Andrea Zucchi – Doppio gioco

Informazioni Evento

Luogo
FONDAZIONE STELLINE
Corso Magenta 61, Milano, Italia
Date
Dal al

martedì – domenica, 10 – 20 (chiuso lunedì)

Vernissage
13/04/2013

ore 17

Biglietti

ingresso libero

Editori
SKIRA
Artisti
Andrea Zucchi
Curatori
Sergio Risaliti
Uffici stampa
CLP, STUDIO LUCIA CRESPI
Generi
arte contemporanea, personale
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L’esposizione presenta 50 opere recenti dell’artista milanese, divise in due diversi e autonomi cicli, in grado di creare uno spiazzante “doppio gioco” di contrasti e assonanze tra appropriazione d’immagini fotografiche dell’Ottocento, piccole composizioni e sculture astratte.

Comunicato stampa

L’esposizione presenta 50 opere recenti dell’artista milanese, divise in due diversi e autonomi cicli, in grado di creare uno spiazzante “doppio gioco” di contrasti e assonanze tra appropriazione d’immagini fotografiche dell’Ottocento, piccole composizioni e sculture astratte.

Dal 14 aprile al 12 maggio 2013 la Fondazione Stelline di Milano (corso Magenta 61) ospita la mostra “Andrea Zucchi. Doppio gioco - Appropriazioni & Astrazioni”: cinquanta opere recenti del pittore milanese, tra figurazione di lontana ascendenza metafisica e astrazione.
L’iniziativa si inserisce nella sezione Stelline Spazio Aperto, format di ospitalità a eventi ideati da soggetti esterni, realizzati in collaborazione con la Fondazione Stelline. La rassegna presenta il nuovo progetto espositivo di Andrea Zucchi, in cui l’artista affronta il tema della ri-creazione in due diversi e autonomi cicli di opere che, affiancati simultaneamente, danno luogo a un “doppio gioco” di contrasti e assonanze. Mai come oggi le pratiche di rielaborazione di materiali preesistenti sono al centro del dibattito delle arti contemporanee, dal cinema alla musica, dalla letteratura alle arti visive. Già nel passato, le opere d’arte si sono nutrite di scambi, metamorfosi e contagi, ma l’uso del computer, aprendo testi e immagini a un’indefinita virtualità, ha portato inevitabilmente a moltiplicare questi procedimenti. La facilità e comodità del “copia e incolla” è talmente diffusa a tutti i livelli da divenire una cifra caratteristica e rivelatrice di questi decenni.

In una serie di lavori, di medie e grandi dimensioni, Zucchi si appropria d’immagini fotografiche dell’Ottocento, traducendole in pittura e virando l’originale bianco e nero in un cromatismo esasperato ed eccentrico. Attraverso una sorta di plagio psichedelico, personaggi storici, figure allegoriche, nudi accademici, scene di genere, paesaggi romantici e nature morte, insomma tutto il repertorio di un’epoca a noi così stranamente familiare e lontana allo stesso tempo, riemerge nei dipinti di Zucchi acquistando un aspetto vivace, ironico che le rende insolitamente Pop. Una “ricreazione ottocentesca” che nella sua dichiarata artificialità si allontana da ogni possibile citazionismo.
In un altro nucleo di opere invece, tutte di piccolo formato, i cartoni da imballaggio degli oggetti elettronici vengono riutilizzati come supporti tridimensionali per composizioni astratte, che si riallacciano, da una parte, alle morbide geometrie biomorfe sviluppate nella prima metà del novecento da Kandinskij, Klee e Arp, e dall’altra alle ricerche sulla superficie oggettuale degli anni sessanta. Sfruttando i pieni e i vuoti di queste strane e variegate sagome, che spesso richiamano elementi architettonici, Zucchi elabora una sorta di sgargiante decorazione tribale che trasfigura in pura forma plastica i fragili gusci di protezione delle nostre merci. A queste due opposte linee di ricerca si aggiunge infine, come trait d’union, una serie di sculture di panneggi che sembrano fuoriuscite dai dipinti per trasformarsi, una volta abbandonati al suolo, in forme quasi astratte.
L’esposizione è accompagnata da un catalogo Skira editore con testi di: Sergio Risaliti, Luca Scarlini e un’intervista di Silvia Fabbri.