Sulle orme del Buddhismo. A Zurigo

Il Museum Rietberg di Zurigo approfondisce le vicende di una religione millenaria. Dosando con attenzione metodo didattico e focus tematici.

È possibile sintetizzare in una mostra i dettami di una religione che affonda le radici in 2.500 anni di storia? E, in caso di risposta affermativa, come veicolarne i contenuti a un pubblico non necessariamente esperto della materia? Prossima fermata Nirvana Approcci al Buddhismo getta le basi di un racconto espositivo che, senza pretese di esaustività, affronta le vette di un culto antico e denso di sfumature attraverso una serie di approcci, come sottolineato dal titolo, volti a restituire alcune efficaci linee guida per orientarsi nella (ri)scoperta del Buddhismo. Il tutto usando in guisa di bussola la storia dell’arte e un centinaio di manufatti provenienti da Oriente (Cina, Giappone, India) e custoditi nella poderosa raccolta del museo zurighese ‒ meta imprescindibile per gli amanti delle culture extraeuropee ‒ o in altre collezioni internazionali.
Inclusa nel progetto Vedi l’arte comprendi la religione, sviluppato dal Rietberg insieme ai docenti e agli allievi delle scuole del Cantone, la mostra rivela un azzeccato taglio didattico, adatto a una platea eterogenea. Senza cedere a toni didascalici, la rassegna si concretizza attorno a otto aree tematiche, incentrate sugli aspetti chiave del Buddhismo: la dottrina del Buddha e i suoi insegnamenti, la trasmissione del culto e i suoi rituali, fino alla diffusione di questi ultimi nel panorama odierno. Una scelta netta e ben delimitata, che assicura alla mostra una solida coerenza concettuale.

TRA IERI E OGGI

Scevra di impianti teologici o esclusivamente filosofici, l’esposizione svizzera tocca i punti nevralgici del Buddhismo rendendoli accessibili, anche visivamente. Le statue di Gandhara, i bronzi della collezione himalayana di Toni Gerber, le pitture tibetane e l’eccezionale rotolo illustrato lungo 14 metri proveniente dal Giappone avvolgono il fil rouge della cultura buddhista, illuminandone alcune peculiarità. Allo stesso modo, le voci di buddhisti praticanti, studiosi di scienze religiose, insegnanti di meditazione e semplici “appassionati” fanno luce sulle parole chiave che accompagnano la dottrina buddhista, attualizzandole per mezzo di un semplice supporto video e dando prova del senso di comunità alla base del culto. Ancora, i mantra diffusi in una delle stanze del museo rendono conto dell’importanza della tradizione orale per l’insegnamento del Buddhismo e le domande apparentemente senza risposta comunicate attraverso un apparecchio telefonico aprono squarci su una disposizione interiore naturalmente aperta alla meditazione e al desiderio di intraprendere un percorso tutt’altro che rapido o scontato.

Buddha Shakyamuni from Pakistan, Gandhara region, Sahri Bahlol, 2nd/3rd century, Peshawar Museum. Photograph: Rainer Wolfsberger © Museum Rietberg

Buddha Shakyamuni from Pakistan, Gandhara region, Sahri Bahlol, 2nd/3rd century, Peshawar Museum. Photograph: Rainer Wolfsberger © Museum Rietberg

I PEZZI CLOU

Non mancano i pezzi “clou”, come le reliquie di contatto rinvenute in quella che si ritiene essere stata la tomba di Siddharta Gautama, principe vissuto probabilmente in India fra il V e il IV secolo a.C., associato alla figura del Buddha. Le preziose gemme, trovate dall’archeologo amatoriale e proprietario terriero inglese Claxton Peppé alla fine dell’Ottocento sul suo terreno nell’India settentrionale, erano racchiuse in svariati contenitori all’interno di uno stupa, un tumulo sepolcrale murato. Esposte in Svizzera per la prima volta, le pietre sono venerate in tutto il mondo poiché presumibilmente entrate in contatto con le spoglie mortali del Buddha.
Si inscrive nel novero della tangibilità anche l’imponente statua del Buddha proveniente dal Pakistan, datata fra il II e il I secolo a.C. e condotta per la prima volta fuori da Peshawar. Un emblema della natura rizomatica del Buddhismo, ben vivo nella memoria dei popoli nonostante lo scorrere delle epoche e dei fatti, spesso violenti, che accompagnano la Storia. Completa la mostra l’utile abbecedario in sostituzione del catalogo: una lista di voci che chiariscono i punti focali del pensiero buddhista, in linea con il respiro didattico della rassegna.

Box with burial objects from the stupa of Piprahwa, India, ca. 3rd century BCE, gold platelet. Photography: © Peppé family

Box with burial objects from the stupa of Piprahwa, India, ca. 3rd century BCE, gold platelet. Photography: © Peppé family

PAROLA AL CURATORE JOHANNES BELTZ

Qual è il valore di una mostra sul Buddhismo in questo preciso momento storico, sempre più dominato dal razzismo e dall’intolleranza?
La statua del Buddha arrivata dal Pakistan aiuta a fornire una risposta. Proviene da una delle regioni più pericolose al mondo, interessata, in passato, dal drammatico esodo per sfuggire al terrore imposto dai Talebani. Credo che lavorare con il Pakistan, in questo momento, sia molto importante, nell’ottica di aiutare la popolazione a uscire dall’isolamento; e credo che la cooperazione nell’area della cultura e dell’educazione sia altrettanto rilevante. Solo attraverso l’educazione si possono formare nuove generazioni inclini alla pace e alla tolleranza.

Che tipo di reazione si aspetta dal pubblico svizzero in visita alla mostra?
Credo sarà positiva, magari scettica ‒ specie nel caso del Pakistan, raccontato dai media in maniera non proprio buona ‒ ma in generale credo che il pubblico sarà incuriosito.

In futuro vi focalizzerete anche su altre religioni?
Penso che in futuro organizzeremo una mostra sul Giainismo, religione indiana non molto conosciuta qui. È un progetto che abbiamo in mente di realizzare nei prossimi due o tre anni e i miei colleghi curatori di arte persiana stanno preparando una mostra sul problema delle immagini all’interno della cultura islamica.

Arianna Testino

Zurigo // fino al 31 marzo 2019
Prossima fermata Nirvana ‒ Approcci al Buddhismo
MUSEUM RIETBERG
Gablerstrasse 15
www.rietberg.ch

Articolo pubblicato su Grandi Mostre #14

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Arianna Testino

Arianna Testino

Nata a Genova nel 1983, Arianna Testino si è formata tra Bologna e Venezia, laureandosi al DAMS in Storia dell’arte medievale-moderna e specializzandosi allo IUAV in Progettazione e produzione delle arti visive. Dal 2015 a giugno 2023 ha lavorato nella…

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