Il lato oscuro dell’anarchico Lloyd

Sapevate che la storia di “V per Vendetta” poteva restare incompiuta? A salvarla è stata la notorietà di Alan Moore. Lo racconta il disegnatore di V, David Lloyd, che parla del suo "lato oscuro" e della scelta casuale di mettere a Guy Fawkes quella maschera che ora è riconosciuta nel mondo come simbolo di protesta. "Io sto con loro", dice Lloyd.

David, visitando la tua mostra a Lucca Comics sembra di entrare in un lager…
Infatti è così. Questo allestimento mi piace, c’è molta creatività. L’idea di inserire il filo spinato sopra le tavole e aggiungere poi le rose rosse, beh, richiama in modo esplicito il campo da cui V è fuggito. Geniale.

V per Vendetta. Un personaggio che non si finisce mai di amare. Quando l’hai disegnato ti aspettavi una tale longevità?
Che V fosse un personaggio forte già lo sapevo. Diciamo che per me non è una sorpresa.

Cos’è che lo rende immortale e così tremendamente attuale?
Sicuramente i temi “universali” trattati nella storia. Si parla di individualità, conformismo e perfino di libertà. Si racconta poi un’esigenza primaria e fondamentale: quella di essere se stessi, allontanandoci così da ogni coercizione.

v for vendetta29 Il lato oscuro dell'anarchico Lloyd

V For Vendetta

Si racconta anche una dittatura e un autoritarismo che non ci sono poi così estranei…
Vedi, purtroppo esistono ancora governi, aziende e organismi autoritari che alimentano l’oppressione. Le lobby corporative che hanno intenzione di controllare il mondo dettano le regole: o sei con loro al comando o sei un loro servo.

Insomma, una storia profetica?
Non credo che quello di V sia un racconto particolarmente profetico. Ma riesce a cogliere nel segno. E qualcosa anticipa…

Cosa?
Oggi ci sono molte più telecamere a circuito chiuso di quante non ce ne fossero allora. E poi si parla di oppressione. Ce n’è molta di più oggi di quanta non ce ne fosse negli Anni Sessanta, quando insieme ad Alan Moore abbiamo scritto l’opera…


Anche Alan Moore è percepito come un “immortale”. Parte del successo di V è anche suo…
V è forse il primo vero personaggio politico sdoganati nella produzione americana. Con Alan, fino a quel momento, avevamo lavorato solo su commissione. Questa è stata la prima volta in cui avevamo il controllo completo dell’opera. Il risultato è piuttosto chiaro, oggi. Ma è un caso che V sia penetrato nell’industria del fumetto.

Perché tiri in ballo il caso?
Abbiamo scritto e disegnato V solo per la fama acquisita da Alan all’interno della DC. La casa editrice inglese che aveva pubblicato le prime puntate ha sospeso la serie a metà. E se Alan non avesse avuto tutto quel talento, beh, probabilmente la storia si sarebbe fermata lì.

Ma così non è stato. E V è diventato ancor più popolare grazie alla trasposizione cinematografica. Il film di James McTeigue, pur cercando di restare fedele al racconto, alla fine è percepito come un prodotto molto diverso…
In effetti il film e la graphic novel sono due cose distinte. Non c’è piena fedeltà alla storia, ma il risultato è buono nonostante ci sia Hollywood di mezzo. Per la trasposizione hanno dovuto comprimere passaggi narrativi importanti. Pur essendo consapevole che questo è il prezzo da pagare quando ci si trova di fronte a un adattamento cinematografico, alla fine credo che siano riusciti a mantenere intatto il messaggio contenuto nel nucleo della storia. Appare evidente che, complice l’individualismo, là fuori il mondo vuole a tutti i costi annientare la vita della gente.

E per quel che riguarda l’interpretazione degli attori?
È stata una grande prova. E buona è anche la direzione. Del resto gli sceneggiatori – e produttori -Andy e Larry Wachowski sono dei fan di V…

Kickback Il lato oscuro dell'anarchico Lloyd

Kickback

La maschera indossata da Guy Fawkes è oggi simbolo di anarchia e ribellione. Rappresenta la manifestazione simbolica del dissenso. Questo ti preoccupa?
Tutt’altro. Sono felice. La maschera è diventata simbolo di protesta? Bene, perché esistono ancora tirannie che la gente percepisce e combatte. Sappi che anche la scelta della maschera è stata una casualità. Fortunata, in questo caso. Detto ciò, sono sempre stato molto sensibile alle figure “ribelli”. Penso ad esempio a Giovanna D’Arco. Questi movimenti di protesta stanno salendo in superficie in tutto il mondo. E tutti, come i manifestanti di New York, hanno motivazioni molto valide per contestare.

Si parla sempre di V, ma non di Kickback. Anche quella storia diventerà un film?
Lì si parla di un poliziotto corrotto inserito in distretto altrettanto corrotto. Un poliziotto che però desidera cambiare vita. C’è un parallelismo con la storia di V, dove si racconta come la società si può corrompere (e curare). Quello della corruzione è un tema che mi affascina e mi interessa. Soprattutto se applicata agli uomini, a volte corrotti e spesso corruttibili. Basta vedere con quale facilità siamo disponibili a votare un candidato anziché un altro solo se questo ci promette dieci euro in più da tenere in tasca. Onestamente spero che anche Kickback diventi presto un film. Purtroppo non ci sono state offerte. I diritti della Dark Horse sono scaduti di recente, quindi ora li ho in mano io. Sarebbe un ottimo soggetto.

Finalmente è uscito in Italia Materia Oscura, un volume che raccoglie storie disegnate in trent’anni di carriera che la Gran Bretagna ha già pubblicato con il titolo Dark Matter. Se ti guardi in dietro, come giudichi questi anni di lavoro e di trasformazione?
Lo confesso, ho un lato oscuro. E sono attratto da thriller e storie in cui emerge chiaro il conflitto. Quindi non credo che sarei stato felice a disegnare per la Disney. Nonostante che anche Topolino sia per certi aspetti attraente… Il fatto che poi esca una raccolta di mie storie brevi m’inorgoglisce. È un modo per raccogliere racconti illustrati apparsi su diverse riviste ormai introvabili. Ora è tutto lì, in un solo volume.

V3 Il lato oscuro dell'anarchico Lloyd

V For Vendetta

Com’è possibile declinare nell’espressività questo tuo “lato oscuro”?
Ad esempio nel segno. Sono felice di aver potuto cambiare stile. Mi sono sempre sentito libero di raccontare le storie che mi interessavano di più. Poi sì, oltre a tutto il resto ho realizzato anche cose più leggere. Ma ciò che ritengo fondamentale per la mia libertà espressiva è aver potuto adeguare lo stile al racconto, nel rispetto del processo narrativo. Non tutti gli artisti si possono permettere di sperimentare a seconda del tema trattato. Quindi mi sento come un privilegiato.

Il solito problema dell’artista che si identifica a vita con uno o più personaggi?
Esattamente questo. Ad alcuni è richiesto sempre di fare lo stesso tipo di lavoro. Se un disegnatore è bravo a fare i supereroi, beh, a lui si chiederanno sempre supereroi. E siccome un problema che accomuna tutti è il pagamento delle bollette, la tendenza naturale di ogni artista del settore che ha bisogno di sopravvivere, al di là della creatività soggettiva, è quello di continuare a disegnare quello che gli viene richiesto.


A te non è andata così…
Perché da subito ho capito come funzionava questo meccanismo perverso. Così cerco sempre di assicurarmi una copertura in banca per evitare di cedere alla tentazione. Anzi, al bisogno.

Un’ultima curiosità: so che ami il vino, soprattutto quello italiano. Quale preferisci?
Difficile scegliere. Chianti o Valpolicella sono i miei preferiti. Ma ogni vino italiano è ottimo. Qua ho avuto la possibilità di gustare prodotti buonissimi. E sono stato felice di farlo. Purtroppo i vini italiani sono difficili da trovare in Inghilterra. Nonostante questo ci riesco sempre. Puoi crederci!

Gianluca Testa

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Gianluca Testa

Gianluca Testa

Gianluca Testa (Lucca, 1977) è un giornalista che si occupa di arte (in particolare il fumetto) e di temi legati al mondo del volontariato e del Terzo settore. Collabora col Centro Nazionale per il Volontariato, è redattore della rivista Volontariato…

Scopri di più