Macaal. Collezionismo e impegno sociale in Marocco

Nuova tappa del nostro reportage dal Marocco. Stavolta a finire sotto i riflettori è il Museo d’Arte Africana Contemporanea.

Al MACAAL – Museo d’Arte Africana Contemporanea ci ha accolti Janine Dieudji, direttrice delle mostre, approdata a Marrakech dopo sei anni a Firenze.

Chi c’è dietro il MACAAL?
Il museo è uno degli ultimi progetti della Fondazione Alliance, che quest’anno festeggia i dieci anni di attività. La famiglia Lazraq da anni colleziona soprattutto opere di artisti contemporanei del continente africano. Ha sostenuto la mostra Maroc Contemporain all’Institut du Monde Arabe di Parigi nel 2014, ha supportato vari progetti come la Biennale di Dakar e i Rencontres de Bamako. Il padre ha iniziato a collezionare più di quarant’anni fa per supportare gli artisti marocchini, con il figlio ha creato il parco delle sculture situato tra i campi da golf Al Maaden e poi il programma Passerelle, che ha lo scopo di portare l’arte nelle zone periferiche. Alliance è un gruppo immobiliare nel mercato delle case popolari e di lusso e il programma Passerelle entra anche in questo contesto. Dove ora sorge il museo c’era uno spazio di vendita delle ville su questo campo da golf che è stato trasformato in museo dall’architetto del Musée Picasso di Parigi, Jean-François Bodin. Lo scopo era di aprire questa collezione al mondo, ma non solo, perché produciamo anche tante mostre. Il programma Passerelle prosegue con i nostri atelier, con gli incontri che organizziamo e con le attività sociali.

Avete anche un programma di residenza: come funziona?
È l’ultima novità, con il lancio del bando aperto ad artisti del continente africano ma anche di altri Paesi – il lavoro in ogni caso deve essere legato a quello che succede sul continente. La residenza è aperta sia agli artisti che ai curatori, l’importante è che il lavoro abbia a che fare con le comunità locali.

Janine Dieudji, direttrice delle mostre al MACAAL di Marrakech. Photo © Saad Alami

Janine Dieudji, direttrice delle mostre al MACAAL di Marrakech. Photo © Saad Alami

Collaborate anche con altre realtà cittadine? Come appare oggi la scena artistica?
È molto importante lavorare con le gallerie e gli spazi indipendenti, ma sono pochi. Cooperiamo con associazioni come Dar Bellarj, abbiamo fatto un workshop con i bambini della medina grazie a loro, riceviamo una o due volte a settimana delle scuole per fare workshop e visite guidate. Abbiamo dei mediatori culturali, ci adattiamo al pubblico che riceviamo, abbiamo lavorato anche con un’associazione che si prende cura dei bambini di strada. Cerchiamo di fare delle mostre che parlino a tutti. Ognuno può ritrovarsi dentro quello che facciamo, non vogliamo essere l’ennesima istituzione elitaria: già essere un museo è una barriera sociale che cerchiamo di superare a livello di contenuti.

La Biennale ha evidenziato il ruolo di Marrakech come centro di arte contemporanea nel Nord Africa. Quest’anno Marrakech è la prima Capitale Africana della Cultura. Come vedi il futuro culturale della città?
La Biennale ha lasciato un’eredità abbastanza importante. Ora c’è la fiera 1:54 di Touria El Glaoui, che ha realizzato a Londra, a New York e poi qui, nella sua città. Bisogna capire che il Marocco è l’ingresso e l’uscita dell’Africa. Il governo ha realizzato il Musée Mohammed VI a Rabat, c’è una vera volontà da parte del re di sviluppare la cultura, di proporre il Marocco non solo come destinazione turistica per le sue medine e la sua ricchezza artigianale. Il progetto Marrakech Capitale Africana della Cultura 2020 è un passo in più: si vuole organizzare una piattaforma che inviti anche altri attori del continente africano in un unico luogo, dando vita a una vetrina della creatività contemporanea. Non abbiamo ancora un programma definitivo, ma vorremmo realizzare delle manifestazioni pubbliche all’interno della medina, per far uscire l’arte dal museo. Il futuro culturale di Marrakech è già in marcia, febbraio è diventato il mese dell’arte grazie alla presenza della fiera 1:54. C’è anche l’asta di arte africana e orientalista di Artcurial a dicembre. Nel futuro spero ci siano più realtà culturali e più collaborazioni tra il privato e il pubblico e anche tra privato e privato. Non bisogna creare tante nuove cose, ma rinforzare quello che c’è già, creare un modello che risponda alle realtà locali, una rete di istituzioni africane: Marrakech 2020 ha anche questo scopo. Noi cerchiamo di creare delle mostre in comune, in dialogo con il Sudafrica, ad esempio, che è più avanti rispetto a tanti altri Paesi. Cerchiamo di rinforzare i contatti con la scena artistica sparsa per tutto il continente africano, in Paesi ricchi di diverse culture. Abbiamo solo da guadagnare a lavorare insieme.

Giorgia Losio

http://macaal.org/

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #52

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Giorgia Losio

Giorgia Losio

Giorgia Losio, nata a Milano, è storica dell’arte e appassionata di design. Ha studiato storia dell’arte presso l’Università degli Studi di Milano e si è specializzata in storia e critica dell’arte contemporanea all’Université Sorbonne Paris-IV e in museologia e museografia…

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