Antonio Rizzo – Radio apocalisse
In un ambiente neutro l’artista realizza un’opera di forte magnetismo con il chiaro intento di spronare e scuotere la mente del visitatore.
Comunicato stampa
Nell’epoca dell’omologazione comportamentale complessiva, nel groviglio avvolgente delle mode socialmente dominanti, la comprensione dell’informazione ed il processo critico che la sottendono si trasformano in disinformazione omologata.
La suggestione fornita dai mezzi di comunicazione prevale sul precetto diretto ed integra con ciò una condizione solo apparentemente di maggior libertà, ma in realtà ben più insidiosa: chi mi darà la forza di oppormi ad una suggestione che mi si porge dai media come corroborata dal consenso comune e generalizzata?
In un ambiente neutro l’artista realizza un’opera di forte magnetismo con il chiaro intento di spronare e scuotere la mente del visitatore.
Evocativo il richiamo alla radio, “media” antico di comunicazione di massa, che ritrova il suo splendore nell’ultimo decennio, nettamente contrapponendosi a più asettici mezzi di comunicazione, dando forza alla voce ed alla parola. Radio anni Quaranta. Strumento di comunicazione e di svago. Ma anche di asservimento al potere….
Dieci. Come il numero simboleggiante la perfezione, ma anche l’annullamento di tutte le cose. Dieci. Illustra l’eterno ricominciare. Dieci.
Il totale dei primi quattro numeri e perciò la globalità dei principi universali. Le dieci fredde gelide radio in gesso bianco sono rese mute, come “incastrate” dal materiale con cui sono realizzate a testimonianza della negazione della loro funzione “democratica” di informazione indipendente. Rafforzano questo simbolismo le ultime tre radio focalizzate dall’occhio del visitatore, che si mostrano in una forma surreale, quasi collassate, esattamente come è oggi la comunicazione attraverso i sistemi mass mediatici.
Il carattere ripetitivo dell’informazione viene simboleggiato dall’uniformità e dalla serialità dell’omologazione della forma,così come la comunicazione di massa, annullando di fatto le potenzialità di pluralità di visione e di pensiero, si codifica in un’unica voce.
Il “quarto potere” che i media dovrebbero svolgere in modo autonomo e indipendente è ormai nelle mani di pochi potenti…
Il fruitore, compiendo il proprio percorso di “autonomizzazione” del pensiero, voluto dall’artista, diventa quindi parte integrante dell’installazione realizzata, che si muta in metainstallazione.
Elettra Paolini, Anna Perrier De Feo