Alle origini del Premio Lissone
La stagione espositiva del MAC riprende con un’iniziativa che si inserisce nei festeggiamenti del settantesimo anniversario del Premio Lissone.
Comunicato stampa
La stagione espositiva del MAC riprende con un'iniziativa che si inserisce nei festeggiamenti del settantesimo anniversario del Premio Lissone. Anticipando l'imminente edizione del 2016, la Sala Meloni ospita una selezione di opere di proprietà del Comune e della Famiglia Artistica Lissonese che mai prima d'ora erano state esposte al museo. Attraverso questi dipinti sarà possibile gettare uno sguardo agli esordi così come al contesto di un premio - come si diceva all'epoca - "vivace e qualificato".
Nel secondo dopoguerra, Lissone si pregia del titolo di Primo centro italiano del mobile e adotta un efficace slogan pubblicitario, dichiarando che i «mobili lissonesi, di squisito gusto moderno, oggi sono preferiti su tutti i mercati, italiani e stranieri ». Fiore all'occhiello di questa laboriosa comunità è la Settimana Lissonese, manifestazione ideata dalla FAL che aveva avuto l'intuizione di abbinare una rassegna di mobili artigianali a una serie di altre manifestazioni, ivi compresa una Mostra d'Arte Lavoristica della Brianza.
Durante il periodo bellico, la programmazione culturale venne interrotta ma non naufragò l'idea di riprenderla appena dopo il conflitto; e infatti, nel 1946 la FAL si fece promotrice del Premio Lissone allestendo la prima edizione nella sede dell'associazione.
Umberto Bonzanini, Piazza Libertà - s.d.
Umberto Bonzanini - Piazza Libertà, s.d.
Figure chiave del premio furono Francesco Santambrogio e Gino Meloni: il primo ricoprì la carica di Presidente, reggendo al contempo la vicepresidenza dell'Ente Comunale e della Settimana Lissonese, il secondo si terrà invece nell'ombra, seguendo e coordinando il premio da dietro le quinte. Di Santambrogio esponiamo un Caffè all'aperto e una veduta di San Michele di Pagana in cui possiamo ancor oggi ravvisare una pittura «senza alcuna punta polemica, senza presupposti estetici, senza un preciso programma» che assecondava però passioni e sentimenti. Di Meloni presentiamo invece un poco noto Paesaggio che ha in sé i tratti tipici dell'autore, perché (come scrisse Vismara) «Meloni, con quella sua naturale modestia che in lui è una virtù nota, non ha mai pensato e non si è mai accorto che la nostra Lissone, attraverso la sua personalità, la sua fama, ha avuto tanta risonanza».
In mostra, accanto alle Figure di Galarani e al Vaso con ortensie di Menin, troviamo un quadro informale di Leveni (con cui il pittore partecipò al nono Concorso estemporaneo di pittura della FAL) e l'Informale Bianco di Fossati che potrebbe corrispondere alla Composizione segnalata al IV Premio Lissone per i suoi «valori tonali e compositivi». Anche Sangalli vantò una segnalazione alla prima edizione grazie a un paesaggio lariano; benché l'opera qui esposta sia successiva, si è creduto meritorio rendere omaggio alle sue assidue partecipazioni al Premio Lissone nel '46, '47, '50 e '52. L'esposizione si continua quindi con una nutrita presenza di scorci urbani, tra cui le Case in demolizione di Nalsaria, le Case senza finestre di Mariani, l' Incrocio con case di Barletta e la Piazza cittadina di Sala, altra presenza ricorrente alle edizioni del Premio Lissone. Particolarmente significativi sono però due quadri: La stazione di Lissone di De Cecere (candidata al Concorso di pittura estemporanea del 1953) in cui è possibile riconoscere lo stabilimento Saisa che alla fine degli anni Novanta venne abbattuto per edificare il MAC, e Piazza Libertà di Bonzanini con al centro la fontana degli anni trenta che in seguito venne rimossa per essere collocata in piazza IV Novembre.