Inge Morath, la fotografa di Venezia

Cent'anni fa nasceva Inge Morath. Fu un viaggio a Venezia a far scoccare il suo amore per la fotografia, che espresse poi lavorando per l'Agenzia Magnum. E in un superbo palazzo della Serenissima sono ora esposti i suoi scatti, una parte dei quali mai visti in Italia

Si narra che nel 1951, durante il soggiorno veneziano in compagnia del marito Lionel Bruch, Inge Morath (Graz, 1923 – New York, 2002) avesse telefonato a Robert Capa per confidargli le emozioni che provava passeggiando per calli e campielli, commentando inoltre che sarebbe stato opportuno l’invio, da parte di Magnum, di un fotografo capace di immortalare quelle atmosfere su pellicola.
Il fondatore dell’agenzia le rispose: “Perché diavolo non la fai tu una fotografia, stupida?“.
L’austriaca, che già lavorava alla celebre agenzia con un ruolo di segretaria, non perse tempo e andò a comprare un rullino. La “leggenda”, da lei stessa raccontata, continua così: “Prima di allora non avevo mai scattato fotografie: ne avevo viste moltissime, avevo avuto l’occasione di giudicarne alcune e avevo anche lavorato con dei fotografi“. Più probabile che quei click abbiano dato forma alle prime foto “autoriali”, dal momento che già da tempo la madre le aveva regalato una vecchia fotocamera Contax e che la stessa Morath dichiarò che si portava di frequente appresso la macchina: “Non sapevo usarla e la perdevo spesso, anche se in qualche modo riuscivo sempre a ritrovarla“.

Inge Morath, Autoritratto, Gerusalemme, 1958 ©Fotohof archiv, Inge Morath, Magnum Photos

Inge Morath, Autoritratto, Gerusalemme, 1958 ©Fotohof archiv, Inge Morath, Magnum Photos

INGE MORATH A PALAZZO GRIMANI

L’affascinante narrazione è in ogni caso funzionale a presentare la mostra allestita al secondo piano di Palazzo Grimani a Venezia e che si distingue per l’ampio nucleo di stampe con le quali Inge Morath mette a fuoco la Venezia degli Anni Cinquanta. Pochi anni dopo la fotografa tornò infatti in laguna, incaricata di produrre un reportage per il volume Venice Observed di Mary McCarthy. Copia della pubblicazione è esposta in una vetrina e i veneziani non hanno ancora dimenticato quanto riportò la scrittrice: a prescindere dalle immagini che corredano le pagine, McCarthy restituisce un profilo impietoso di una città che probabilmente percepiva come “arretrata”, popolare e ben lontana dagli sfarzi del passato e del nostro presente.
Per quell’incarico a Inge Morath venne data una settimana di tempo. Troppo poco per il suo sguardo appassionato, che secondo alcuni gossip rivolse anche a un pittore incontrato per caso, Bobo Ferruzzi, e che la accompagnò nelle sue “scorribande”. Si fermò così a Venezia per circa tre mesi e gli scatti selezionati per l’esposizione rivelano uno stile già maturo, senza dubbio debitore della lezione di Henri Cartier-Bresson. Le immagini rigorosamente in bianco e nero della realtà veneziana ‒ che se non ne conoscessimo l’autrice potremmo definire “neorealiste” ‒ si accostano a composizioni studiatissime, dove non manca l’elemento ironico e straniante. Ma la parte del leone la fanno i veneziani: i bambini scalzi e sorridenti, i gruppetti di scolarette con i grembiulini bianchi, i trasportatori carichi di mercanzie, le signore eleganti che passeggiano sulle fondamenta.

LA FOTOGRAFIA DI INGE MORATH

Se la sezione principale è dedicata alla Serenissima, il percorso si completa con un “best of” con cui si ripercorrono le principali tappe dei reportage di Morath, dalla Spagna all’Iran, dagli Stati Uniti alla Romania, dalla Francia alla Cina. A queste fotografie segue un focus sui ritratti: grazie all’adesione a Magnum, nonché al suo matrimonio con Arthur Miller – il quale aveva appena interrotto la relazione con nientepopodimeno che Marilyn Monroe ‒, la fotografa ebbe modo di incontrare e fissare su pellicola personaggi del calibro di Louise Bourgeois, Jean Arp, Alberto Giacometti, Pablo Picasso, Alexander Calder, per citare solo qualche nome legato all’arte figurativa. Chiude la mostra, “contaminando” lo scenografico percorso di visita museale, una serie di gigantografie e altri scatti che ci mostrano la protagonista, la caparbia e talentuosa Inge Morath.

Marta Santacatterina

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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