#stayathome(less). Un fotoreportage di Paolo Cenciarelli

Scattate a Roma durante il lockdown, queste fotografie raccontano la paradossale situazione degli homeless quando la parola d'ordine, a causa della pandemia, era “restate a casa”.

Tutti questi uomini, qualunque siano le loro gesta e le loro opere, non hanno veramente alcuna vita, vale a dire la loro vita non è un’esistenza, non ha una forma, essi non sono eroi o artisti o pensatori come altri possono essere giudici, medici, calzolai o maestri, ma la loro vita è un moto eterno, una mareggiata penosa, è disgraziatamente e non dolorosamente straziata, paurosa o insensata, quando non si voglia trovarne il significato proprio in quei rari avvenimenti e fatti, pensieri e opere che balzano luminosi sopra il caos di una vita simile.
(Hermann Hesse, Il lupo della steppa)

Paolo Cenciarelli, #stayathome(less), 2020

Paolo Cenciarelli, #stayathome(less), 2020

Queste immagini sono state scattate durante i momenti lavorativi degli operatori di Croce Rossa Italiana del comitato XV, Roma Nord, Cassia, una delle zone di Roma con più contagi e diffusione del Covid-19.
La pandemia causata dal Covid-19 ha comportato restrizioni importanti, lockdown e decrescita economica istantanea subita quanto percepita all’interno, ognuno, delle proprie mura. Nei giorni in cui ci si ritrovava costretti al luogo della solitudine, del farci i conti e di fare di conto, le strade non hanno perso i loro abituali occupanti, gli homeless, i vaganti con fissa dimora in buchi, sterpaglie, baracche.
Nella zona nord-est di Roma, durante le prime settimane di lockdown, si è registrato il picco più alto di contagi, anche andare a fare una coda presso un supermercato era diventato problematico. In una zona di nuovi bar chiusi, marciapiedi da sempre popolati non hanno più offerto economia alle persone senza fissa dimora, il virus ha ucciso le forme della vita, quelle quotidiane; un nuovo problema mai sconfitto: la fame. Croce Rossa Italiana ha creato la sua mappa, per portare aiuto in quei buchi dove si trovano queste persone, schivando e capendo eventuali contagi, illuminando le strade vuote di notte, stringendo mani senza l’utilizzo del tatto.
In queste immagini non ho interesse nel mercificare i soggetti e il mio punto di vista, non c’è nulla di più detestabile della fotografia che rapisce, attratta dall’esotico, soprattutto in questo periodo di bulimia d’informazioni sulle conseguenze date dal Covid-19. Questa serie vuole essere un atto di restituzione che si accompagna per mano alla responsabilità prima della fotografia: la memoria.

– Paolo Cenciarelli

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Paolo Cenciarelli

Paolo Cenciarelli

Paolo Cenciarelli è un artista visivo italiano. Nato nel 1984, dopo essersi laureato in Disegno Industriale presso l’Università di Roma La Sapienza, vira la sua strada verso la fotografia per indagare, con un linguaggio visivo empatico, movimenti e realtà underground.…

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