I falsi e il loro mercato. Parla l’Archivio Boetti

Lo scorso novembre il Comando dei Carabinieri ha fatto irruzione in casa di un ex gallerista alla ricerca di quadri falsi e ha trovato anche un bel po’ di droga. Molti di questi lavori erano di Alighiero Boetti e l’archivio che tutela la sua opera aveva infatti segnalato la cosa alle autorità. Artribune ha pensato di andare a fare due chiacchiere con Anne Marie Sauzeau, prima moglie dell’artista e responsabile dell’archivio. Che ci ha raccontato come funziona la tutela dell’opera di un artista e tanti altri fatti curiosi sul mercato dei falsi.

In che anno è stato fondato l’archivio?
L’archivio è stato aperto subito dopo la scomparsa di Boetti, avvenuta nella primavera del 1994. Assieme alla giovane vedova di Alighiero, Caterina Boetti, che oggi dirige la fondazione, io – che sono la prima moglie -, i miei due figli e un gruppo di ex assistenti abbiamo costituito l’archivio, che è operativo dal 1996. Poi ci sono state delle difficoltà e il gruppo si è diviso, come avviene nei migliori partiti politici, e Caterina ha aperto la fondazione, mentre noi abbiamo continuato con gli assistenti e il primo ramo della famiglia a mandare avanti il lavoro di catalogazione. Dopo quel momento un po’ delicato c’è stata una bella riconciliazione tra le due strutture, a cui è seguita una chiara spartizione dei compiti.

La fondazione di cosa si occupa?
Caterina Raganelli Boetti, in quanto vedova dell’artista, rappresenta gli eredi e parla in loro vece, soprattutto per quanto riguarda i rapporti con la Siae, che controlla i diritti sull’opera. È inoltre lei che gestisce il primo contatto con i musei e gli editori che vogliono realizzare dei progetti sull’opera di Boetti. Si occupa in generale dell’immagine pubblica dell’artista.

È possibile che le due strutture si riuniscano?
Un giorno, in futuro, la fondazione e l’archivio dovrebbero riconvergere in un’unica struttura, perché l’archivio dovrebbe essere una funzione interna alla fondazione, come è nel caso della Fondazione Fontana e in generale per strutture di questo tipo. In teoria questa ricongiunzione dovrebbe avvenire dopo la conclusione del lavoro sul catalogo generale, però non escludo che possa succedere prima, perché i tempi per il catalogo sono molto lunghi, trattandosi di un’impresa gigantesca. A volte abbiamo anche bisogno di “prendere il fiato” economicamente perché l’operazione costa e noi siamo una struttura privata con molto personale. Ricongiungere l’archivio con la fondazione ci aiuterebbe anche da questo punto di vista.

Alighiero con Anne Marie Agata e Matteo Roma 1975 Photo © Giorgio Colombo Milano I falsi e il loro mercato. Parla l’Archivio Boetti

Alighiero con Anne Marie, Agata e Matteo Roma - 1975 - photo Giorgio Colombo, Milano

Quando è prevista la pubblicazione del catalogo?
Il secondo volume del Catalogo Generale dovrebbe uscire all’inizio dell’autunno, vorremo riuscire a pubblicarlo prima che finisca la mostra al MoMA di New York, che sarà tra luglio e ottobre. Il primo volume è uscito a fine 2009. Ne rimangono altri due da fare…

In che modo avviene l’individuazione delle opere false?
L’archivio viene sollecitato di continuo dalla Tutela Patrimoniale, che ringraziamo perché fa un egregio lavoro con stile e competenza. Quando trovano delle opere che gli sembrano strane e chi le possiede non può giustificarne la provenienza, effettuano dei sequestri preventivi e poi interpellano le fondazioni e gli archivi per verificare. A volte mandano immagini improbabili, ma molto spesso ci azzeccano.

A volte siete anche voi a segnalare a loro, però…
Sì, in alcuni casi siamo noi che facciamo le segnalazioni. Ad esempio quando ci arrivano quantità eccessive di opere grossolanamente false. Oppure quando, dopo aver emesso un certificato negativo, un’opera ci viene rimandata per una nuova perizia; questo significa che chi ha ricevuto il certificato negativo l’ha strappato e l’opera è stata di nuovo rivenduta e non sappiamo mai se il nuovo proprietario è vittima oppure complice dell’operazione. Ma naturalmente noi non possiamo ripetere più volte una perizia perché è un lavoro lungo e costoso. In generale, noi periziamo su richiesta dei collezionisti, siamo una struttura privata che emette dei pareri laddove ci viene chiesto.

Alighiero Boetti Mettere al mondo il mondo 1972 73 penna biro blu su carta intelata 2 elementi cm 159 X 164 cad I falsi e il loro mercato. Parla l’Archivio Boetti

Alighiero Boetti - Mettere al mondo il mondo - 1972-73 - penna biro blu su carta intelata, 2 elementi

Può succedere che esista un’autentica dell’opera, ma sia anch’essa falsa?
Sì, capita anche questo, ma ci sono tante opere mai certificate. Alcuni collezionisti sentono parlare dei falsi e vogliono verificare i loro acquisti, in alcuni casi si tratta di opere che possiedono da oltre dieci anni. A volte sono state comprate online o in altre situazioni irregolari per cui è necessaria una verifica. Noi emettiamo un parere. La nostra speranza è che sia sempre positivo, naturalmente, ma capita spesso che non lo sia. In tal caso emettiamo un certificato negativo, di “non-attribuibilità”, e invitiamo le persone a non mettere l’opera in vendita e a non esporla, ma possono tenerla in casa se vogliono.

E se non vogliono accettare l’esito della perizia?
La nostra funzione è difendere l’opera dell’artista, oltre che catalogarla; dunque, se non vogliono tenere conto del nostro parere e rimettono in circuito l’opera – di solito un circuito minore, un sottobosco del mercato dell’arte – a prezzi inferiori, allora bisogna denunciare e sanzionare.

Quante opere sono state attribuite con certezza?
Noi ne abbiamo già registrate alcune migliaia.

Chi svolge la perizia? C’è un comitato scientifico, immagino…
Sì, nel comitato scientifico ci sono io e c’è mio figlio Matteo, che conosce benissimo l’opera di suo padre, anche in modo intuitivo, e non esita praticamente mai. Ci sono poi due ex assistenti di Boetti, la coordinatrice che aveva il compito di gestire le opere a biro e distribuirle alle persone che dovevano tratteggiare, per rinnovare sempre il segno. Lei sa quante biro sono state fatte, ha dei suoi elenchi e le riconosce quando le vede. Poi c’è un altro assistente che disegnava le lettere sulla stoffa per poi fare i ricami. E ci sono altri collaboratori che magari hanno lavorato con Boetti per un periodo o per determinate opere, che interpelliamo quando serve. Naturalmente abbiamo un grafologo, dei consulenti per la stoffa e per la carta, compreso il titolare della cartoleria dove Alighiero comprava i materiali, Poggi al Pantheon. E infine abbiamo un legale, l’avvocato Andrea Barenghi, che ci consiglia e ci assiste.

Alighiero Boetti Mappa 1979 ricamo su tela cm 130 X 230 I falsi e il loro mercato. Parla l’Archivio Boetti

Alighiero Boetti - Mappa - 1979 - ricamo su tela

Che genere di tutela legale viene attuata? Con quali strumenti?
Il professor Barenghi ci ha recentemente invitato a rinforzare le nostre cautele, per proteggerci. Ad esempio, quando prendiamo un’opera in perizia facciamo sottoscrivere al collezionista un piccolo contratto con cui si impegna a non contestare l’esito della perizia una volta emesso. Purtroppo ci sono tante persone che pensano che basta pagare per avere un certificato positivo, quindi questo contratto è molto utile per chiarire i termini dell’accordo e tutelarci in caso di future controversie.

In un anno quante perizie fate?
Facciamo una seduta ogni mese e mezzo, circa. Annunciamo sul sito web la data della prossima perizia e quando raggiungiamo un certo numero di opere annunciamo che la seduta è chiusa e la data della successiva.

E in ogni seduta quante opere vengono esaminate?
Diciamo circa trenta, dipende dai lavori. Alcune opere, come i piccoli ricami, richiedono molto più lavoro delle opere più grandi su carta ad esempio, dove c’è la mano dell’artista che le rende più facili da attribuire.

Quindi ogni anno passano per le vostre mani circa trecento lavori…
Sì. E il catalogo generale così si alimenta. Non tanto con opere storiche che sono ormai nei musei e nelle grandi collezioni, queste le conosciamo già, ma con lavori più piccoli. Si tratta soprattutto della produzione degli Anni Ottanta e Novanta, anni in cui c’è stata un’espansione enorme dell’opera in termini di quantità. L’artista ha prodotto molto di più perché c’erano anche delle opere in parte realizzate da altre mani. E quei lavori sono andati a finire in tante piccole collezioni private che noi dobbiamo scoprire, verificare e registrare.

Alighiero Boetti Galleria Toselli 1970 Photo © Paolo Mussat Sartor Torino I falsi e il loro mercato. Parla l’Archivio Boetti

Alighiero Boetti - Galleria Toselli, 1970 - photo Paolo Mussat Sartor, Torino

Arrivano opere anche dall’estero?
Sì, dalla Germania, dagli Stati Uniti, dall’Inghilterra, dalla Francia, ultimamente anche molte dalla Spagna.

C’è un prezzo fisso per la perizia?
Abbiamo prezzi diversi a seconda delle tipologie e delle dimensioni, sono pubblicati sul nostro sito web.

Rispetto al caso di cronaca avvenuto lo scorso novembre, quello in cui i Carabinieri sono andati a casa di un ex gallerista in cerca di quadri falsi e hanno trovato della droga, quante opere erano?
Non so ancora cos’hanno trovato lì, ma noi eravamo stati insospettiti da ben sei lavori della stessa provenienza, arrivati in archivio tra l’inizio dell’estate e settembre.

Quindi avete avvertito i Carabinieri?
Come regola noi non possiamo sequestrare i lavori né distruggerli, li restituiamo. Ma possiamo affidarli alla Tutela Patrimoniale in circostanze eccezionali. Nel caso in questione, durante una visita che ci hanno fatto i Carabinieri per un’altra faccenda, ho accennato loro la cosa e hanno ritenuto di dover prendere i lavori in custodia, come misura cautelativa. In seguito ho letto anche io la notizia del ritrovamento della droga a casa di questa persona sui giornali e mi è dispiaciuto molto.

I falsi sono stati un pretesto, dunque…
Sì, che io sappia nessun falsario di opere d’arte è in galera. Se i Carabinieri sono andati a casa di questa persona con il pretesto di vedere se c’erano altri quadri falsi, è perché cercavano altre cose, che poi hanno trovato.

Boetti Catasta I falsi e il loro mercato. Parla l’Archivio Boetti

Alighiero Boetti - Catasta - 1966 - coll. Margherita Stein - Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT

Non vanno in carcere perché non esiste una legislazione adeguata o perché non viene applicata?
La legislazione esiste, ma è difficile da applicare, come sappiamo. Ci vorrebbe una riforma della giustizia, le procedure sono troppo lunghe e complesse.

Chi sono questi falsari? Da dove vengono?
Si parte sempre dalla copiatura di un’opera autentica. Questo significa che l’iniziativa non può nascere completamente fuori dal mondo dell’arte. Magari accade non in ambienti top level. Però basta essere proprietari di un piccolo ricamo, magari comprato quando costavano duemila lire. Lo si smonta, si trovano delle ricamatrici brave, magari nei Paesi dell’Est, dove costa meno, e si fa riprodurre.

E poi come vengono immessi nel mercato?
C’è una specie di sottobosco. Ed esiste la connivenza di gallerie che in alcuni casi si prestano o che vengono ingannate. A volte vengono fuori nomi di gallerie anche importanti, ma non veniamo mai a sapere da chi sono stati commissionati i falsi.

C’è una zona geografica da cui vengono più segnalazioni?
Sia per le biro che per i ricami, la zona da cui provengono più spesso è il Veneto. Il laborioso Nordest…

Valentina Tanni

www.archivioalighieroboetti.it

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Valentina Tanni

Valentina Tanni

Valentina Tanni è storica dell’arte, curatrice e docente; la sua ricerca è incentrata sul rapporto tra arte e tecnologia, con particolare attenzione alle culture del web. Insegna Digital Art al Politecnico di Milano e Culture Digitali alla Naba – Nuova…

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