Il mercato dell’arte, specchio del presente

Quanto influisce il mercato dell’arte sull’economia del nostro tempo, e viceversa? La riflessione di Stefano Monti su un argomento sempre attuale e sulle sue possibili evoluzioni future. A pochi giorni dall’inizio di una nuova stagione di fiere e aste.

ARTE, MERCATO, CAMBIAMENTO
L’ultimo decennio è stato protagonista di numerosi cambiamenti avvenuti all’interno dell’intricato, complesso e meraviglioso mondo dell’arte; cambiamenti che hanno coinvolto non solo le innovazioni legate alla produzione e alla fruizione artistica, o l’emergere di nuove correnti, linee estetiche e media; gli anni appena trascorsi, e quelli che stiamo vivendo, hanno portato a un ripensamento di tutti gli elementi strutturali della dimensione dell’arte.
Molte di queste mutazioni hanno visto come protagonista il cosiddetto “mercato dell’arte”, che ha conosciuto negli ultimi anni un elevatissimo livello di attenzione pubblica e di sviluppo sia per quanto riguarda il numero di transazioni sia per ciò che concerne l’intero volume di affari.
Tuttavia le implicazioni di questi cambiamenti sono molto più profonde del semplice valore delle transazioni, e riguardano anche i distinti “ruoli” che storicamente hanno avuto un’importanza vitale nella produzione, nella distribuzione e nella fruizione dell’arte.

miart 2016

miart 2016

GLI EFFETTI
L’espandersi della dimensione economica, dovuto a molteplici fattori, ha portato ad esempio all’emersione di una serie di professioni estremamente specializzate, che mettono in discussione il ruolo dei protagonisti tradizionali di un mondo che, in fondo, aveva dei meccanismi impliciti ben strutturati.
Il modello tradizionale del gallerista che scopre e investe sull’artista emergente, e che affianca i collezionisti o gli acquirenti occasionali in tutto il lungo processo di acquisto dell’opera, è quasi ormai un retaggio del passato.
D’altro lato il collezionista, il grande conoscitore d’arte, che spesso dialoga e dibatte con gli artisti, che prende posizioni di natura estetica e persegue un’autonoma attività di scoperta, man mano che la sua comprensione e la sua consapevolezza aumentano, risulta quasi sostituito dallo stereotipo dell’uomo d’affari, in grado di acquistare un’opera d’arte per logiche legate alla diversificazione degli investimenti, per pura acquisizione di status o ancora per operazioni speculative dirette.
Stime, statistiche, offerte, rivendite. Oggi i collezionisti hanno competenze in materia di marketing, economia, finanza. Già, la finanza. I numerosi fondi d’investimento che sono spuntati negli ultimi vent’anni sono proprio il risultato più evidente di questo processo, così come i freeport per l’arte o i servizi di art advisory all’interno dei family office.

Asta da Sotheby's

Asta da Sotheby’s

SCENARI FUTURI
Non credo che questo sia necessariamente un male: avere consapevolezza che l’arte, oltre la portata umana, estetica e intellettuale, abbia anche un’innegabile valenza economica era un passo necessario. Probabilmente gli interessi economici condurranno a una definizione sempre più trasparente della produzione artistica. In ogni caso, è ancora troppo presto per poter trarre delle conclusioni ma, come ogni cambiamento e innovazione, ci sarà qualche figura che scomparirà e che verrà sostituita da una professionalità differente.
Probabilmente, dopo questa enorme attenzione (dovuta anche alla fine di un proibizionismo che il mondo dell’arte ha riservato per lungo tempo all’aspetto economico dell’arte), ci saranno altri interessi e altre passioni. Il mondo dell’arte è il riflesso più evidente del mondo, e questo è vero non solo per le opere, ma anche per tutto ciò che ruota attorno a esse.

Stefano Monti

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #30

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Stefano Monti

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Stefano Monti, partner Monti&Taft, è attivo in Italia e all’estero nelle attività di management, advisoring, sviluppo e posizionamento strategico, creazione di business model, consulenza economica e finanziaria, analisi di impatti economici e creazione di network di investimento. Da più di…

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