di tutela, verrà affrontato il tema delle ricadute sul patrimonio artistico e culturale dei conflitti che lacerano il Medio Oriente. In particolare, l’intervento del giornalista Domenico Quirico costituisce una testimonianza personale di grande significato. Verrà mostrato in anteprima il riallestimento del piano terra dell’Iraq Museum di Baghad, presentato dagli architetti che hanno elaborato e realizzato il progetto.
Durante l’incontro verrà inoltre illustrata al pubblico una selezione di oggetti provenienti da Seleucia al Tigri esposti in una vetrina dei Depositi visitabili di Palazzo Madama. “Una finestra sull’Oriente: La collezione da Seleucia di Palazzo Madama” raccoglie ceramiche, elementi fittili di decorazione architettonica, figurine e placchette in terracotta che documentano la produzione artigianale e artistica a Seleucia durante il periodo ellenistico-partico. Si tratta della più ricca collezione italiana di reperti dalla Mesopotamia di età tarda.
La città di Seleucia, a una trentina di chilometri da Baghdad, fu fondata da Seleuco I, generale di Alessandro Magno, alla fine del IV sec. a.C. nel cuore della Mesopotamia, sulle rive del Tigri.
Immensa per l’epoca, con oltre 600.000 abitanti nel periodo di massima fioritura, fu uno dei centri più importanti del mondo ellenistico. Il Centro Scavi ha lavorato a Seleucia negli anni ’60-’80 del novecento riportando alla luce ampie aree della città, tra le quali il teatro, l’edificio degli archivi e alcuni quartieri abitativi.
Il Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino per il Medio Oriente e l’Asia ha operato e opera per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio archeologico e architettonico di diversi paesi del Mediterraneo e del Vicino e Medio Oriente, tra i quali Italia, Tunisia, Libano, Giordania, Iraq, Iran, Turkmenistan e Pakistan. IE’attualmente impegnato in Iraq, Iran e Turkmenistan con scavi archeologici in importanti siti; i risultati scientifici di queste ricerche sono pubblicati annualmente nelle riviste “Mesopotamia” e Parthica”, in monografie, attraverso pubblicazioni di carattere divulgativo, mostre ed eventi aperti al pubblico.
L’attività in Iraq è proseguita nonostante i conflitti che hanno colpito il Paese nell’ultimo ventennio, non limitandosi al solo ambito della ricerca archeologica. A partire dal 2000, il Centro Scavi ha avviato un lavoro di documentazione sugli oggetti trafugati durante la prima guerra del Golfo dai musei dell’Iraq e ha partecipato attivamente al recupero dei materiali archeologici scomparsi nei saccheggi e negli scavi clandestini successivi alla seconda guerra del Golfo. In collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e l’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, ha curato il riallestimento delle sale del piano terra dell’Iraq Museum di Baghdad. In un’ottica di disseminazione del sapere, ha inoltre realizzato corsi e programmi di formazione per tecnici, restauratori e archeologi iraqeni.