Milano e l’architettura under 35. Intervista alle TSPOON

La notizia è di quelle straordinarie per un Paese come l’Italia, e quindi val la pena approfondire con qualche riflessione a distanza. A vincere il concorso per la riqualificazione del Cavalcavia Bussa a Milano, infatti, è stato lo studio di architetti under 35 TSPOON, fondato da Nina Artioli, Alessandra Glorialanza, Eliana Saracino. Le abbiamo intervistate.

In un luogo strategico per la città di Milano – il cavalcavia abbandonato collega corso Como e il quartiere Isola, a pochi passi dall’area di Porta Nuova, fulcro della trasformazione urbana milanese – il progetto dello studio TSPOON prevede la creazione di una piazza e di uno spazio pubblico pedonale di 8.400 mq dedicato a numerose attività e aperto alla partecipazione diretta dei cittadini. Definito da un concept open e flessibile, il progetto sarà in continuo divenire, in base alle occasioni. Abbiamo incontrato le TSPOON nel loro studio romano, fresche di nomina a finaliste del premio YAP Maxxi.

Che strategia avete adottato per offrire nuova vita a un luogo da tempo in disuso?
Progettare la riqualificazione del Cavalcavia Bussa ha voluto dire porsi l’obiettivo di ridare significato a un luogo che aveva perso la sua funzione urbana originale e che aveva bisogno di essere reinventato. Il progetto Guardami è una strategia operativa in grado di trasformare questa infrastruttura sottoutilizzata in un extra-spazio, legato a un programma aperto sia nell’immagine formale che nel suo sviluppo.

GUARDA-MI_Velostazione

GUARDA-MI_Velostazione

Quali strumenti avete utilizzato per raggiungere questi obiettivi?
Il ridisegno del cavalcavia, inserendosi come elemento di completamento di un sistema continuo di luoghi pubblici pedonali e ciclabili, si propone di trasformare la sua superficie monofunzionale e passante in un luogo in cui sperimentare paesaggi urbani alternativi. Il tema è fornire agli abitanti spazi di aggregazione dedicati alle diverse categorie di età e ai city-users luoghi eccezionali che accolgono attività urbane inedite.
Abbiamo lavorato sull’inserimento di alcuni servizi predeterminati e permanenti, capaci di costituire attrattiva in ogni momento e garantire un luogo vitale e attivo, a cui si integrano aree destinate a usi temporanei che permettono il ricambio delle attività e il coinvolgimento di attori diversi nelle diverse fasi del processo.

Ciascun ambito di progetto è stato definito da un nome specifico che gli conferisce identità. Cito l’Insegna Abitata ad esempio, un segnale urbano di grande efficacia.
Questo tema è cruciale. Il messaggio che vogliamo trasmettere è che il cavalcavia è un luogo dotato di una propria identità, seppur mutevole e in continuo divenire: uno spazio ben definito, ma in cui tutto è ancora possibile. La scelta di inserire un elemento a sviluppo verticale sul fronte dei binari deriva da una riflessione più ampia sul contesto, in cui ci si deve rapportare con interventi che hanno una dimensione (fisica e attrattiva) molto ampia.
L’Insegna Abitata sorregge una scritta luminosa che gioca sull’ambiguità di significato fra Guardami e Guarda-Mi: l’obiettivo è diventare sia un landmark nell’immaginario urbano, sia un luogo privilegiato per osservare la città in trasformazione.

GUARDA-MI_Promenade Plantäe

GUARDA-MI_Promenade Plantäe

Il tema della flessibilità d’uso è da sempre centrale nel vostro lavoro…
Certo, il nostro percorso progettuale è da sempre definito dalla ricerca di un equilibrio dinamico. I nostri progetti si configurano spesso come strategie, sistemi aperti improntati su una struttura le cui maglie sono lasciate sufficientemente ampie per accogliere le possibilità di trasformazione nel tempo. Una ricerca che, in un momento storico fatto di poche certezze, permette di sperimentare opportunità non previste per lo spazio urbano, a qualsiasi scala si lavori.
Il concorso per il Cavalcavia Bussa ci ha fornito l’occasione di affrontare questo tema lavorando sulla scala architettonica. Abbiamo voluto infrastrutturare lo spazio secondo alcune regole generali, all’interno delle quali abbiamo previsto un processo aperto con ampi margini di adattabilità (sia rispetto alle richieste del mercato che ai continui mutamenti della domanda) che garantiscono, in ogni momento del ciclo di vita urbana dell’intervento, la corrispondenza dell’immagine complessiva all’impianto proposto.

Che ruolo può avere la partecipazione e l’interazione degli utenti nella città contemporanea?
Cosa significhi oggi promuovere la partecipazione è un tema ancora da focalizzare: bisogna determinare con chiarezza quali sono le giuste modalità con cui le istanze dal basso possano essere introdotte nel processo progettuale.
Un altro tema è la partecipazione che i cittadini mettono in pratica nella vita quotidiana. Negli ultimi tempi rileviamo una volontà sempre maggiore da parte della cittadinanza attiva di farsi carico in prima persona della produzione e della gestione dei beni collettivi. Agire direttamente sullo spazio comune è una forma di auto-determinazione, fondamentale in un momento di crisi economica e culturale della città.

GUARDA-MI_Planimetria d'insieme

GUARDA-MI_Planimetria d’insieme

Avete fondato la piattaforma City Hound (di cui si è parlato anche qui su Artribune) per individuare le aree sottoutilizzate della città di Roma e trasformarle in zone attive grazie all’intervento dell’iniziativa privata. Come sta andando?
La piattaforma è online da novembre e stiamo ricevendo un grande riscontro: abbiamo moltissime richieste di riattivazione per gli spazi mappati sul sito, con progetti anche molto precisi e strutturati. Ma se le riattivazioni effimere – come l’organizzazione di eventi, la realizzazione di videoclip o shooting fotografici – si portano a termine facilmente, la situazione diventa più complessa nel momento in cui si vuol cercare di standardizzare le buone pratiche (gli “episodi di innovazione”, come li definisce Patsy Healey) per farle diventare meccanismi normati e consolidati. Da marzo collaboriamo con il progetto europeo TUTUR – Temporary Use as Tool for Urban Regeneration finanziato da Urbact e in stretta collaborazione con l’Assessorato alla Trasformazione Urbana di Roma Capitale, proprio con questo obiettivo. In particolare stiamo lavorando sulla riattivazione di alcuni spazi nel quartiere di Montesacro: ma su questo vi terremo informati!

Emilia Giorgi

www.tspoon.org
www.city-hound.com
www.tutur.eu

 

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Emilia Giorgi

Emilia Giorgi

Emilia Giorgi (Roma, 1977) è critica e curatrice di arti visive e architettura contemporanee. Dal 2002 al 2009 collabora con il MiBACT, tra le altre attività alla definizione del programma culturale del museo MAXXI di Roma, dove poi lavora dal…

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